Lorenzo Flaherty: amo regalare calore al nostro pubblico

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Televisione, teatro e grandi impegni per Lorenzo Flaherty che si racconta in questa intervista a cuore aperto per i suoi fan.

Un incontro molto piacevole quello avuto con l’attore Lorenzo Flaherty, pronto a parlarci degli ultimi successi teatrali, del suo futuro artistico con “L’onorevole, la signora e l’autore”, senza disdegnare uno sguardo al passato, ai ruoli interpretati…

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Lorenzo Flaherty. Parliamo dell’ultima esperienza televisiva, “Stato di Grazia”, in onda lo scorso 28 dicembre, basato sulla storia di Ambrogio Crespi e diretto da Luca Telese. Cosa puoi dirci a riguardo?
Sono molto contento del risultato, nonostante la fascia oraria, e lo stesso vale per la storia di cui parla. Conosco Crespi, una grande persona, un uomo con cui ho collaborato per una serie si progetti e sentire parlare della sua storia ha sempre rappresentato qualcosa di incredibile. So bene quanto abbiano sofferto e sono stato più che felice di prendere parte a tutto ciò.

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Guardando sin da ora al futuro, cosa prevede la tua carriera?
A fine gennaio concluderemo, per poi riprendere in autunno, “Il visitatore”, lo spettacolo teatrale portato avanti per un po’ di tempo. Un’altra esperienza prenderà poi forma a breve, “L’onorevole, la signora e l’autore”, una commedia un po’ vecchio stile, per la regia di Francesco Bianchetti, che mi terrà impegnato fino a giugno. Felice della sinergia che si è venuta a creare con i miei colleghi di avventura, così come il poter saltare da uno spettacolo drammatico ad una commedia molto più leggera.

Quali sensazioni sono legate al teatro, all’incontro con il pubblico?
Sono contento di essere impegnato in teatro, così come di vivere il pubblico, di trovarmici davanti. Una sensazione bellissima, così come il sentire la loro presenza, una soddisfazione immensa. Lo stesso vale per il giudizio, normale che ci sia, da testare ad ogni spettacolo, così come i loro consensi post rappresentazione, gli incontri in camerino.

Quali rituali accompagnano Lorenzo Flaherty prima di andare in scena?
Non ho alcun rito particolare, se non la voglia di provare, di essere tutti insieme in scena per poi regalare il nostro calore al pubblico.

Tanti i personaggi interpretati ma quale tra questi ti è particolarmente rimasto nel cuore?
Tanti ma tra tutti, forse, Giovanni Borghi, di Mister Ignis. Ha rappresentato nella sua realtà un grande industriale che si è fatto da sé durante la seconda guerra mondiale. Ha avuto un vissuto particolare, ha realizzato tanto, per volersi poi conquistare un lavoro nel sociale, il classico miracolo italiano. Un personaggio che ha caratterizzato l’Italia e che dovrebbe essere da stimolo per realizzare altro di buono. Ho amato anche il mio Capitano Venturi dei RIS, un uomo capace, d’azione, una combinazione nuova, un personaggio strutturato da noi in questo modo. Ogni personaggio ci lascia qualcosa…

Sei parte di una televisione che nel corso degli anni si è sempre più evoluta. Cosa è cambiato da allora e quanto sei cambiato tu, conseguentemente?
È cambiato tanto! Ne parliamo spesso con alcuni produttori e attori legati ad un saper fare di tanti anni fa. Un tempo c’era anche uno scontro tra l’ammiraglia Rai e Mediaset, oggi è cambiato tutto. Il successo, per ora, è nella continuità del lavoro, ciò che più conta.

Pensi sia mancato qualcosa a questo tuo percorso?
Sono tanti i personaggi che avrei voluto interpretare ma confrontandomi con quelli interpretati negli ultimi tempi mi dico che forse doveva andare così. Ci sarà poi altro di interessante da affrontare.

Da tempo sei padre, quali valori hai sempre cercato di trasmettere ai tuoi figli in una società sempre più complicata, ‘chiusa’, per taluni versi?
Credo sia giusto trovare un proprio equilibrio, costruire ciò che si desidera tramite il proprio lavoro, il proprio nucleo familiare. Siamo anche noi a crescere grazie ai nostri figli. La vita è così veloce, i figli crescono, pensi di esserti perso qualcosa. Cerco di essere attento, di donare loro più attenzione e spazio possibile.

Che periodo stai vivendo?
È un bel periodo! Sono felice di poter essere tornato a fare teatro con questo racconto straordinario che è “Il visitatore”, saltando poi ad uno spettacolo opposto, brillante. È faticoso, certo, vado di memoria, ma va benissimo così. 

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