Il titolare Daniele Penzo: «Per 40 anni mi sono svegliato alle 2.45. Ora mi godo il tempo, magari per fare la mia prima settimana bianca»
«Magari tra un mese sarà diverso, ma in questo momento sono più dispiaciuto che felice di andarmene in pensione. Mi consola, e non poco, l’aver ricevuto in questi giorni così tante attenzioni e ringraziamenti dai miei concittadini per il lavoro svolto in questi anni». Daniele Penzo, sessantaduenne titolare dell’omonimo panificio pasticceria a Ponte di Nanto (Vicenza), ai piedi dei Colli Berici, il 28 dicembre abbasserà per l’ultima volta la saracinesca, dopo 40 anni di attività, in parte condivisa con il padre Ilario e la madre Maria (che gestiva il negozio), che a loro volta avevano proseguito il lavoro iniziato dai fratelli di Ilario.
Famiglia di panificatori
Fatti i conti, un po’ a spanne, perché uno dei rammarichi di Daniele è quello di non aver mai approfondito la genesi dell’attività, si torna indietro all’immediato dopoguerra, 80 anni fa. D’altro canto, a quel tempo la famiglia Penzo, oltre al padre e la madre, contava 10 fratelli, gli zii di Daniele, alcuni dei quali erano panificatori. «Io ho iniziato ad affiancare mio padre subito dopo la leva militare – dice -, con mia sorella Loretta, oggi in pensione e in seguito con mia moglie Valentina. Per 40 anni mi sono alzato ogni notte alle 2.45, ma non mi è mai pesato». La decisione di smettere, come sta accadendo per moltissime attività artigianali, è dovuta ad un mix di fattori: da un lato la burocrazia sempre più pesante e il rendiconto economico, al contrario sempre più “leggero”; dall’altro il passaggio generazionale, che in questo caso è venuto a mancare in quanto i due figli, Elisa e Matteo, hanno scelto di percorrere altre strade professionali.
«È cambiato il mondo»
«È cambiato il mondo – spiega Daniele -: quando ho iniziato ogni famiglia ci ordinava 10 pezzi di pane, oggi sono due; poi occorre tener conto che il negozio è un punto di riferimento, ma alla maggior parte dei nostri clienti, la consegna veniva fatta da noi a domicilio. Un “tour” sempre meno redditizio, senza contare il rapporto umano: una volta ti aprivano la porta le mamme, le zie, le nonne, che accudivano i bambini». L’artigiano del pane poi prosegue: «Ho visto crescere generazioni e generazioni in paese. Ci si scambiava due parole, ci si interessava gli uni degli altri. Ora, a parte alcuni anziani, sono tutti al lavoro e la consegna è diventata un gesto anonimo. Però, e questo mi ha fatto molto piacere, una volta saputo della chiusura, ho trovato tantissimi bigliettini di ringraziamento e molti sono venuti in negozi a salutarci». Ai propri clienti “storici” il panificio Penzo dedicherà un momento di ritrovo in laboratorio, il 30 dicembre».
La ricetta in un cassetto
«Stiamo consegnando gli ultimi panettoni – conclude Daniele -. Poi la ricetta, così come quelle delle focacce pasquali, delle trecce e delle frittelle, che erano le nostre specialità assieme al pane, finiranno nei cassetti dove le ho trovate, tramandate su foglietti di carta. Terrò una piccola macchina e un piccolo forno per togliermi qualche sfizio, se mi verrà la voglia di fare ancora qualcosa. Da tempo in paese si sa della chiusura, ma nessuno mi ha chiesto di rilevare l’attività, se qualche collega avrà bisogno ogni tanto di aiuto, una mano potrò dargliela. Visto che da settembre ho iniziato a percepire la pensione, cercherò di godermi questo tempo “nuovo”. Magari per fare la mia prima settimana bianca».
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