Napoli, alle 17.43 di lunedì scorso, è tornata a respirare. In quel momento, infatti, il «miracolo laico» di San Gennaro si è ripetuto. E, dopo una giornata di apprensione, il sangue si è liquefatto raccontando che il legame speciale tra il Santo e la città è ancora fortissimo. Un momento molto atteso, un prodigio (succede tre volte all’anno ma non un è miracolo, secondo la definizione della Chiesa,) che ricorda l’eruzione del Vesuvio del 1631 e che di fatto apre le festività natalizie a Napoli (www.visit-napoli.com). E questo è un momento speciale per visitare questa città che, in questo periodo, se è possibile, è ancora più travolgente. Può essere un luogo non facile. Ma è sempre bellissimo.
Per il nostro viaggio sotto il Vesuvio scegliamo, appunto, di partire proprio da qui: dal Santo andando a scoprire il Museo del Tesoro che si trova accanto al Duomo. Quando si dice tesoro non si esagera: ci sono pezzi di inestimabile valore e oggetti donati nei secoli come ex voto da ricchi fedeli, nobili e re. Il fiore all’occhiello è la mitra del Santo: risale al 1713, pesa oltre 18 kg ed è tempestata da oltre 3300 diamanti, 160 rubini e 198 smeraldi ma c’è anche una collana realizzata in 250 anni di lavoro con pietre preziose offerte da sovrani che vanno da Carlo III di Borbone a Francesco I d’Austria da Giuseppe Bonaparte a Vittorio Emanuele II di Savoia. Ma non solo: ci sono anche installazioni multimediali e percorsi interattivi che raccontano la tradizione con le nuove tecnologie come quello chiamato «Chi è devoto a San Gennaro», una video installazione che propone ai visitatori un viaggio emozionale tra fede e cultura. Un dettaglio: le audioguide sono in tutte le lingue: compreso il dialetto napoletano.
Volete qualcosa di più pop? Allora andate in via Vicaria Vecchia, nel quartiere di Forcella, dove si trova il murales alto 15 metri che rappresenta San Gennaro firmato dall’artista Jorit Agoch. Qualcuno dice che la scelta di rappresentarlo con un volto di popolano sia una sorta di omaggio a Caravaggio (ma come murales arriva sempre secondo: il primo è quello in via Emanuele De Deo, ai Quartieri, e rappresenta Maradona).
Proseguendo dall’alto dei muri si scende poi sottoterra: nelle catacombe di San Gennaro, nel rione Sanità. Risalgono al II secolo d.C. e ne ospitarono la tomba attirando folle di pellegrini. Durante la visita, è possibile ammirare basiliche ipogee, cripte, affreschi e mosaici grazie allo sforzo di una cooperativa sociale formata dai giovani del rione Sanità. Ma non solo devozione. Questa è una città straordinaria, con tanti volti: e non a caso un grande suo figlio come Pino Daniele cantava che «Napoli è di mille colori».
Per questo scampolo d’anno si possono scoprire anche sfruttando un evento chiamato «Vedi Napoli sacra e misteriosa e poi torni», promosso dal Comune (www.comune.napoli.it/napoli-sacra-misteriosa-2024) che propone spettacoli, concerti, incontri culturali e 36 itinerari guidati che spaziano dal Duomo al monastero di Santa Chiara, dalla chiesa di San Domenico Maggiore al cimitero delle Fontanelle, oltre a chiese e conventi spesso non accessibili al pubblico. Tanto poi, lo sappiamo, un omaggio doveroso al Natale lo si farà andando in processione a via San Gregorio Armeno, la via dei presepiai. Al tempo dei Romani qui c’era il tempio della dea Cerere, oggi ci sono le botteghe di quelli che, non solo a dicembre ma tutto l’anno, scolpiscono le figure del presepe. Le migliori? Impossibile stabilirlo e forse inutile: il bello è guardarle tutti e scoprirsi un po’ bambini.
Se invece temete di cadere nel folklore dedicatevi a quello che non ci si aspetta: l’arte fuori dai musei. Andate a scoprire la metropolitana di Napoli che rappresenta un progetto innovativo di rinnovamento urbano: nelle stazioni sono ospitate più di ottocento opere, di cui 90 appartenenti ai più importanti artisti contemporanei, e lungo la linea 1 e la linea 6 ci sono 16 stazioni dove fermarsi ad ammirare sculture, dipinti, mosaici e reperti. La Stazione di Toledo è stata premiata coma la più bella d’Europa. Alla faccia di chi crede che qui sia solo pizza e Pulcinella.
Ma non ci si sorprenda: Napoli il 21 dicembre 2025 spegnerà 2500 candeline e da allora qui sono passati tutti – Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi – ciascuno lasciando un segno, una traccia, un sapore. Ecco perché Napoli non è una ma cento città e ogni volta ti sorprende: lo dimostra il solito San Gennaro che, stravagante, non è il solo patrono della città. Già, i patroni ufficiali sono 52 e tutti, insieme, sfilano in processioni a maggio con Gennaro in testa. D’altra parte come scrisse Malaparte, «Napoli è l’altra Europa. Quella che la ragione non può penetrare».
Idee
Museo Caruso
Amate la musica? Non perdetevi il Museo Caruso, l’unico dedicato al grande tenore che tra l’altro è stato selezionato per l’ADI Design Index 2024, un riconoscimento che premia i migliori progetti di design italiani. Il Museo Caruso (www.palazzorealedinapoli.org/museo-caruso) offre molto più di una semplice esposizione di cimeli: è una vera e propria esperienza immersiva, che combina animazioni 3D, piattaforme multimediali, installazioni musicali e cinematografiche, creando una «stanza delle meraviglie» capace di affascinare un pubblico vasto e variegato, dagli appassionati di musica ai visitatori internazionali.
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