Milano si conferma “campione d’Italia” anche sul fronte degli stipendi. Secondo i dati elaborati dalla CGIA di Mestre, nel 2023 i lavoratori dipendenti del settore privato nella città meneghina hanno percepito una retribuzione mensile media di 2.642 euro lordi, la più alta del Paese. A seguire, Monza-Brianza con 2.218 euro e le città emiliane di Parma (2.144 euro), Modena (2.129 euro), Bologna (2.123 euro) e Reggio Emilia (2.072 euro).
Stipendi, classifica
Tra le province meridionali, la prima in classifica è Chieti, che si posiziona al 55° posto con uno stipendio medio di 1.598 euro lordi al mese. Le retribuzioni più basse si registrano invece a Vibo Valentia (1.030 euro), Nuoro (1.129 euro), Cosenza (1.140 euro) e Trapani (1.143 euro).
Stipendi, disparità
Le differenze salariali tra Nord e Sud restano significative: un lavoratore privato del Nord percepisce mediamente il 50% in più rispetto a uno del Sud, con un divario annuale che sfiora gli 8.450 euro lordi. Questo squilibrio si riflette anche sulla tredicesima mensilità, versata nel mese di dicembre.
Secondo la CGIA, queste disparità sono influenzate da diversi fattori:
- Costo della vita e produttività: entrambi più elevati al Nord.
- Tipologia di contratti: al Sud è maggiore la diffusione di contratti a termine.
- Presenza di grandi imprese e multinazionali: concentrate soprattutto nel Settentrione e nelle principali aree urbane, queste realtà garantiscono stipendi più alti rispetto alle PMI.
Stipendi, gabbie
Nonostante l’abolizione delle gabbie salariali nel 1972, il sistema di contrattazione collettiva nazionale ha mitigato solo in parte le disparità retributive tra le diverse aree geografiche. Tuttavia, la limitata diffusione della contrattazione decentrata in Italia, rispetto a Paesi come la Germania, ha accentuato i divari con altri Stati europei, penalizzando soprattutto i lavoratori del Nord.
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