Dopo il fallimento dei negoziati per una coalizione centrista, l’Austria rischia un governo di estrema destra in alleanza con i popolari o nuove elezioni a maggio. Un segno di un’Europa sempre più dominata dalle forze di destra
L’Austria potrebbe presto trovarsi con un governo guidato dal Partito della Libertà (FPÖ), dopo che i colloqui per una coalizione centrista sono falliti, spingendo il cancelliere Karl Nehammer a dimettersi sia dalla guida del governo che dal Partito Popolare Austriaco (ÖVP). Con il 29% dei voti ottenuti a settembre e un consenso in crescita secondo i sondaggi, il partito di estrema destra sotto la guida di Herbert Kickl, potrebbe formare una maggioranza parlamentare insieme all’ÖVP.
Questo evento segna un’Europa sempre più orientata a destra, con forze conservatrici e radicali in crescita in tutto il continente. Con Trump pronto a tornare alla Casa Bianca e le imminenti elezioni in Germania, il 2025 potrebbe rafforzare ulteriormente questa tendenza.
Austria: cosa succede dopo la rottura tra Nehammer e Babler
Nehammer aveva cercato di formare un governo centrista con socialdemocratici (SPÖ) e liberali, escludendo l’FPÖ, noto per le sue posizioni euroscettiche e filorusse. Tuttavia, i colloqui con l’SPÖ sono naufragati sabato, con il leader socialdemocratico Andreas Babler che ha accusato l’ÖVP di non voler trovare compromessi, specialmente su temi cruciali come il risanamento del deficit, che supera il limite del 3% imposto dalla Ue.
Nehammer ha spiegato in un video su X che l’accordo era irraggiungibile: “È evidente che le forze distruttive all’interno dell’SPÖ hanno prevalso”, mentre Babler ha accusato l’ÖVP di agire “dannosamente per il Paese”.
Domenica, l’ÖVP ha nominato Christian Stocker leader ad interim e ha aperto alla possibilità di dialogare con l’FPÖ: “Mi aspetto che il leader del partito con più voti sia incaricato di formare il governo. Se saremo invitati ai colloqui, accetteremo l’invito”. Ha poi sottolineato che “Non si tratta di Herbert Kickl o di me, ma del fatto che il Paese ha bisogno di un governo stabile in questo momento e che non possiamo continuare a perdere tempo in campagne elettorali o elezioni”.
Il ruolo del presidente Van der Bellen
Il presidente Alexander Van der Bellen, ex leader dei Verdi, aveva inizialmente escluso Herbert Kickl, leader dell’FPÖ, dal mandato di formare un governo, citando l’impossibilità di trovare alleati. Tuttavia, dopo il fallimento delle negoziazioni centristi, Van der Bellen ha dichiarato che “la situazione è cambiata” e incontrerà Kickl oggi, lunedì 6 gennaio, alle 11. “Non era questo il mio desiderio”, ha sottolineato Bellen.
“Le voci all’interno dell’ÖVP che escludono una collaborazione con un FPÖ guidato da Kickl si sono fatte più silenziose”, ha detto il presidente, lasciando intendere che un nuovo scenario politico potrebbe aprirsi.
FPÖ: da partner a potenziale leader di governo
L’FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), fondato negli anni ’50 da un ex ufficiale delle SS, ha una lunga storia di partecipazione a governi di coalizione, ma non ha mai avuto l’opportunità di guidare un esecutivo. L’ultima esperienza di coalizione risale al 2017-2019, quando il partito di estrema destra ha collaborato con l’ÖVP (Partito Popolare Austriaco), ma sempre con un ruolo secondario. Oggi, però, la situazione è cambiata e Kickl ha dichiarato senza mezzi termini che, in caso di formazione di un governo FPÖ, sarà lui a guidarlo come cancelliere.
La FPÖ ha saputo imporre un’agenda populista e filorussa, conquistando consensi con le sue dure politiche sull’immigrazione e il suo scetticismo verso i vaccini. In un Paese con uno dei tassi di vaccinazione più bassi in Europa, la sua posizione anti-vax le ha dato un bel vantaggio. Inoltre, il suo legame con la Russia, in un Paese non-Nato e ancora dipendente dal gas russo, ha consolidato il suo sostegno tra chi è contrario alle politiche occidentali.
Nonostante divergenze come l’opposizione agli aiuti all’Ucraina, l’FPÖ e l’ÖVP condividono priorità come la durezza sull’immigrazione e politiche economiche favorevoli alle imprese.
Austria: il rischio di nuove elezioni
La pressione è alta per tutti i partiti. L’incontro tra Bellen e Kickl potrebbe segnare un punto di svolta, con il presidente che dovrà decidere se affidare al leader di estrema destra il mandato per formare il governo o aprire la strada a nuove elezioni.
La crisi austriaca riflette un fenomeno più ampio in Europa, dove i partiti centristi faticano a trovare alleanze senza forze di estrema destra.
Europa sempre più a destra tra conservatori, patrioti e sovranisti
Nel 2024, molte nazioni europee abbiano visto un rafforzamento delle forze di destra, con l’Unione europea che deve fare i conti con un panorama politico sempre più polarizzato.
In Germania, la crisi di governo ha permesso all’AfD, partito di estrema destra, di guadagnare terreno, raggiungendo il 19% nei sondaggi, mentre in Francia il governo fragile di Macron ha visto l’ascesa della destra, nonostante le difficoltà interne: il Rassemblement National ha vinto le elezioni europee con oltre il 31% dei voti, consolidando la sua posizione anche nelle elezioni parlamentari. L’eliseo ha affrontato il suo punto di crisi con il rapido crollo del primo ministro Michel Barnier, sostituito da François Bayrou, che ha cercato di ricostruire una coalizione inclusiva ma non senza difficoltà.
La Romania ha visto l’ultranazionalista Călin Georgescu vincere il primo turno delle elezioni, con la sua popolarità alimentata dal malcontento sociale. Tuttavia, le elezioni sono state annullate dalla Corte costituzionale per irregolarità legate a interferenze esterne, aprendo la strada a nuove incertezze.
Anche in Bulgaria, il partito conservatore Gerb ha vinto, ma l’iper-frammentazione politica ha reso difficile formare un governo stabile, dimostrando la paralisi politica del paese.
Anche in Belgio e Portogallo, le forze di destra hanno consolidato la loro posizione: in Belgio, il partito conservatore fiammingo N-VA ha vinto le elezioni, seguito dal Vlaams Belang, il partito di estrema destra; in Portogallo, la coalizione di centrodestra Alleanza Democratica ha prevalso, portando a un cambiamento della maggioranza parlamentare.
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