Leonardo da Vinci, la Befana ed Elon Musk: una notte “geniale” tra storia e fantasmi – Torino Cronaca

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PROLOGO
Quando si parla del nostro “Collezionista Folle”, non si può mai sapere dove finisce la realtà e dove comincia la fantasia. Sarà che il fuoco di un camino rende tutto più mistico, o che certi odori misteriosi in una stanza solitaria amplificano la creatività… ma questa volta il nostro protagonista sembra aver davvero superato sé stesso. La Befana è la protagonista? Certo, se non fosse che con lei fanno capolino un certo Leonardo da Vinci e, perché no, il magnetico Gustavo Rol. D’altronde, chi di noi non ha mai avuto una conversazione illuminante con un genio rinascimentale o con un noto sensitivo torinese davanti a un camino? Che il nostro eroe creda ancora alla Befana o che utilizzi la sua presenza per dare un tono “folkloristico” ai suoi dialoghi con i grandi del passato, poco importa. Ciò che conta è che, in una notte d’inverno, una poltrona sdrucita e una scopa di saggina siano bastate a trasformare un semplice salotto in un palcoscenico di meraviglie. E quando il Dr. Rol, con il suo sguardo magnetico, saluta con un Borsalino ben calato, chi siamo noi per mettere in dubbio l’autenticità di una serata così? E mentre il camino si spegne e le ombre si allungano sulla parete, resta una domanda: chi è davvero il Collezionista Folle? Un visionario, uno scopritore di capolavori perduti, o semplicemente un geniale burlone che sa come trasformare una notte d’inverno in un racconto straordinario? Ma attenzione: nel caos di spettri e genialità, c’è sempre spazio per una risata. Perché quando Leonardo, la Befana e Rol se ne vanno soddisfatti, lasciandoci solo con un robot che canticchia “Nessun dorma”, l’ultima parola tocca al nostro folle anfitrione. E no, questa volta il vero protagonista non è Leonardo, né Rol… ma un inatteso Elon Musk che, a quanto pare, fa da ciliegina sulla torta in questo bizzarro universo parallelo.

ARRIVA LA BEFANA
BATTI IL CINQUE
Il sole filtrava tra nubi grigio perla, pronte a spargere fiocchi di leggera neve bianca mentre gli abeti sembravano invocare l’arrivo della Befana. Un uomo di aspetto giovanile ma dai capelli bianchi, seduto s’una poltrona di pelle sdrucita, avvolto in una morbida coperta davanti ad un camino, sentì espandersi nella stanza un odore indefinibile: “Cos’altro brucia?” borbottò tra sé. Un piccolo giocattolo radio-robot sintonizzato con YouTube trasmetteva una celebre opera: la limpida voce di Pavarotti sembrava irrompere dall’aldilà cantando “Nessun dorma… all’alba vincerò”. “Sei riuscito a capire come riconoscere l’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, quella autentica dai molti rifacimenti dei successivi copisti?”, chiese una voce che parve uscire dal focolare. “Siri, abbassa il volume!” ordinò spazientito. Cadde il silenzio e rimase lo scoppiettio delle pigne odorose sulla brace. “Sì, credo di essere vicino alla soluzione. Ma non è facile, anzi è molto complesso da spiegare… Ma con chi sto parlando? Il robot è ormai spento”. “Dai, non sarà per caso una funzione matematica a 4 incognite…” riprese la voce proveniente dal camino quando il fuoco si fece più vivo. “Non esageriamo, però bisogna avere chiare le leggi della catottrica cinese con le quali rendere piane delle immagini curve tramite una proiezione lenticolare, e non solo…” , così provò con questa astrusa argomentazione ad annoiare la sua stessa immaginazione. “Bisognerebbe conoscere la chimica del metodo fotografico per foto imprimere sul vetro di un calice delle immagini come in un album…” gli suggerì una voce al proprio orecchio. Si voltò verso l’ombra della stanza: tutto era immobile, nessuna presenza. “Hai capito bene: l’album della Casa Reale di Davide!” ripeté la voce ora dall’altro suo orecchio. “Vorrai sì o no spiegare come mi fu possibile proiettare tali immagini, presenti nel vetro del calice del Graal su una tela resa foto sensibile?”. “Waw… un po’ troppo difficile per chiunque, se non fossi tu Leonardo, ora ti riconosco benché non ti veda!” disse ad alta voce serrando in mano la paletta del camino. Per vincere la paura cercò di metterla sul ridere: “Per rendere una tela foto sensibile occorrono delle galline…”. “Mi prendi in giro?”. Sentì la voce del vecchio alle sue spalle. Proseguì ridendo di gusto: “… purché abbiano fatto molte uova…Leonardo tu conoscevi come fare: ci volle molto bianco d’uovo mischiato con la giusta quantità di sottile polvere di ferro… ma non sarebbe bastato…”. Il fuoco fece delle vampate… ore ne fu certo: un fantasma voleva dialogare con lui. Forse il fantasma stesso di Leonardo….“Messer Leonardo, io credo di aver immaginato perché abbiate riempito d’acqua salata un catino di argento per riporlo vicino alla brace!”. La voce ora gli parlava dal soffitto…. “Ah, tu credi di aver capito ciò che a me costò notti di studi e di esperimenti?” La voce non poteva essere che di Leonardo, ma non sembrava essere solo. C’era con lui qualcun altro dietro al fuoco… Per non farli scappare avrebbe dovuto precisare meglio: “Messere Leonardo, ho letto in un antico tomo alchemico che l’acqua dovrebbe raggiungere la temperatura di 60° almeno”. “Perché mai?” disse questa volta una voce di donna un po’ rauca, mentre dal camino si formò un vortice di fuliggine. “… perché a 60° il sale attacca l’argento producendo un vapore ricco di ioduro d’argento” intervenne la voce di Messer Leonardo…. “Fu infatti con un mantice di mia invenzione che imbibii tutta la superficie della tela per renderla foto sensibile”. “Imbibire la tela? Cosa intendi?” chiese la voce rauca della donna. Ora le voci erano certamente due, una di Leonardo, l’altra di una donna, ma di chi? Forse della Befana? “Leggo testuale – disse affatto impaurito l’uomo dai capelli bianchi – occorre Inumidirne la superficie con il vapore ricco di ioduro d’argento, indispensabile per il processo fotografico”. Chiuse il libro che teneva in mano, e considerò: “Oggi si usa lo ioduro di bromo da quando Monsieur Daguerre sbagliò botticino, scoprendo che lo ioduro di bromo consente uno sviluppo veloce, di pochi minuti, mentre lo ioduro d’argento avrebbe richiesto oltre 12 ore di camera oscura”. “Ma come fece per mettere la lunga tela in una camera oscura?” chiese la voce rauca di donna… “Mmm….Lasciami indovinare…. La copri con un’altra tela!”. “Esatto! – rispose la voce di Leonardo – ma tu cara Befana non riuscirai mai a indovinare come scoprii la tela originale quando 12 ore dopo vidi che l’immagine proiettata si era fissata sulla tela esattamente com’era più piccola sulla superficie del Graal…” ridacchiò il genio di Leonardo. Lei fu rapida nel rispondere: “La dipinse lasciando una sua impronta o quella di un suo punzone!”.

