Novità in arrivo per la riforma del tax credit che disciplina il credito d’imposta per le produzioni cinematografiche e audiovisive. Il ministero della Cultura, in collaborazione con il dicastero dell’Economia, ha deciso di modificare il decreto originario al fine di rendere il sistema di incentivazione fiscale più inclusivo e adatto alle esigenze del mercato.
L’intervento alla riforma del tax credit
Il Ministero della Cultura ha annunciato l’intenzione di rivedere in modo approfondito il Decreto Interministeriale n. 225 del 10 luglio 2024, relativo al credito d’imposta per le produzioni cinematografiche e audiovisive.
L’obiettivo di questa revisione, condotta in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, è quello di rendere il sistema degli incentivi fiscali più flessibile e inclusivo, eliminando eventuali rigidità che potrebbero limitare lo sviluppo del settore e generando distorsioni nel mercato.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, è in fase di elaborazione un decreto correttivo che apporterà modifiche sostanziali al testo originario, al fine di adeguarlo alle reali esigenze del settore. Questo intervento normativo si inserisce in un contesto particolarmente delicato, caratterizzato da una recente riforma del credito d’imposta per le produzioni cinematografiche e audiovisive, entrata in vigore dopo un lungo e complesso iter legislativo.
Tale riforma, ha suscitato diverse preoccupazioni, come evidenziato dall’appello Sos Cinema promosso da 15 associazioni di categoria, oltre al ricorso presentato da alcune società contro la riforma stessa, con il Tar chiamato a pronunciarsi in merito all’inizio del prossimo marzo.
I cambiamenti introdotti
Il decreto riformato, frutto di un intenso lavoro tra il Ministero della Cultura e le associazioni di categoria, mira a conseguire tre obiettivi principali: semplificare le procedure per l’accesso ai crediti d’imposta, ristabilire un equilibrio più equo nei rapporti contrattuali tra produttori e distributori e correggere eventuali distorsioni generate dalla normativa precedente.
Una delle novità più significative riguarda l’eliminazione dell’obbligo di stipulare un accordo con una primaria società di distribuzione cinematografica. Tale clausola era considerata un ostacolo stringente per l’accesso ai benefici del credito d’imposta. In sostituzione di tale vincolo, il decreto prevede che l’accordo di distribuzione debba essere presentato e sottoposto a verifica in fase di richiesta definitiva del credito.
Buone notizie anche per i piccoli produttori: il nuovo decreto alleggerisce i requisiti di circuitazione, stabilendo la soglia a 240 proiezioni per opere con un budget fino a 3,5 milioni di euro. Inoltre, viene eliminato per diverse categorie l’obbligo di dimostrare il finanziamento privato per accedere al credito d’imposta.
Un elemento centrale della riforma riguarda l’obbligo di reinvestire una quota del credito d’imposta: i produttori avranno cinque anni di tempo per impiegare i fondi ottenuti in nuovi progetti audiovisivi o per acquisire beni strumentali alla produzione.
È importante sottolineare che il mancato rispetto di tale obbligo comporterà l’esclusione dai benefici fiscali per un periodo di cinque anni, a garanzia dell’effettivo utilizzo dei fondi a sostegno del settore audiovisivo. Un ulteriore elemento di novità introdotto dalla riforma riguarda il riequilibrio dei rapporti contrattuali tra produttori indipendenti e i principali operatori del settore audiovisivo, sia broadcaster tradizionali sia piattaforme di distribuzione online.
La nuova riforma riequilibra inoltre i rapporti di forza con i grandi broadcaster e le piattaforme. Grazie alle nuove regole, i produttori manterranno un maggiore controllo sui loro contenuti e avranno più opportunità di valorizzarli nel tempo, anche attraverso diverse piattaforme di distribuzione.
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