Politica e magistratura, diritti sotto attacco

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Il guardasigilli Carlo Nordio si dichiara “addolorato” per la scarsa fiducia degli italiani nella giustizia. Però si presta a indebolirla ancora

Elena CiccarelloDirettrice responsabile lavialibera

2 gennaio 2025

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio dice il vero quando ricorda la bassa fiducia degli italiani verso il sistema giudiziario. D’altra parte, il suo discorso sarebbe altrettanto fondato se, seguendo l’ultima rilevazione Istat, parlasse dei pessimi giudizi che i cittadini esprimono sul parlamento e soprattutto sui partiti.

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Ciò che Nordio invece non spiega è come il governo di cui fa parte intenda affrontare questa crisi di credibilità della magistratura, che tanto lo “addolora”, mentre si moltiplicano le pressioni politiche – sia da parte di alcuni suoi colleghi ministri, sia della stessa premier – contro i “giudici comunisti” e le “sentenze ideologiche”, accusate di ostacolare l’operato dell’esecutivo.

La verità è un’altra. Il governo italiano, come quello di altri paesi occidentali, sta sempre più spesso mostrando insofferenza verso alcuni limiti imposti dallo Stato di diritto e dai sistemi giuridici, di qualunque livello essi siano, nazionali o sovrannazionali. Fin dall’inizio della legislatura, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha progressivamente cercato di delegittimare e ridurre i poteri di alcune istituzioni di controllo.

Il governo italiano sta sempre più spesso mostrando insofferenza verso alcuni limiti imposti dallo Stato di diritto e dai sistemi giuridici

Prima l’Autorità anticorruzione, poi la Corte dei conti, e infine la magistratura, in particolare quella che si occupa di questioni legate all’immigrazione, sono state messe sotto accusa e i loro interventi etichettati come ostacoli agli interessi nazionali e alla volontà del “popolo” che si è espresso nelle urne. Pure di fronte al mandato d’arresto della Corte penale internazionale contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per i crimini commessi nella Striscia di Gaza, il governo ha assunto una posizione ambigua.

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Il giurista e filosofo del diritto Luigi Ferrajoli ha indicato nella semplificazione normativa i segni di una crescente minaccia ai diritti umani e della natura: “La politica è subalterna all’economia e la formula più funzionale al dominio dei mercati è precisamente la semplificazione, in grado di conferire ai governi la massima potenza sulla società, ma la massima impotenza e subalternità nei confronti dei mercati”.

Il giurista e filosofo del diritto Luigi Ferrajoli ha indicato nella semplificazione normativa i segni di una crescente minaccia ai diritti umani e della natura

Il vero problema, quindi, non è la normale tensione tra politica e giustizia, che è parte integrante di ogni democrazia, ma il tentativo sempre più esplicito di superare alcuni vincoli e limiti fondamentali. Tentazione che appartiene ad alcuni governi e, ancora di più, alle grandi realtà economiche che di frequente provano a influenzare la giustizia, anche con cause legali contro giornalisti, attivisti, avvocati o magistrati che cercano di svelare attività illegali o pratiche dannose.

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In questa fase storica, in cui l’economia prevale sulla politica, e questa a sua volta tenta di sottrarsi ai poteri di controllo, alla fine le regole sembrano applicarsi solo alle fasce marginalizzate e impoverite, che invece sono sempre più criminalizzate. Ecco perché fa bene Nordio a preoccuparsi della bassa fiducia nella magistratura, dato che segnala il cattivo stato di salute della nostra convivenza democratica.

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La vera sfida per il ministro, però, dovrebbe essere quella di rendere le garanzie istituzionali più effettive, meno classiste e più inclusive. Invece di appellarsi alla sfiducia nelle istituzioni come pretesto per indebolirle ulteriormente

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