Antonella Napoli scrive a Cecilia Sala: «La solidarietà dà la forza di resistere». A Roma il sit-in silenzioso

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di
Natalia Distefano

La giornalista arrestata in Sudan sei anni fa scrive una lettera aperta alla collega detenuta in Iran. Manifestazione dell’Ordine dei giornalisti del Lazio e di Stampa Romana martedì 7 gennaio a Santi Apostoli

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«Cara Cecilia, mentre ricorre il sesto anniversario del mio fermo in Sudan, sento il bisogno di condividere con te alcune riflessioni e sentimenti che 
spero possano esserti di conforto, in questi momenti così difficili». A
scrivere la lettera aperta alla collega Cecilia Sala, detenuta dal 19 dicembre in una prigione dell’Iran, è Antonella Napoli, giornalista che sei anni fa fu fermata in Sudan.

«Cara Cecilia, conosco la tua angoscia»

La giornalista di origine salernitana, autrice di decine di reportage nel continente africano – raccolti recentemente nel libro «Africa» – sulle pagine del sito Articolo 21 ha dedicato una lettera toccante ma concreta a Cecilia Sala, proprio mentre si fanno sempre più intense le azioni diplomatiche per liberarla. Napoli sa bene cosa significa essere sequestrata e tenuta in isolamento. «Il ricordo di quei momenti, nelle mani dei servizi di sicurezza di uno dei regimi più spietati di sempre, è ancora vivissimo nella mia mente», scrive la giornalista ricordando «l’angoscia, l’incertezza e quella paura che attanaglia lo stomaco». 




















































«Ero spaventata, molto, e l’unico desiderio era quello di tornare a casa il prima possibile, a quell’abbraccio che sembrava così lontano – si legge nella sua lettera aperta a Sala -. Ogni minuto era una lotta, ogni ora un eterno susseguirsi di intimidazioni e domande a cui non potevo rispondere. Nella mente si alternavano gli scenari più terribili, pensavo a come tutto potesse finire, sperando in un esito che non avrei mai voluto affrontare».

La forza di resistere

Paesi diversi l’Iran e il Sudan, ma stessa violenza per Sala e Napoli, che ora spera in un esito – un destino – comune: la liberazione. «Ciò che mi ha dato la forza di resistere è stata la consapevolezza intima, pur senza saperlo, che tante persone, come per te oggi, si stavano mobilitando per chiedere giustizia e libertà. Quella speranza è stata un faro in un deserto oscuro di terrore e solitudine. Ogni messaggio, ogni gesto, ogni manifestazione di supporto che ho letto dopo la liberazione mi ha fatto capire che in quei momenti drammatici non ero sola, che c’era un mondo intero che si batteva insieme a me». La solidarietà, come quella che domani alle 10:30 esprimeranno in un sit-in silenzioso a Roma, in piazza Santi Apostoli, i colleghi dell’Ordine dei giornalisti del Lazio e della Stampa Romana: «Non è una violazione del silenzio stampa chiesto dalla famiglia, né un intralcio, anzi è necessaria», scrive Napoli.

L’augurio: «Non perdere mai la speranza»

La lettera si chiude con parole di conforto e incoraggiamento. «Cecilia, so quanto possa essere schiacciante, annichilente, trovarsi in una situazione simile: da sola, con persone ostili, nel mio caso violente; ma spero che possa sentire e abbracciare quel legame con la grande comunità che si sta mobilitando per te. La lotta per la libertà è lunga e difficile, ma ricorda che la tua voce conta, e che ci sono tante persone che sono al tuo fianco, pronte a far sentire il loro sostegno. Spero ti arrivi la mia solidarietà più sincera e ti incoraggio a non perdere mai la speranza. Uscire dalla tempesta non è facile, ma insieme possiamo farlo. Ti auguro di tornare presto a casa, dove ti aspettano amore e calore».

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