di M.R.
La convocazione da parte del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, a stretto giro dopo l’insediamento del nuovo consiglio regionale dell’Umbria, ha fissato una nuova deadline, non certo la prima negli ultimi due anni, per la firma dell’Accordo di programma tra Arvedi e le istituzioni, per il futuro di Ast. Tuttavia le perplessità sul futuro di Acciai speciali Terni restano. Lo hanno messo bene in evidenza i sindacati, sottolineando come l’ennesimo vertice romano sia rimasto vuoto di misure concrete contro il caro energia che la proprietà cremonese proprio non tollera al cospetto dei competitor siderurgici europei.
Arvedi-Ast Al tavolo del Mimit, ipotizzando appunto la sottoscrizione dell’intesa per gli investimenti a febbraio, si è parlato esclusivamente di possibili soluzioni-ponte; troppo poco per rappresentare la certezza che le cose vadano a buon fine. Sarà forse per questa ragione che Fiom e Cgil Terni hanno convocato la stampa per la giornata del 2 gennaio: l’oggetto dell’invito è proprio un approfondimento sul tavolo ministeriale di lunedì che non ha fugato tanti dubbi e anzi ha lasciato i lavoratori dell’acciaieria di Terni in stato di agitazione. Il quadro prospettato per Ast prevede nuovi impianti, transizione ecologica, mantenimento delle produzioni esistenti, dei livelli occupazionali e dei volumi. In prima battuta si era parlato anche della laminazione dell’ecciaio magnetico, ma il discorso pare via via sfumare. Nel frattempo il continuo ricorso alle bramme indonesiane da processare a Terni e le frequesnti fermate produttive non riescono ad allontanare definitivamente certi spettri.
Confartigianato «Prendiamo atto con rammarico che le preoccupazioni che avevamo espresso sui risultati dell’incontro di ottobre al Mimit erano del tutto fondate – è il commento di Confartigianato Terni -. Era arrivata l’ufficializzazione che una ipotetica soluzione strutturale del nodo delle tariffe energetiche, questione posta come condizione da Arvedi AST per la firma, non era ipotizzabile prima del 2029. Quindi già da ottobre scorso la firma dell’Accordo era completamente rimessa all’impegno assunto dal ministro Urso a trovare una soluzione ponte sulle tariffe energetiche. Lo stesso ministro ha ora ufficializzato che la normativa non consente alcuna soluzione ponte e che l’Accordo sarà firmato (se sarà firmato) a febbraio ma senza alcuna possibilità di venire incontro alle richieste che Ast ha posto come precondizione per la firma. Né Ast né il territorio possono attendere fino al 2029. Non ci sfugge che le questioni energetiche sono un problema europeo e nazionale che investe tutto il sistema produttivo italiano e che la trattativa sul polo AST può essere anche vista strumentalmente come ricerca di spazi straordinari di flessibilità rispetto ai vincoli europei. Resta il fatto che non è ammissibile che la ricerca di un nuovo equilibrio nazionale ed europeo di politica energetica possa andare a scapito del territorio; infatti, in questo periodo di sostanziale stallo che si protrae dal 2022, il territorio ternano, e in particolare l’indotto delle PMI locali, ha pagato il prezzo più alto. Confartigianato Terni si limita ad osservare che non è credibile che ci sia voluto un tempo così lungo (dal 2022 al 2025) solo per verificare che non è possibile la soluzione strutturale e non è possibile nemmeno la soluzione ponte per rispondere alla precondizione posta da Ast. Tali verifiche, infatti, potevano essere fatte in pochi mesi o giorni. Confartigianato Terni chiede strumenti immediati dedicati al sostegno delle PMI locali dell’indotto, che non possono aspettare oltre, e una strategia nazionale chiara e condivisa tra le istituzioni con le connesse e conseguenti politiche energetiche e industriali per la valorizzazione del polo siderurgico ternano, che, giova ricordare a tutti, non è composto solo da AST, ma è un polo integrato AST – PMI locali dell’indotto».
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