Cosa ci hanno insegnato questi ultimi 12 mesi? / Economia di guerra / Economia / Guide / Home

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É  fatale accada ogni fine anno. Ci si domanda: cosa ci hanno insegnato questi ultimi 12 mesi? A guardare le 31 guerre ancora in corso, viene da dire: nulla. Dobbiamo, però, ammettere che alcune cose le abbiamo capite e se non sono diventate “azione concreta” per porre rimedio a qualche disastro, beh… proviamo almeno a vedere cosa abbiamo imparato.

  1. La guerra in Ucriana ci ha insegnato che aiutare una Nazione, anche lontana dai privilegiati confini europei, a difendersi è sempre eticamente, moralmente e politicamente doveroso. Non è per nulla obbligatorio, anzi è quasi sempre controproducente, farlo armandola. Perché? Prima di tutto perché la protezione e la difesa dovrebbero essere concentrate soprattutto nella prevenzione alla guerra e nel creare le condizioni per il negoziato. Questo metterebbe al sicuro davvero la popolazione. Poi, perché armare qualcuno ci rende “parte in causa” e quindi ci impedisce di diventare credibili come negoziatori. Il risultato è che nessuno può proporsi come mediatore e la guerra continua all’infinito.  
  2. Abbiamo imparato che armare un popolo, non significa poi metterlo nelle condizioni di vincere. La lezione ci arriva sempre dall’Ucraina. I segnali degli ultimi mesi sono chiari: la guerra la vincerà la Russia, che quindi arriverà al tavolo del futuro negoziato in posizione di forza. Il risultato sarà che l’Ucraina perderà territori e sovranità, dopo aver di fatto perduto in guerra un’intera generazione di uomini e donne e aver visto distruggere il territorio. Davvero è stato intelligente fare tutto questo?
  3. Grazie al 2024, sappiamo che l’Europa vive un corto circuito folle: ha svuotato i propri arsenali, esponendosi disarmata al teorico pericolo di un’aggressione russa. Una contraddizione che non pare intelligente. Per evitare tutto questo ci sarà l’annunciata “riorganizzazione produttiva per il riarmo”, con una ristrutturazione delle nostre economie continentali, che verranno militarizzate, facendo pagare il conto alle fasce più deboli.
  4. L’anno passato ci consegna con certezza un Israele scheggia impazzita mondiale, che nessuno vuole o sa fermare. Dopo il massacro di quasi 50mila palestinesi a Gaza, in un’azione militare senza fine e dopo le aggressioni mortali in Cisgiordania per cacciare chi ci vive, c’è stato l’attacco al Libano e l’occupazione di una parte della Siria, all’indomani della fuga del presidente al-Assad. Netanyahu giustifica tutto questo dichiarando al Mondo che la vittoria di Israele sulle canaglie (leggi Hamas/palestinesi, Hezbollah e Repubblica islamica d’Iran) porterà una pace duratura nel Vicino Oriente. Intanto, così facendo è tornato prepotente l’odio di molti nei confronti degli israeliani ed è noto che non c’è pace senza assunzione di responsabilità e di colpa. Gli israeliani non solo non si sentono in colpa, ma accusano di “antisemitismo” (ma cosa c’entra, poi?) chiunque dica che il governo di Tel Aviv è criminale e fascista. Il pericolo vero, per la pace mondiale, è nel senso di vendetta contro Israele che moltissimi alimenteranno nei prossimi anni.
  5.  Continuiamo – abbiamo capito –  colpevolmente ad ignorare l’Africa. É   il futuro del Pianeta e fingiamo di non saperlo. E’ in crescita demografica, è piena di ogni ben di dio e non ci accorgiamo che sta cambiando. Nell’Africa sub sahariana, i giovani presidenti golpisti stanno resistendo all’integralismo islamico e cacciando gli europei, in nome di una nuova identità africana. Il Sud Africa si muove nel mondo del Brics, l’organizzazione economica mondiale alternativa al G7, con l’autorevolezza della potenza. Parlare di Africa, capire cosa succede e come possiamo avere relazioni alla pari, significherebbe guardare al futuro. Continuiamo, invece, ad avere lo sguardo nel passato, immaginandoci ancora come i grandi del Pianeta. 
  6. Sappiamo che nel 2025 tornerà Donald Trump alla Casa Bianca. Saranno dolori. Non che con Biden sia andata bene, anzi. Ma con Trump cambia la musica, vince il motto “American First”. L’area principale d’azione saranno il Pacifico e l’Asia . Le relazioni tra Stati Uniti e Cina rischiano di peggiorare ulteriormente se l’ex e ora neo presidente darà seguito al suo piano di imporre una tariffa di almeno il 60 percento sulle importazioni cinesi. Trump, poi, ha accusato alleati tradizionali come il Giappone e la Corea del Sud di approfittare della protezione militare di Washington. Se ricordate, è un tormentone che ha a lungo usato con l’Europa. Infatti, è molto probabile che Trump chieda in modo più determinato che i Paesi europei arrivino ad investire più del 2%, c’è chi dice il 5%, del loro Pil come condizione per mantenere viva la Nato e garantirsi la copertura statunitense in caso di attacco. Una scelta devastante, che sarà accompagnata da un protezionismo commerciale feroce nei confronti dei prodotti europei. 

Questi sono le cose che abbiamo imparato nel 2024. Dovremmo aver anche imparato che a noi, in realtà, delle lotte di liberazione dei popoli non ci frega nulla, altrimenti aiuteremmo i cittadini del Myanmar, che combattono una guerra durissima, a liberarsi dalla dittatura in nome della democrazia. Tant’è, siamo sufficientemente ipocriti da far finta di niente. Continuiamo a vivere come sempre e come se tutto fosse immobile. Invece, il Mondo sta cambiando e non dovremmo ignorare il fatto che nulla, nulla, sarà più come prima.

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 





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