Curioso notare come l’arte sia legata al concetto di salvezza in due mostre parallele, attualmente in corso, allestite l’una a Milano presso Palazzo Reale e l’altra a Mantova presso Palazzo Te: “SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche ” e “Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza”.
Già, l’Arte che salva. Ma anche l’Arte che viene salvata!
Salvata da chi? Salvata da cosa?
Salvata dall’avidità di potere dei boss mafiosi; salvata dagli sfarzi ostentati delle torri eburnee dei capi dei capi; salvata dalle grinfie dell’ignoranza insensibile di chi nulla ha a che vedere con la nobiltà spirituale dell’Arte; salvata dagli insudici giochi di riciclaggio di denaro insanguinato, strozzato, frodato.
Quanta Bellezza può nascere dalle ceneri!
E, infatti, dallo scorso 3 dicembre fino al prossimo 26 gennaio 2025 Palazzo Reale ospita la mostra “SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche”, un’esposizione che restituisce al pubblico una serie di opere d’arte contemporanea, tra dipinti, grafica e sculture di artisti quali Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Salvador Dalì, Andy Warhol, Mario Schifano, Robert Rauschenberg, Christo e altri, provenienti da confische perpetrate dalla pubblica autorità alla criminalità organizzata.
Le oltre 80 opere in mostra, proposte secondo un percorso espositivo tematico e cronologico, arrivano da due operazioni di recupero, le cui immagini sono mostrate all’ingresso dell’esposizione: il primo è scaturito da due indagini incrociate, svolte dal R.O.S. dei Carabinieri e dal Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, per una maxi-frode fiscale legata a una rete internazionale di riciclaggio. Il secondo è frutto di una confisca a carico di una persona inserita nel circuito della criminalità organizzata e stabilmente dedito ad attività economiche illecite.
Le opere consentono di compiere un vero viaggio tra le correnti artistiche del Novecento, partendo dal gruppo Novecento con Mario Sironi, la Metafisica con Giorgio de Chirico e Carlo Carrà, la Transavanguardia di Sandro Chia, Enzo Cucchi e Mimmo Paladino e la Nuova scuola Romana con Bruno Ceccobelli, Piero Pizzi Cannella, Gianni Dessì e Nunzio Di Stefano. Insieme a queste, troviamo esperienze come l’astrattismo geometrico e informale, il New Dada, la street art di Keith Haring, la land art di Christo e il genere del libro d’artista, come Cantata Bluia Libro doré di Pier Paolo Calzolari.
Questa eterogeneità permette di cogliere la ricchezza dei linguaggi artistici che hanno caratterizzato il Novecento, fino ai primi anni Duemila, toccando temi quali l’identità, la resistenza e la critica sociale.
Il percorso espositivo restituisce una panoramica dell’evoluzione artistica, includendo opere di artisti storicizzati come Arnaldo Pomodoro e ricerche contemporanee che affrontano appunto temi sociali.
La mostra segna la seconda tappa del più ampio progetto “Arte per la cultura della legalità”, a cura della Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, dell’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), del Comune di Milano e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il Ministero dell’Interno, che è iniziato con un’anteprima al Museo Hendrick Christian Andersen a Roma (16 ottobre – 21 novembre 2024) e terminerà al Palazzo della Cultura a Reggio Calabria (8 febbraio – 27 aprile 2025).
Questa sinergia tra Istituzioni per la valorizzazione del patrimonio culturale sottratto alla criminalità organizzata rappresenta sicuramente un valore aggiunto in un percorso di sensibilizzazione del pubblico sui temi della legalità e della responsabilità civile.
Le opere raccontano storie che intrecciano arte, potere e giustizia: il triangolo Roma – Milano – Reggio Calabria crea un sottile fil rouge, che collega alcune tra le città culturalmente più vivaci d’Italia e allo stesso tempo tra le più colpite dalle organizzazioni criminali.
La visita a “SalvArti” è un viaggio che, attraverso gli occhi, interroga le coscienze. Le opere, ciascuna con una propria peculiare storia di recupero e riscatto, diventano simbolo di una riflessione più ampia sulla funzione dell’arte nella società: non mero orpello, ma potente mezzo di denuncia e strumento di aggregazione civica. Il significato più profondo di questa iniziativa risiede proprio nella restituzione alla collettività di ciò che è stato sottratto con il mercato nero dell’arte: non si tratta solo di opere, ma di pezzi di memoria e identità collettiva, che ora tornano a essere fruibili da tutti.
Il linguaggio artistico assume così una dimensione etica e politica: “SalvArti” non è solo una mostra, ma un vero e proprio manifesto di resistenza culturale e rinascita collettiva, a riprova del potere salvifico dell’arte, della cultura, insieme alla sua capacità di generare bellezza e di riaffermare, attraverso una testimonianza potente di recupero e di riproposizione di opere d’arte confiscate, la vittoria del bene sul male, della legalità sulle logiche criminali.
Dal binomio arte-salvezza aveva preso le mosse questo viaggio di palingenesi e così lo concludiamo, affermando con il principe Miškin dell’Idiota di Dostoevskij che “La bellezza salverà il mondo”.
Le foto sono state realizzate dalla nostra corrispondente Giusy Rosato
Correlati
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link