Meloni in volo verso Mar-a-Lago, missione da Donald Trump. Sul tavolo anche il caso di Cecilia Sala

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Redazione Online

La premier italiana Giorgia Meloni è decollata nella mattinata di sabato per andare in Florida da Donald Trump

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La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è in volo per raggiungere la residenza di Donald Trump a Mar-a-Lago. 

La notizia di questa visita a sorpresa è stata anticipata da LaPresse; il Corriere è in grado di confermarla.




















































L’aereo della premier è decollato nella mattinata di sabato poco dopo le 11; dopo una scalo tecnico all’aeroporto internazionale di Shannon, in Irlanda, ha ripreso il viaggio che questa notte lo porterà negli Stati Uniti. L’incontro tra i due potrebbe svolgersi intorno all’1:30 di notte, ora italiana.

L’agenda «top secret» e il caso Cecilia Sala

Non è stata rivelata l’agenda dell’incontro, che potrebbe spaziare dalle guerre in Ucraina e Medioriente alla questione dei dazi, ma è inevitabile che tra i temi di cui la premier e il presidente eletto degli Stati Uniti parleranno ci sarà anche il caso di Cecilia Sala, la giornalista del Foglio e di Chora Media che si trova da giorni prigioniera in Iran.

Il 16 dicembre, a Milano, era stato fermato Abedini Najafabani, accusato dagli Stati Uniti -come scrive qui Luigi Ferrarella – «di aver supportato i pasdaran di Teheran nell’acquisizione di componenti tecnologiche a duplice uso civile e militare montate sui droni in uso al Corpo dei Guardiani della Rivoluzione: in particolare il sistema di navigazione del modello di drone che il 28 gennaio 2024 uccise in un avamposto giordano tre soldati americani e ferì altre 38 persone». Per questo, gli Usa chiedono all’Italia l’estradizione dell’iraniano.

Tre giorni dopo, a Teheran, l’Iran ha arrestato Cecilia Sala, che da allora si trova in carcere a Evin, in isolamento, senza che le sia stata mossa alcuna accusa formale.

Nei giorni scorsi, l’Iran ha chiesto all’Italia il rilascio di Abedini, mentre l’Italia ha protestato per la detenzione – senza alcuna motivazione – della reporter.

Mentre è stata fissata per il 15 gennaio l’udienza che dovrà portare alla decisione sull’eventuale concessione degli arresti domiciliari per Abedini, le possibili chance in merito – come scrive sempre Ferrarella – sono tre: 

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«che l’Iran faccia il primo passo, rilasciando Cecilia Sala. O che gli Stati Uniti (invece di trasmettere gli atti completi della richiesta di estradizione entro 45 giorni dal fermo dell’iraniano il 16 dicembre scorso) comunichino all’Italia una temporanea sospensione del proprio interesse a coltivare la richiesta di estradizione eventualmente riproponibile in un secondo tempo, il che farebbe intanto cadere la custodia cautelare in Italia di Abedini Najafabani. O che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, eserciti la facoltà riconosciutagli dall’articolo 718 del codice di procedura penale in materia estradizionale, in base al quale, mentre la sostituzione del tipo di misura cautelare spetta solo ai magistrati, «la revoca» dell’arresto invece “è sempre disposta” dai magistrati “se il ministro della Giustizia ne fa richiesta”».

Gli Stati Uniti hanno finora chiesto esplicitamente ai magistrati italiani di non concedere ad Abedini i domiciliari «a causa della pericolosità del soggetto».

L’ipotesi che l’Italia neghi l’estradizione negli Stati Uniti di Abedini, come spiegato qui da Giovanni Bianconi, ruota intorno a un «appiglio»: 

«il Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica soltanto negli Usa, in Canada e in Svezia è catalogato come organizzazione terroristica, e non è presente nella black list dell’Onu né in quella dell’Unione europea. […] Una differente visione dell’organizzazione favorita da Abedini può essere un motivo di mancata estradizione e dunque di revoca dell’arresto preventivo […]. È naturale che, per evitare o quanto meno attutire le prevedibili tensioni con gli Usa, il governo preferirebbe che fossero i magistrati a risolvere il problema».

L’ipotesi della presenza di Meloni all’insediamento di Trump

 Nei giorni scorsi era stata ipotizzata la presenza di Giorgia Meloni all’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, il 20 gennaio, senza che ci fossero però conferme. Come scritto da Marco Galluzzo, 

«la premier non è mai stata invitata in modo ufficiale alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente americano. E non perché sia stato fatto uno sgarbo all’Italia, piuttosto perché da decenni l’insediamento prevede come momento formale solo l’invito agli ambasciatori accreditati presso il governo americano».

Nei prossimi giorni il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, sarà a Roma per salutare il Papa, e incontrare la stessa Meloni, a Palazzo Chigi.

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Le posizioni di Meloni e Trump sull’Ucraina

Nelle scorse ore, in una intervista su «7», Meloni aveva detto a Fiorenza Sarzanini: 

«Ho letto le ultime dichiarazioni del presidente eletto degli Stati Uniti Trump. Cito testualmente: “Putin dovrebbe pensare che è arrivato il momento (per fare la pace; ndr) perché ha perso. Quando perdi 700 mila persone, è il momento”, “voglio arrivare ad un accordo e il solo modo di arrivarci è quello di non abbandonare” l’Ucraina. Sono parole totalmente sovrapponibili a quelle che ho ripetuto, a nome dell’Italia, in molte occasioni».

«Siamo sicuramente due persone che hanno un ottimo rapporto. Elon Musk è un uomo geniale ed è sempre molto interessante confrontarsi con lui.  Musk è una grande personalità del nostro tempo, un innovatore straordinario e che ha sempre lo sguardo rivolto al futuro. Trovo naturale poter dialogare con lui. Certo, ci sono cose su cui il nostro punto di vista è più simile, altre che ci vedono più distanti, ma questo non impedisce il confronto. E, mi consenta, fa abbastanza sorridere chi fino a ieri esaltava Musk come un genio e oggi invece lo dipinge come un mostro, solo perché ha scelto il campo ritenuto “sbagliato” della barricata. Io, da sempre, non ragiono così».

In questi minuti il «referente» in Italia di Elon Musk, Andrea Stroppa, su X ha pubblicato un post con le bandiere dell’Italia e degli Stati Uniti accompagnate da un’immagine prodotta con l’intelligenza artificiale in cui si vedono la premier, Trump e Musk con indosso abiti dell’antica Roma.

Articolo in aggiornamento..

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4 gennaio 2025 ( modifica il 4 gennaio 2025 | 20:32)

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