orrendo. Da ‘pannelliano’ e radicale non ha fatto nulla per le carceri

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Bilancio a conclusione di questo anno: cosa ha fatto il ministro della Giustizia per le carceri? Nulla, e dire che prima di essere Guardasigilli si professava vicino al pensiero radicale

30 dicembre 2024, 89esimo suicidio in carcere: un detenuto tunisino di 27 anni si impicca nel carcere di Piacenza. Sicuramente il ministro della Giustizia Carlo Nordio stasera potrà brindare per aver abrogato quest’anno il reato di abuso d’ufficio e per essere riuscito ad incardinare nell’aula della Camera il suo ddl costituzionale per la separazione delle carriere, dichiarando così guerra all’Anm. Ma di certo non potrà alzare il calice se prende atto di quello che non ha fatto per le carceri.

Il suo 2024 è stato caratterizzato da una serie di interviste in cui ha offerto diversi annunci che non si sono mai trasformati in qualcosa di concreto. Marzo, intervista a Il Foglio: “Occorre trovare rapidamente strutture simili a quelle carcerarie”, “essenziali per la rieducazione del detenuto”. Caserme dismesse? “Ci stiamo provando”. Aprile, intervista ad Avvenire: “Il problema carcerario per me è una assoluta priorità”. Giugno, intervista al Sole24Ore: “Stiamo lavorando sulla possibilità di far scontare la pena agli stranieri nei loro Paesi d’origine”, “stiamo studiando misure alternative per i detenuti tossicodipendenti”, “stiamo lavorando per mettere in campo ogni possibile azione di prevenzione dei suicidi in carcere”. Luglio, intervista a Il Dubbio: “per i detenuti tossicodipendenti stiamo lavorando molto per una riforma alternativa di esecuzione della pena”. Agosto, intervista al Corriere della Sera: “Carceri. Ho un piano. Ne parlerò al Quirinale”. “Stiamo lavorando notte e giorno”.

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L’ultima è quella del 28 dicembre a Libero dove ha cantato il solito ritornello: “Stiamo lavorando” a “forme di detenzione domiciliare per i tossicodipendenti”; “ci stiamo indirizzando” per “creare condomini” per far scontare gli arresti agli stranieri senza domicilio; “stiamo siglando accordi” con altri Paesi; mentre il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria “sta ultimando il progetto”. Dunque l’ennesimo profluvio di gerundi, un nulla di fatto in tema di esecuzione penale. Quando Marco Pannella chiedeva ai compagni del Partito radicale se avessero concluso una determinata attività e qualcuno rispondeva “la stiamo facendo”, col suo vocione inimitabile rispondeva: “allora non state facendo nulla!”. Aveva abolito il gerundio a via di Torre Argentina. Mentre nel vocabolario del Guardasigilli quel modo verbale è espressione abituale ma simbolo di pubblicità ingannevole per le politiche inefficaci del suo Ministero. Oltre a questo c’è da registrare una involuzione di Nordio in tema di atti di clemenza. Sempre nell’ultima intervista ha bocciato l’indulto e l’amnistia chiesti dal Papa, che sarebbero “segni di debolezza” dello Stato.

Eppure, prima di essere nominato numero uno della Giustizia del governo Meloni, la pensava diversamente. Nel 2013 l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviò un messaggio alle Camere, denunciando il degrado delle nostre carceri e invocando provvedimenti di indulto e amnistia. Intervistato da Radio Radicale, l’allora procuratore aggiunto Carlo Nordio giudicò “opportuno” quanto detto e condivise il fatto che “lo stato delle carceri ormai è intollerabile”. C’erano 64.758 detenuti, mentre la capienza regolamentare era di 47.615. Numeri non distanti da quelli attuali: 62.427 reclusi, 51.165 posti regolamentari, con un sovraffollamento del 120%. A questo adesso si aggiunge il numero record di suicidi: 89 persone in custodia dello Stato si sono tolte la vita nel 2024. Eppure, si resta immobili: il carcere è una priorità solo a parole, i suicidi “un fardello di dolore” insondabile dinanzi al quale si alza bandiera bianca. Però, come ci ricorda Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, “di fronte ad una violazione dei diritti umani fondamentali è fatto obbligo da parte dello Stato uscire immediatamente dalla condizione di violazione del diritto”.

Tornando all’intervista, Nordio proseguì sostenendo che quello di Napolitano era un “messaggio estremamente degno di attenzione”, mostrando però della sfiducia sul futuro perché “purtroppo in Italia la cultura giustizialista, un po’ giacobina e forcaiola, è dura a morire, non solo tra i magistrati”. Tuttavia lui oggi è diventato il frontman di questa cultura che predomina all’interno del governo e della maggioranza. Alcuni esponenti provano “intima gioia” nel “non far respirare i detenuti”, altri vorrebbero buttare via la chiave, altri non vedono l’ora di riempire le carceri creando nuovi reati e aumentando le pene. In merito ai provvedimenti di clemenza Nordio si disse d’accordo “perché sono in questo momento complementari”.

Poi arrivò il 2015 quanto Papa Francesco, in occasione della Giornata della Pace, tornò a chiedere una amnistia per i detenuti. Sempre ai microfoni di Radio Radicale, Nordio disse: “Io sono da sempre, come gli amici di Radio Radicale sanno bene, favorevole ad una amnistia; però lo sono per ragioni politiche e per le ragioni strategiche che a suo tempo sono state indicate dal 2013 dal Presidente Napolitano e da Marco Pannella”. Una amnistia è “inutile e dannosa” “se deve servire a svuotare le carceri perché significa una resa incondizionata dello Stato”. “Sono invece favorevole all’amnistia se essa rappresenta, come dovrebbe rappresentare, l’epilogo o l’inizio di una profonda, radicale trasformazione del nostro sistema penale, un sistema che attualmente è fondato essenzialmente sulla carcerazione, cioè sulla limitazione della libertà personale dietro le sbarre, spesso una pena sproporzionata, spesso inumana, sempre diseducativa, talvolta addirittura, come ha detto giustamente spessissimo Marco Pannella, criminogena. E l’amnistia deve quindi provenire da un atto autonomo della politica non perché è consigliata sia pure per le migliori ragioni cristiane e spirituali” e “neanche per ragioni contingenti”. “Prima arriva secondo me e meglio è” ma “per i fatti che ho detto prima”.

Dov’è finito questo Nordio? Ha perso la memoria? Non crediamo. Semplicemente, come spesso accade in politica, si ragiona per convenienza e non per convinzione.



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