Secondo i dati provvisori del ministero della Salute si è vaccinato solo un over 65 su due. L’obiettivo è raggiungere una copertura vaccinale di almeno il 75% tra i gruppi a rischio, come questa fascia di popolazione. Precauzioni per evitare il contagio
Come ogni inverno molti italiani sono a letto con l’influenza stagionale (da non confondere con l’influenza aviaria). Finora si sono ammalati più di cinque milioni di connazionali, ma ancora non si è raggiunto il picco, atteso nei prossimi giorni dopo le feste, «complici» l’intensificarsi di incontri e momenti di convivialità nel periodo natalizio e la prossima riapertura delle scuole.
Come proteggersi per evitare il contagio? Quali sono i sintomi dell’influenza 2025? Si è ancora in tempo per vaccinarsi? Cosa fare se si prende una «brutta» influenza o il Covid e, in questi giorni festivi, non si trova il medico di famiglia? In quali casi è davvero necessario andare al Pronto Soccorso? Ecco alcuni consigli con l’aiuto di esperti.
Picco atteso nei prossimi giorni
In base ai dati dell’ultimo rapporto RespiVirNet, sistema di sorveglianza integrata dei virus respiratori curato dall’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato il 3 gennaio, «nella settimana dal 23 al 29 dicembre vi è stata una lieve ma attesa diminuzione del numero di casi di sindrome simil-influenzale dovuta alla chiusura delle scuole per le festività». I casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all’intera popolazione, risultano essere «circa 582.500, per un totale di circa 5.186.300 casi a partire dall’inizio della sorveglianza», a ottobre.
Inoltre, rileva il Rapporto, «il livello d’incidenza è pari a 9,9 casi per mille assistiti (10,5 nella settimana precedente), mentre nella stessa settimana della scorsa stagione l’incidenza raggiungeva il picco stagionale con 18,4 casi per mille assistiti».
Influenza: precauzioni per non contagiarsi
Va ricordato che possono aiutare a prevenire il contagio alcune semplici regole quali:
-lavarsi regolarmente e di frequente le mani,
-usare la mascherina in luoghi affollati e se si è raffreddati,
-tossire o starnutire nella piega del gomito.
Ancora in tempo per il vaccino: a chi è consigliato
Contro l’influenza (e Covid-19) esistono vaccini in grado di prevenire le forme gravi della malattia. Si fa ancora in tempo a vaccinarsi ma va ricordato che occorrono circa due settimane perché la protezione vaccinale si attivi.
La vaccinazione è raccomandata dal ministero della Salute e offerta gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale a gruppi di persone a rischio, innanzitutto anziani e fragili per pregresse malattie (compresi i bambini) come, per esempio, diabete, malattie cardiache e respiratorie, immunodepressi (ne abbiamo parlato qui e qui).
Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale mira a raggiungere una copertura vaccinale del 75% tra i gruppi a rischio come gli anziani, con un obiettivo ottimale del 95%. Ma ad oggi siamo ancora lontani da questi traguardi.
In base ai dati aggiornati del ministero della Salute – provvisori in attesa dei dati di tutte le Regioni – ad oggi su una popolazione target di over 65enni ovvero 10.449.806 individui sono stati somministrati 5.323.984, quindi la copertura vaccinale è pari al 50,9%.
Rispetto alla fascia di popolazione di età compresa tra i 60 e i 64 anni, su 3.103.82 persone aventi diritto si sono vaccinate appena 689.152, quindi la copertura vaccinale è pari al 22,2%.
Quanto ai bambini tra i 6 mesi e i 6 anni (prima dose), su una popolazione target di 1.899.020 piccoli i vaccini somministrati sono stati 352.833, quindi la copertura vaccinale è pari al 18,6%.
«Abbiamo promosso anche quest’anno una forte campagna di sensibilizzazione per il vaccino contro l’influenza, rivolgendoci in particolare alle categorie più esposte – commenta Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute – . Ricordo, infatti, che vaccinarsi contro l’influenza è importante soprattutto nei soggetti fragili e negli anziani, per i quali è fortemente raccomandato, e si può fare presso il proprio medico di famiglia».
Influenza: sintomi e cure
L’influenza stagionale esordisce con la febbre. Altri sintomi sono: raucedine, tosse, astenia, dolori muscolari e articolari, naso “chiuso” o che cola. Nella maggioranza dei casi la malattia si risolve in pochi giorni, ma è bene stare a riposo, al caldo, idratarsi bevendo molto. In pratica, sono i classici consigli delle nonne, ovvero la regola delle «tre L»: lana, letto, latte.
Cosa fare se in questi giorni festivi si ha febbre, tosse e raffreddore ma non si trova il medico di famiglia, essendo chiuso l’ambulatorio? Chi non soffre di patologie pregresse importanti può curarsi a casa coi classici e noti rimedi di automedicazione (senza obbligo di prescrizione medica), come farmaci antipiretici in caso di febbre; se si ha il raffreddore si può fare aerosol-terapia o si possono utilizzare vasocostrittori nasali (gocce o spray) che permettono di respirare meglio; in caso di mal di gola si possono assumere antinfiammatori; in caso di tosse sciroppi o gocce in grado di ridurre i sintomi.
