Calo demografico, la ministra Rocella: «Bonus, detrazioni e aiuti senza distinzioni. La denatalità tema da affrontare in Europa»

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Silvia Madiotto

Eugenia Roccella: «Nessun “autoritarismo natalista”: vogliamo solo che chi desidera un figlio lo possa fare senza difficoltà»

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Ministra Eugenia Roccella, il calo demografico è inarrestabile. Nel 2023 sono nati in Veneto 13 mila bimbi in meno rispetto al 2003. Per invertire la curva serve favorire nascite. Ma per favorire le nascite cosa serve?
«Per rispondere dobbiamo inquadrare il problema in un contesto internazionale. In tutto il mondo, soprattutto nei Paesi sviluppati, si pensava che la crescita e il benessere portassero natalità. Invece è accaduto l’opposto, in Europa ma anche in Asia e persino in Africa. Invertire la tendenza non è facile: la Francia, ad esempio, è stata fra i primi Paesi ad attrezzarsi e investire sulla natalità, con misure oltretutto ottime. Eppure oggi la differenza del tasso di natalità fra noi e loro è di 0,4%».

È una resa?
«No, ma bisogna approfondire le ragioni di fondo. A livello personale e di coppia le motivazioni economiche, sostegni, servizi, lavoro, casa, certamente incidono. E noi vogliamo agire perché, chi lo vuole, possa esaudire il proprio desiderio di genitorialità. Ma al di là della scelta del singolo, a livello macro le politiche e gli incentivi non bastano. Chi decide di non avere figli, o averne uno solo, difficilmente cambia idea».




















































E allora cosa serve?
«Un cambiamento culturale. L’investimento non può essere solo economico ma in un nuovo modo di considerare la famiglia e la genitorialità. Anche se non possiamo negare che il contesto storico e sociale, con i conflitti a due passi da noi, incida sulle scelte».

Che tipo di interventi avete previsto?
«Nella manovra di bilancio ci sono congedi parentali con la retribuzione all’80% per tre mesi, non più il 30%. Un bonus strutturale di mille euro per i nuovi nati da genitori con Isee sotto i 40 mila euro. Potenziamento del bonus asili nido e delle detrazioni fiscali in funzione del numero dei componenti della famiglia. Decontribuzione per le mamme lavoratrici da due figli in su. Nella nostra terza manovra, le risorse per la famiglia sono di un miliardo e mezzo».

Dal Veneto si alza la voce delle famiglie, dicono che un bonus una tantum o provvedimenti non strutturali non sono determinanti.
«E infatti i nostri ultimi provvedimenti sono tutti strutturali, per sempre. L’assegno unico, approvato anche con i nostri voti alla fine della precedente legislatura, è sotto procedura di infrazione europea. Quindi, abbiamo rafforzato altri investimenti per aumentare i soldi che vanno subito in tasca alle famiglie».

Il problema delle coppie, spesso, non è il secondo o il terzo figlio, ma il primo. Avete pensato a progetti per loro, prima che per le famiglie numerose?
«Certo. Ma non è nelle nostre intenzioni un “autoritarismo natalista”: noi vogliamo semplicemente che chi desidera un figlio lo possa fare senza difficoltà. Gli esperti ci dicono che il desiderio di maternità, inalterato nel tempo, è di due figli: le coppie però si fermano, per diversi motivi. E allora qui possiamo essere da supporto».

Il Veneto è in linea con il resto del Paese. Pochi nati, molti anziani. Di questo passo, per iperbole, se la curva continuasse a precipitare verso il basso, porterebbe all’estinzione di paesi, o del Paese.
«È un punto fondamentale su cui è necessario che anche l’Europa si interroghi. Nel Pnrr il capitolo natalità non è stato considerato. Si chiama Next Generation, ma non c’è pensiero per chi verrà. Il Veneto è una meraviglia di piccoli paesi, paesaggi, tradizioni. Perdere questo patrimonio sarebbe un peccato. Per rilanciare le aree periferiche e montane dobbiamo quindi lottare contro lo spopolamento e favorire la natalità».

Se la curva non è ancora in picchiata è grazie agli immigrati. I bimbi nati da entrambi i genitori stranieri sono il 18% in un anno. Ma sono in calo, non fanno più tanti figli nemmeno loro.
«In realtà sappiamo che chi si trasferisce in un Paese ne assorbe le abitudini, dopo un po’. Una coppia che nel proprio Paese faceva 4 figli, qui ne fa due. Si nota in tutta Europa».

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E non è un limite penalizzarli o tenerli fuori da bonus e incentivi?
«Tutte le nostre misure riguardano i figli, senza alcuna differenza. E per la prima volta, con il nostro Governo, accanto alla lotta contro i trafficanti di uomini, abbiamo aumentato la quota di immigrazione regolare».

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