È in arrivo un anno carico di speranze

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Se ne va un altro anno, che possiamo definire ancora di delicata transizione rispetto a tante criticità recenti e passate, alcune in via di soluzione nel contesto nazionale, altre più complesse in quello internazionale. Anche se c’è e si profila qualche spiraglio, la guerra in Ucraina continua a essere il problema dei problemi per un conflitto che riflette interessi e equilibri mondiali, non facili da ricomporre, risolvibile solo se convincono le parti in causa che se si continua così, a perdere perderanno tutti, anche chi si illude di aver vinto.

Non c’è giorno in cui Papa Francesco non evochi questa verità, nel nome della pace, per dire che “con la guerra è tutto perduto”. Speriamo che le grandi potenze, se ne convincano. L’Italia, in uno scenario internazionale così rovente, ha saputo distinguersi per saggezza e fermezza, da meritarsi riconoscimenti e apprezzamenti in Europa e nel mondo per quanto sta facendo la premier Meloni.

Detto questo, a preoccupare non poco e quindi bisognose di misure decisive nel fronteggiarle, sono la piaga dolente della violenza sulle donne, la delinquenza minorile che cresce in modo preoccupante e gli incidenti sul lavoro. È inconcepibile che, in un Paese, come il nostro, dove l’art.1 della Costituzione dice: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro,” il lavoro porti tanti lutti. Troppo spesso causati da superficialità o mancanza di prevenzione.

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Stesso discorso vale per le calamità naturali, in cui molte regioni hanno mostrato ritardi e carenze imperdonabili. Tutte queste criticità sono state motivo di legittime contestazioni sociali ma anche di oltranzismi ideologici, inaccettabili avendo il governo Meloni saputo seguire ogni vicenda con approcci pragmatici e risultati lusinghieri. Il 2024 ha visto un’Italia divisa tra la necessità di contenere i flussi migratori e il rispetto dei diritti umani, una sfida che ha scatenato dibattiti accesi sia in patria che a livello internazionale.

Mentre nel mondo accade tutto questo, Napoli si prepara a salutare il 2024, nel segno della musica e dell’auspicio di un futuro migliore, con i versi e le note sempre molto significative di Pino Daniele. Dovunque, dal centro alle periferie, si potranno ascoltare le canzoni, sociali e sentimentali di uno dei più grandi indimenticabili artisti del nostro patrimonio musicale, che con i suoi immortali motivi sapeva bacchettare e guardare avanti con speranza, richiamando popolo e palazzi ai rispettivi doveri.

A Napoli, l’avvento dell’overturismo da numeri record per configurarsi come una grande epocale risorsa deve però fare i conti con le solite problematiche dei servizi e un corretto rispetto della questione residenziale, che qualifica una città e la rende vivibile.

Questo significa rapportarsi al recupero vero delle periferie, che continuano a essere isolate da quel contesto metropolitano ancora lettera morta, non ancora idoneo a favorire uno sviluppo policentrico sempre più necessario per una città come Napoli: la efficienza del porto non può avere gli sviluppi sperati se la terraferma è priva di hub adeguati e collegamenti rapidi in ogni direzione.

In questo l’azione del sindaco Gaetano Manfredi, ora anche come presidente nazionale dei sindaci, può risultare più agevole. Altrettanto si attende dalla politica regionale, ora al centro di una sfida cruciale sul rebus del terzo mandato se Vincenzo De Luca possa o meno candidarsi per la terza volta. Ancora irrisolto per contrasti in seno al Pd destinati ad acuirsi e che dovrebbero spingere il centrodestra a proporsi come l’alternativa credibile alla guerra intestina nel Pd.

Infine, lo sport, dove Napoli torna a sognare con la squadra targata Antonio Conte che ha riacceso l’entusiasmo di una tifoseria che vive di passione. Non sarà un percorso semplice, ma la speranza è l’ingrediente che non manca mai in questa città. D’altronde, come diceva Pino Daniele, Napoli è un’anima che resiste e lotta, sempre.

Buon anno a tutti, dunque, con la speranza che il 2025 porti con sé più pace, più giustizia e un po’ di quella serenità che sembra sfuggirci. Auguri ai lettori del “Roma” e a tutti coloro che credono che il meglio debba ancora venire.

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