Questa la sintesi dell’intervista rilasciata al Blick da parte del diplomatico in pensione, il quale ha partecipato alla stesura dello statuto della Corte penale internazionale (CPI).
La Svizzera dovrebbe arrestare il premier israeliano Benjamin Netanyahu se questi dovesse recarsi al Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR). Se Berna non lo facesse violerebbe i propri obblighi internazionali e ciò sarebbe “disastroso”. Lo afferma in un’intervista rilasciata al Blick il diplomatico in pensione Didier Pfirter, che ha partecipato alla stesura dello statuto della Corte penale internazionale (CPI) negli anni ’90 come rappresentante della Confederazione. Come tutti gli Stati che hanno aderito alla CPI, la Svizzera si è impegnata a rispettare l’esecuzione incondizionata dei suoi mandati d’arresto. “Non spetta a noi giudicare se la decisione della Corte sia giustificata o meno”, sostiene Pfirter. “Ad essere competente per revocare in Svizzera l’immunità di un capo di Stato è il Consiglio federale. Tuttavia, se l’esecutivo non dovesse farlo qualora Netanyahu venisse in Svizzera, il governo violerebbe il Trattato di Roma (il trattato internazionale istitutivo della CPI)”, sostiene Pfirter. E se fosse proprio la Confederazione a violare i suoi obblighi, “ciò sarebbe disastroso”. Berna ha infatti svolto un ruolo speciale nella stesura dello statuto della CPI. L’elenco dei reati si basa sulle Convenzioni di Ginevra. Come Stato depositario di tali convenzioni, afferma l’ex diplomatico, la Svizzera ha una responsabilità particolare al riguardo.
In un conflitto, aggressori e difensori devono entrambi rispettare le convenzioni di Ginevra. L’obiettivo è proteggere la popolazione civile. E non è vero che la CPI si è focalizzata unicamente su Israele: anche i leader del movimento islamista Hamas sono stati incriminati, ma sono stati quasi tutti uccisi da Israele, fa notare Pfirter. In merito alle accuse di politicizzazione della CPI, Pfirter sostiene che quest’ultima sarebbe politicizzata “solo se ne percepissimo selettivamente i nostri obblighi, a seconda della vicinanza politica che un imputato avrebbe con noi”. Gli Stati africani si sono lamentati a lungo del fatto che quasi solo esponenti del loro continente si sono trovati nel mirino della CPI. Allargando il discorso alla Siria e alla Russia, l’ex diplomatico ricorda che questi due Paesi non hanno ratificato il Trattato di Roma, per questo motivo la CPI non ha giurisdizione sui crimini di guerra commessi sul loro territorio. Lo stesso vale per Israele, Stati Uniti, Cina e India. Ma la CPI ha giurisdizione nei Territori palestinesi e in Ucraina, motivo per cui può accusare Netanyahu e il presidente russo Vladimir Putin (ma non l’ex leader siriano Bashar al-Assad).
Nell’intervista Pfirter critica anche la decisione del parlamento svizzero di vietare Hamas. “Finora la Svizzera ha sempre mantenuto contatti basati sulla realtà e non sulla moralità ”. Parlando con tutti gli attori coinvolti, Berna è stata in grado di fare progressi. Vietando Hamas, invece, “abbiamo rotto con la nostra posizione di lunga data secondo la quale vietiamo e combattiamo gli atti, non le organizzazioni”. Ora saremo sotto pressione per proibire altre organizzazioni, come il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), precisa l’ex diplomatico. Pfirter ha anche criticato il consigliere federale Ignazio Cassis, peraltro come lui membro del PLR. Il “ministro” degli esteri, ricorda l’ex diplomatico, ha recentemente dichiarato alla conferenza stampa sull’iniziativa popolare “sulla neutralità ” che “la neutralità dovrebbe essere definita in modo diverso a seconda delle circostanze”. Per Pfirter ciò è “pericoloso, perché la reputazione della Svizzera si basa sulla prevedibilità e sull’affidabilità ”. “Se perdiamo la nostra credibilità , saremo solo un piccolo Stato come gli altri e, invece di essere un faro, saremo solo una piccola bandiera nel vento”.
A fine novembre la CPI ha emesso un mandato di arresto per Netanyahu e il suo ex ministro della difesa, Yoav Gallant, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità . Un altro mandato per gli stessi motivi è stato emesso nei confronti di Mohammed Deif, capo dell’ala militare di Hamas e considerato una delle menti dell’attacco a Israele del 7 ottobre 2023. Deif sarebbe stato ucciso da Israele l’estate scorsa, ma la sua morte non è mai stata confermata dal movimento islamista. In merito all’eventuale fermo di Netanyahu, l’Ufficio federale di giustizia (UFG) ha recentemente ricordato che Berna è obbligata a cooperare con la CPI. In virtù di questo obbligo, la Confederazione dovrebbe “in linea di principio” arrestare il premier israeliano o gli altri imputati al loro eventuale arrivo in Svizzera e avviare la procedura di trasferimento alla CPI. Tale eventualità appare però remota: come affermato dallo stesso Pfirter al Blick, Netanyahu non verrà al WEF senza ricevere assicurazioni in merito alla sua immunità .
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