Contabilità

Buste paga

 

Intervenne l’unico uomo vivente nella stanza: “Ovvio che avrebbe lasciato un suo segno di riconoscimento, una sua firma inversa piuttosto che la velatura di bianco d’uovo”…e dopo un attimo per riordinare le idee, continuò “…però la velatura che è trasparente non sarebbe stata immediatamente distinguibile dai copiatori dell’epoca, i quali non avevano la intelligenza artificiale che estrae in pochi secondi l’analisi chimica dei punti colore. È vero, cara Befana?”. “Ah, mi hai riconosciuto! Certo che lo so, non pensare che benché vecchiotta io sia stupida” rispose Lei indispettita. “Ma allora come avrei fatto a riconoscere la tela originale da quella del copista, senza ricorrere alla moderna tecnologia?” chiese la voce pacata di Leonardo. Nel silenzio della stanza anche i fantasmi ascoltarono il crescendo del tenore: “…all’alba vincerò, vincerò, vinceroooò…”. Il radio-robot che si era acceso, tornò a spegnersi. Mancava solo più il fantasma di Gustavo Rol. “Semplice e geniale … Leonardo teneva in tasca un piccolo magnete… avvicinandolo alla tela avrebbe immediatamente verificato se nella preparazione vi fosse la polvere di ferro!”. Eccolo, immancabile il grande dottor Rol il cui volto parve apparire nell’angolo buio della stanza. Sorridente, con i suoi occhi azzurri dalli guardo magnetico. Dal camino in quello stesso istante si materializzó prima una scopa di saggina e poi una amabile vecchietta dal mento un po sporgente ma dallo sguardo vivace. Infine, dalla finestra, prima una foschia che poi si fece più vivida formando l’immagine d’un grande vecchio con una saggia barba: era lui, Leonardo Da Vinci! L’uomo vivente tornò a sedersi nella poltrona e salutava sorridente i tre fantasmi che gli giravano attorno. Leonardo Da Vinci sempre spiritoso, chiese al padrone di casa: “Manca ancora qualcuno? Non vorrei che troppi curiosi conoscessero i miei segreti….”. Il Dr. Rol gli sorrise e rispose: “Per questa festa della cara Befana, non c’è bisogno di altri Leonardi. Abbiamo già un Elon Musk che fa per tutti!”. “Si, sì…. “ ridacchiò la Befana, rientrando per prima nel camino, seguita da Leonardo Da Vinci ed infine dal Dr. Rol che salutava col Borsalino, il suo immancabile cappello.



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