MILANO – Il decreto correttivo del codice degli appalti approvato dal governo nel Cdm pre-natalizio, nonostante alcune correzioni in corsa, continua a mietere lamentele. Questa volta sono le associazioni di rappresentanza delle imprese dei servizi a lamentare una disparità di trattamento, in particolare sul meccanismo di adeguamento dei prezzi che è diventato più favorevole per le aziende.
Il testo prevede infatti che scenda la franchigia sotto la quale non scatta l’adeguamento (dal 5 al 3% per i lavori) e l’adeguamento stesso sale dall’80 al 90%.
Ma evidentemente non vale per tutti, come lamentano Anip-Confindustria, Afidamp, Agci Servizi, Angem, Anivp, Assiv, Assosistema-Confindustria, Cisambiente-Confindustria, ConFederSicurezza e Servizi, Fipe-Confcommercio, Fnip-Confcommercio, Fondazione scuola nazionale servizi, Issa-Emea, Legacoop produzione e servizi, Unionservizi Confapi e Univ. “E’ incomprensibile la discriminazione a danno del settore dei servizi presente nel decreto correttivo al codice dei contratti pubblici approvato dal governo il 23 dicembre”, denunciano congiuntamente le associazioni.
“Mentre per il settore dei lavori la soglia della revisione prezzi è stata abbassata dal 5% al 3% con il riconoscimento del 90% dei costi sopraggiunti per motivi oggettivi, per i servizi e le forniture è rimasta invariata al 5%, con il riconoscimento dell’80% e solo sulla cifra eccedente”, si legge nella nota congiunta.
“Una scelta e non un errore”, dichiarano le associazioni, “che continua a penalizzare il settore, già colpito da anni da politiche di costanti e irreversibili tagli agli appalti pubblici. L’assenza di norme sulla revisione prezzi ha infatti impedito in questi anni di continue crisi economiche (pandemia, aumento materie prime, crisi internazionale) il dovuto recupero dei costi da parte delle imprese del settore”.
“Questo ulteriore e definitivo taglio”, si legge ancora nella nota, “mina seriamente la possibilità, in molti casi, di proseguire nell’esecuzione dei servizi e danneggia fortemente i lavoratori del settore, in gran parte donne, in quanto, senza il dovuto riconoscimento diventa sempre più difficile, in alcuni casi, adottare politiche di aumento dei salari”.
Le associazioni chiosano definendo “incredibile” il fatto che il “percorso positivo di ascolto e condivisione attuato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini abbia prodotto questo esito. Evidentemente ha prevalso la logica di far ricadere su imprese, lavoratrici e lavoratori le variazioni al rialzo dell’aumento dei costi”. E quindi la richiesta di “rivedere urgentemente la norma, prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, equiparando il settore dei servizi a quello dei lavori”.
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