Milano vieta il fumo all’aperto ma a Parma c’è scetticismo

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«Vivere senza fumo sarebbe come dormire senza sogni» scriveva Gianni Brera. Ma assomiglia più a un incubo, per tanti fumatori, lo stop al fumo all’aperto deciso dal Comune di Milano.
Questo nuovo divieto sta creando un grande dibattito e viene spontaneo chiedersi se possa essere esportato anche nei comuni del nostro territorio. Gli amministratori sono quasi tutti concordi nell’affermare che il divieto, in linea di principio, possa essere condivisibile, ma sottolineano come il vero punto di debolezza sia la difficoltà nell’effettuare i controlli e quindi nel fare in modo che venga rispettato.

Il regolamento
A Milano dal primo gennaio il divieto di fumare sarà esteso a tutte le aree pubbliche o a uso pubblico all’aperto, dove non si potrà fumare a una distanza inferiore ai dieci metri da altre persone. Il divieto non riguarda le sigarette elettroniche, ma soltanto i prodotti del tabacco. I dehors di bar e ristoranti sono stati inclusi perché le concentrazioni dei vapori del fumo possono raggiungere livelli molto alti.
In realtà a Milano (così come in altre città) esisteva già dal 2021 un divieto di fumare in alcune aree specifiche come le fermate degli autobus, gli impianti sportivi, i parchi e le aree verdi, ma i controlli sono stati finora minimi. Ora, con le nuove norme, l’intento è duplice: proteggere i cittadini dal fumo passivo e contribuire a ridurre le Pm10.

Alessandro Fadda
Alessandro Fadda, presidente della Provincia e sindaco di Torrile, dice di non aver mai fumato una sola sigaretta, ma non nasconde il proprio scetticismo sulle norme adottate dal Comune di Milano. «Come amministratori viviamo di credibilità – afferma, senza giri di parole -, siamo quindi chiamati a prevedere delle norme che poi siamo in grado di far rispettare, altrimenti si rischia di creare un effetto opposto a quello indicato. Comprendo i principi, ma sono convinto che una norma del genere possa cambiare poco a nulla sia a livello di decoro che di salute pubblica».

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Ettore Brianti
Ettore Brianti, assessore al Sociale del Comune di Parma, non fuma ed è convinto che sia «giusto andare verso l’abolizione del fumo». «Accanto ai divieti – osserva – ci devono essere delle campagne di comunicazione mirate e rivolte soprattutto ai giovani. La sfida più grande però sarebbe arrivare a una uniformità dei divieti sul fumo a livello nazionale, altrimenti si rischia di fare della confusione».
Il vero limite dei divieti previsti dai singoli comuni «riguarda la difficoltà nell’effettuare controlli efficaci – spiega -, se ci fosse maggiore uniformità sarebbe più facile anche pretenderne il rispetto». Milano infatti non è la prima città a vietare il fumo all’aperto. Nella vicina Modena dal marzo 2023 vige il divieto di fumo all’aperto nelle aree «sensibili» per proteggere la salute come i parchi, gli ingressi degli uffici pubblici, delle scuole e le fermate del bus. «In tutta Europa – ricorda Brianti – esistono norme simili. Bisogna infatti ricordare che soltanto nel nostro Paese si contano 12 milioni di fumatori e 93mila decessi l’anno per patologie legate al fumo. È chiaro quindi che bisogna fare tutto il possibile per per vietare il fumo in tutti i modi possibili».

Davide Malvisi
Davide Malvisi, sindaco di Fidenza, ogni tanto si concede una sigaretta in compagnia, ma «ma mi rendo conto di quanto possa essere fastidioso, per chi non fuma, avere a fianco una persona con la sigaretta accesa». «È giusto quindi – dichiara – tutelare chi non fuma. Penso soprattutto ai dehors di bar e ristoranti, perché è più facile che si debba fare i conti col fumo passivo in uno spazio ristretto».
I dubbi del primo cittadino di Fidenza sono legati, al pari degli altri amministratori, all’applicabilità della norma. «Ritengo molto complesso applicare in modo efficace una norma del genere – confessa lo stesso Malvisi -. Bisogna tutelare la salute dei cittadini, ma prevedendo provvedimenti che non rischiano di rimanere inapplicati».

Luca Musile Tanzi
«In linea di massima – afferma Luca Musile Tanzi, sindaco di Salsomaggiore e non fumatore – sono favorevole al fatto che non si fumi. Si tratta di un’abitudine da disincentivare, ma da qui al vietarla all’aperto, forse servirebbero dei passaggi intermedi, mi sembra una scelta estremista. In ogni caso, vedremo nei prossimi mesi i risultati di questi nuovi divieti e, solo allora, valuteremo se ci sono degli aspetti realmente positivi».

Giuliano Giucastro
Giuliano Giucastro, responsabile del centro antifumo dell’Ausl, parte dai dati per inquadrare la questione da un punto di vista sanitario. «È scientificamente dimostrato che il fumo passivo è altamente nocivo per la salute – spiega -, è classificato come cancerogeno alla stregua del fumo che si inala direttamente. Quindi, per chi è esposto regolarmente al fumo passivo, aumenta del 25 per cento il rischio di infarto e neoplasia polmonare, una percentuale che sale fino all’80 per quanto riguarda gli ictus celebrali».
I nuovi divieti di Milano tengono conto di alcuni studi «che spiegano come la sigaretta ha effetti nocivi nel raggio di nove metri – precisa Giucastro – da qui la decisione di prevedere una distanza minima di dieci metri».
A livello ambientale, «è calcolato che il fumo di sigaretta pesi per il 7 per cento sull’inquinamento generale – prosegue -. Dal punto di vista scientifico, il fumo passivo nell’ambiente è quindi qualcosa che ha un riflesso negativo sulla salubrità dell’aria». «Secondo gli studi più accreditati – osserva ancora il responsabile del centro antifumo dell’Ausl – si ritiene che questa nocività si estenda anche alle sigarette elettroniche e ai prodotti a base di tabacco riscaldato. Le percentuali sono più basse rispetto alle sigarette tradizionali, ma non trascurabili».
A livello normativo «il diritto invocato dai fumatori – dice Giucastro – è da salvaguardare, così come la salute pubblica che è uno stato di benessere fisico, mentale e sociale che spetta allo Stato tutelare». «A livello personale – conclude infine il responsabile del centro antifumo – confesso di avere qualche riserva sull’applicabilità delle norme. Solo se abbiamo la reale capacità di farla rispettare una norma è efficace, altrimenti perde di autorevolezza agli occhi dei cittadini. Da quando, nel 2021, a Milano è stato introdotto il divieto di fumo alle fermate del bus e nei parchi sono state comminate solo una quindicina di multe».

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