l’autorità anti-corruzione chiede al presidente ad interim di ordinare l’arresto di Yoon

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L’agenzia investigativa anti-corruzione della Corea del Sud ha nuovamente chiesto al presidente ad interim Choi Sang-mok di emettere un mandato di arresto contro il presidente messo sotto accusa Yoon Suk-yeol. In una nota, il Comitato per le indagini sui reati di corruzione dei funzionari pubblici di alto livello (Cio) ha affermato di aver inviato nuovamente una lettera ufficiale a Choi – che era già ministro dell’Economia e delle Finanze prima di essere designato presidente ad interim dopo l’impeachment di Yoon e del primo ministro Han Duck-soo – per chiedergli di ordinare ai servizi di sicurezza di collaborare con l’agenzia investigativa per l’arresto di Yoon. Non è chiaro se il presidente ad interim decida di collaborare dopo essersi rifiutato di rispondere alla prima lettera ufficiale del Cio, consegnata mercoledì scorso. Il mandato d’arresto, spiccato lo scorso 31 dicembre, scadrà lunedì prossimo, 6 gennaio. La mozione di impeachment contro Yoon è stata approvata dall’Assemblea nazionale lo sorso 14 dicembre ed è stata consegnata alla Corte costituzionale che dovrà pronunciarsi entro un massimo di 180 giorni, durante i quali i poteri di Yoon resteranno sospesi.

Ieri l’agenzia di stampa “Yonhap” ha riferito della crescente preoccupazione della procura per le conseguenze di un eventuale fallimento del secondo tentativo di arresto, a seguito del quale potrebbe essere emesso un nuovo mandato d’arresto previa udienza durante la quale dovrebbero essere ascoltate entrambe le parti. La situazione non è inedita: già nel 2004 l’allora leader del Partito democratico (Dp), Han Hwa-gap, evitò l’arresto grazie all’intervento di circa 200 militanti del partito, nonostante un mandato d’arresto spiccato per finanziamenti politici illeciti. Ieri gli investigatori del Cio e gli agenti di polizia hanno fatto irruzione nella residenza presidenziale nel centro di Seul, ma non sono riusciti ad arrestare Yoon dopo essere stati bloccati da un cordone di circa 200 agenti dei servizi di sicurezza allestito a circa 200 metri dalla residenza. Il Cio ha formato un’unità investigativa congiunta con l’Ufficio investigativo nazionale e il quartier generale investigativo del ministero della Difesa per indagare sull’imposizione della legge marziale da parte di Yoon.

Il tentativo di arrestare Yoon è fallito ieri a causa dell’opposizione di un cordone umano di 200 militari sostenuto dal Servizio di sicurezza presidenziale e articolato in una barriera a tre livelli. La squadra della procura è arrivata davanti alla residenza presidenziale di Hannam-dong, a Seul, alle 7:20 del mattino, iniziando formalmente l’esecuzione del mandato alle 8:04. Tuttavia, nonostante l’iniziale avanzamento, le operazioni si sono fermate a causa della resistenza incontrata lungo il percorso. Secondo una fonte della procura, il primo ostacolo incontrato è stato un autobus parcheggiato di traverso, presidiato da circa 50 membri della sicurezza e da 30-40 militari presumibilmente appartenenti alla 55ma Brigata di sicurezza del comando di difesa della capitale. Il vice capo del Servizio di sicurezza presidenziale ha bloccato l’esecuzione del mandato d’arresto dichiarando che non era compito del suo servizio giudicarne la validità.

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Dopo aver superato il primo blocco, la squadra si è scontrata con una simile seconda barriera e, successivamente, con un terzo livello di difesa composto da autobus, auto private e da un cordone umano formato da personale militare. Lo stallo si è verificato a circa 200 metri dalla residenza ufficiale del presidente, sospeso lo scorso 14 dicembre dopo essere stato messo in stato d’accusa per la proclamazione della legge marziale, in un passaggio stretto presidiato da circa 200 persone tra militari e agenti di sicurezza. Durante le operazioni, ci sono stati diversi scontri fisici e alcune fonti riportano la presenza di individui armati, anche se questi non hanno partecipato direttamente ai conflitti. Una fonte della procura ha spiegato che le dimensioni e la forza del contingente opposto hanno costretto la squadra a sospendere l’operazione per motivi di sicurezza. Tre procuratori sono riusciti a raggiungere il cancello della residenza per discutere con il team legale del presidente Yoon. Tuttavia, l’incontro non ha portato all’esecuzione del mandato d’arresto, con la difesa che ha contestato la validità dell’operazione poiché “richiesta da un’agenzia priva di autorità investigativa”. La squadra della procura si è ritirata alle 13:30 senza aver incontrato Yoon. È la prima volta nella storia della Corea del Sud che viene emesso e si tenta di eseguire un mandato di arresto nei confronti di un presidente in carica.

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