Mamadi Tunkara, il fratello e gli amici: «Ora chiediamo giustizia, la sicurezza è importante per tutti». Fiaccolata e colletta per il rimpatrio della salma

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di
Federico Rota

L’Associazione giovani gambiani: «Pensava solo a lavorare e studiare». Un cliente del Carrefour:«Avevo male a un braccio, mi aiutava a portare la spesa fino a casa, non ha mai voluto la mancia»

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«Ho solo una domanda: perché gli ha fatto questo?». Lamin è il cugino di Mamadi Tunkara, il giovane gambiano addetto alla sicurezza nel Carrefour di via Tiraboschi, ucciso a coltellate venerdì pomeriggio a pochi metri dal supermercato. Uscendo dalla Questura insieme al fratello della vittima, Alieu, e a un gruppo di altri amici, Lamin Tunkara affida una sola domanda ai cronisti. 

Il dolore del fratello Alieu Tunkara

La risposta che lui e i suoi familiari attendono arriverà circa tre ore più tardi: Sadate Djiram, fermato per l’omicidio del 36enne, ha confessato di aver agito per gelosia. «Hanno toccato il mio cuore», dice due volte Alieu, commosso, percorrendo a ritroso via Noli. Di suo fratello Mamadi continua a ripetere che «era una brava persona, ma molto timido. Non riesco ancora a capire cosa è successo». Al suo fianco, per supportarlo, c’è anche Sillah Foday, il presidente dell’Associazione giovani gambiani di Bergamo: «Siamo soddisfatti per il lavoro svolto dalla Polizia, è stato fatto qualcosa di importante — sottolinea Foday —. Ora chiediamo giustizia. La sicurezza è qualcosa di importante per tutti».




















































La preghiera del Corano sui manifesti

Passaggio Cividini dista dalla Questura, in linea d’aria, poco meno di un chilometro e mezzo. Lì il dolore per il brutale omicidio di Mamadi Tunkara, avvenuto in un pomeriggio qualsiasi, lascia ancora tutti sgomenti. Le grandi aiuole circolari di via Tiraboschi sono tappezzate con l’immagine del volto allegro di Mamadi, soprannominato Lookman per la sua somiglianza con l’attaccante dell’Atalanta. «Il suo sorriso pesa sulle vostre coscienze! Bergamo è stanca!», è la frase, inquisitoria, scritta sui volantini. Non fa eccezione quello affisso in passaggio Cividini, nel punto in cui è stato scagliato a terra dalla bici prima di essere accoltellato più volte. Sotto, però, rispetto agli altri piccoli manifesti, c’è anche una preghiera in arabo «presa dal Corano, di condoglianze», spiega Foday.

Via vai sul luogo del delitto

La colonna in marmo con la foto di Mamadi Tunkara, in passaggio Cividini, per tutta la giornata di ieri è stata meta quasi di un pellegrinaggio: chi posa a terra un lume, chi delle rose rosse e bianche, chi mazzi interi di fiori, perfino un cagnolino di peluche accanto a un vasetto con una Stella di Natale. Un’atmosfera di lutto e di silenzio, rotto solo dalle lacrime degli amici o dalle preghiere dedicate al giovane gambiano. I colleghi del Carrefour, dopo avergli reso omaggio con fiori e candele, si tengono per mano e recitano il Padre Nostro e l’Ave Maria. Non riescono a trattenere le lacrime: «Come hai fatto in questa vita siamo sicuri continuerai a fare e vegliare su di noi, anche da lassù», è la lettera che hanno dedicato a Mamadi Tunkara i colleghi del supermercato. «Per noi era già un angelo e un amico fraterno. Grazie per i tuoi sorrisi, incondizionati — continua il messaggio di cordoglio —. Rimarranno nei nostri cuori e nei nostri ricordi sempre. Non ti dimenticheremo mai». 

La fiaccolata dell’Associazione giovani gambiani

In sua memoria, l’Associazione giovani gambiani sta pensando di organizzare una fiaccolata: «In questo momento proviamo tanto dolore — conclude Sillah Foday —. Mamadi era un bravo ragazzo, non ha mai avuto alcun problema in questo Paese. Pensava solo a lavorare e a studiare». Oltre che nel volto sorridente e nella somiglianza con Lookman, il ricordo di Mamadi Tunkara resta nei piccoli gesti d’attenzione che riservava ai clienti del supermercato: «L’anno scorso ho avuto problemi di cervicale e al braccio, soffrendo di tendinite. Mi aiutava, addirittura, a portare la spesa fino a casa — racconta Sergio Minore —. Per sdebitarmi volevo dargli una mancia, ma non ha mai accettato un centesimo. Così in estate, ogni volta che finiva il turno di lavoro, con altri colleghi gli offrivamo almeno il gelato».

Il rimpatrio della salma

L’Associazione giovani gambiani di Bergamo è poi al lavoro per riportare, quando sarà possibile, il corpo del 36enne in Gambia. A tal proposito, il Pacì Paciana ha annunciato una raccolta fondi per le spese funerarie e il rimpatrio della salma (le coordinate sono disponibili sulla pagina Facebook del Pacì Paciana). Contestando duramente la «campagna da sciacalli della destra», anche il centro sociale desidera «esprimere solidarietà e vicinanza alla famiglia di Mamadi, lavoratore dal cuore d’oro, e alla comunità gambiana, che abbiamo avuto il privilegio di conoscere negli anni».


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