Va ricordato che non vanno presi gli antibiotici, a meno che non li prescriva il medico di famiglia, che va sempre consultato.
In Pronto Soccorso
Se si ha una «brutta» influenza è necessario andare al Pronto Soccorso se non si riesce a trovare il medico di famiglia o la guardia medica? È bene andarci se si è anziani o «fragili» a causa di altre patologie preesistenti e si ha, in generale, un’insufficienza respiratoria, cioè non si riesce a respirare.
Spiega il dottor Mario Guarino, direttore Emergenza Urgenza dell’Ospedale Cto-Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli e vicepresidente della Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza (Simeu): «Visitiamo soprattutto pazienti influenzati già fragili cioè con malattie pregresse importanti come, per esempio, quelle cardiovascolari o tumori (soprattutto ai polmoni), diventati cronicamente critici perché hanno “saltato” parte dei controlli durante la pandemia a causa della chiusura di molti ambulatori. Per esempio, un paziente con scompenso cardiaco che oggi prende l’influenza o sindromi parainfluenzali è in condizioni più gravi rispetto a quando si ammalava nel periodo pre-pandemico. Inoltre, arrivano in Pronto Soccorso persone anziane con sintomi importanti, segno che la campagna vaccinale non ha funzionato come speravamo. E poi continuano ad arrivare anche anziani con problemi socio-assistenziali, che in diversi casi potrebbero trovare risposte fuori dall’ospedale, ma non le trovano per le carenze dell’assistenza sul territorio».
Se si sta male in giorni festivi
Con l’aumento degli accessi in Pronto Soccorso di pazienti con patologie respiratorie, in molti ospedali si accentuano problemi ormai noti da anni, come «boarding» (pazienti che rimangono al Pronto soccorso in attesa di ricovero in reparto) anche su barelle – per ore, se non per giorni – e lunghe attese per i cosiddetti «codici minori» ovvero casi non urgenti.
Il servizio di Pronto Soccorso va utilizzato bene, quindi solo in caso di emergenza e urgenza.
Nei giorni festivi (compreso il 6 gennaio) e prefestivi o di notte quando il medico curante non è in servizio, che si abbiano problemi di salute dovuti a influenza o Covid o altri disturbi o un malore improvviso, ci si può rivolgere al Servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica), che fornisce prestazioni mediche non urgenti ma neppure rinviabili, oppure si va nelle Case della Salute (indirizzi e numeri di telefono sul sito dell’ASL di riferimento).
Come usare (bene) il Pronto Soccorso
«I consigli sono sempre i soliti – ribadisce il dotto Guarino –. Innanzitutto vanno utilizzati correttamente i servizi di emergenza urgenza, 118 e Pronto Soccorso. Se l’influenza non passa, va allertato sempre il medico di medicina generale che visiterà il paziente ed è reperibile nei giorni feriali dalle 8 alle 20; mentre nei giorni feriali di notte – dalle 20 alle 8 – e in quelli festivi si chiama la guardia medica. Se non si ha bisogno di cure urgenti non bisogna recarsi in Pronto Soccorso: aiuta a non affollare aree dedicate a chi ne ha davvero bisogno, anche per salvare la stessa vita. E poi, si evitano lunghe attese, poiché i codici di bassa priorità inevitabilmente devono attendere, se vogliono una risposta in una struttura di emergenza urgenza».
Va ricordato che le visite in Pronto Soccorso non si effettuano per ordine di arrivo ma in base alla gravità delle condizioni, quindi viene assegnato il codice di priorità da un infermiere esperto in triage.
I codici sono cinque e non più quattro come in passato (in qualche Regione si usa ancora il codice «giallo» invece che i codici «arancione» e «azzurro» ndr):
– codice 1 (rosso) che indica «emergenza» e pericolo di vita, quindi priorità massima con ingresso immediato in sala visite;
– codice 2 (arancione) per le urgenze (potenziale pericolo di vita);
– codice 3 (azzurro), «urgenza differibile»;
– codice 4 (verde), «urgenza minore»;
– codice 5 (bianco), che indica «non urgenza».
Per i codici bianchi non seguiti da ricovero si paga, per legge, una quota fissa di 25 euro (ticket variabile a seconda delle Regioni).
Nuova «patologia»
Segnala il vicepresidente Simeu: «C’è un’altra “patologia” che preoccupa, ovvero la solitudine. Arrivano in Pronto Soccorso anziani caduti in casa che hanno riportato fratture e traumi, trasportati dal 118 dopo che, in diversi casi, sono intervenuti i vigili del fuoco per aprire la porta dell’appartamento, poiché vivono da soli. E poi – continua il dottor Guarino – ci sono storie di solitudine che in questo periodo stiamo registrando anche al Sud, dove non eravamo abituati. L’ultima, nella mia struttura, ha riguardato una signora di 101 anni senza problemi di salute urgenti, ma rimasta sola in casa poiché la badante era temporaneamente assente: la vicina ha allertato il 118 che l’ha portata in Pronto Soccorso dove l’abbiamo accudita per una settimana facendoci carico di problemi sociali e assistenziali che dovrebbe risolvere la rete dei servizi sociali sul territorio la cui attivazione, purtroppo, rimane una chimera. Anche questo si fa in un Pronto Soccorso, il cui compito, però, è occuparsi di emergenze e urgenze».
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