Il dossier, i diritti sospesi: così è tenuta in ostaggio la vita degli italiani

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In gioco c’è la vita delle persone, il diritto di amare, di curarsi, la libertà di scelta sul proprio fine vita, la possibilità di mettere al mondo un figlio con la fecondazione assistita anche senza un partner, di ottenere la cittadinanza italiana in tempi certi, di poter riconoscere alla nascita un bimbo nato, anche, dall’amore di due donne. In gioco, tra i diritti sospesi di questo 2025 appena iniziato, tra leggi abbandonate nei cassetti delle commissioni parlamentari, discussioni rinviate a data da destinarsi, sentenze della Corte Costituzionale mai trasformate in norme nell’inadempienza del Parlamento, c’è la vita a ostacoli di chi si occupa di familiari disabili gravi e gravissimi. Ad esempio la legge mai nata sul riconoscimento, economico e pensionistico dei caregiver familiari, anzi delle caregiver, perché sono le donne, figlie, madri, sorelle a portare sulle spalle nel 95 per cento dei casi, il peso della cura.

C’è il tema, enorme, della salute mentale, con la discussione in commissione Affari Sociali del Senato dei disegni di legge di Lega e Fratelli d’Italia sulla riforma della cura psichiatrica, duramente contestati da medici e familiari che chiedono, invece, la piena applicazione della legge Basaglia. C’è l’ormai dimenticato “Ius Scholae”, la revisione cioè della cittadinanza, per dare diritti ai bambini nati in Italia da famiglie immigrate. Ma, soprattutto, al centro di queste libertà sospese c’è l’azione di supplenza cui è chiamata la Corte Costituzionale. Il caso più eclatante è quello del suicidio assistito, oggi in Italia reso legale dalla sentenza della Consulta del 2019, senza che mai una legge sia stata approvata. Così accade per il doppio cognome, mentre il destino di 33 coppie di madri e di 45 bambini, cui è stato impugnato dalla procura di Padova il certificato di nascita che riconosceva loro due mamme, è appeso alla decisione della Corte Costituzionale. Il loro rischio è quello di diventare, per decreto, orfani della madre che non li ha partoriti.

Suicidio assistito: dopo Dj Fabo nessuna decisione

Il paradosso di una legge che non c’è, ma c’è. Nell’annoso ritardo del Parlamento che fin dal 2019, dopo il caso Dj Fabo, avrebbe dovuto trasformare in legge la sentenza 242 della Consulta che permette il suicidio assistito, oggi in Italia si può morire con l’aiuto del sistema sanitario senza che mai il Parlamento abbia approvato un testo di legge. Si può cioè essere aiutati a morire applicando la sentenza della Corte Costituzionale che assolvendo Marco Cappato dall’accusa di istigazione al suicidio, per aver accompagnato a morire in Svizzera Dj Fabo, affermò che in certe condizioni di sofferenza e malattia è lecito fornire assistenza e un farmaco letale a chi decide consapevolmente di mettere fine alla propria vita. Il primo a fare questa scelta, con l’aiuto dell’Associazione Coscioni, è stato Federico Carboni nel 2022, cui sono seguiti altri tre casi. Oggi la legge, dopo 90 udienze e infiniti rinvii, è affidata all’analisi di un comitato ristretto in commissione Sanità del Senato. Tempi previsti per l’approdo in aula? Sine die.

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La cittadinanza: nati in Italia ma tenuti nel limbo

Ottenere in Italia la cittadinanza per i ragazzi nati e cresciuti nel nostro Paese da famiglie immigrate, continua a essere una corsa ad ostacoli. Sono oltre un milione i giovanissimi prigionieri di norme obsolete che li tengono in un limbo di diversità rispetto ai loro coetanei. E oggi basta un viaggio più lungo nel Paese di origine dei propri genitori per perdere il diritto compiuti i 18 anni. Ma il 2025 potrebbe essere un anno cruciale. Nei mesi scorsi una timida apertura di Forza Italia aveva rilanciato lo “Ius Scholae”, ossia l’ottenimento della cittadinanza dopo un ciclo di scuola in Italia. Progetto arenato e forse dimenticato. Ma è sul referendum che si appendono le speranze dei tanti senza diritti: il 12 dicembre 2024 la Cassazione ha dato il via libera al referendum sul “dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”. Ora il via libera definitivo spetta alla Corte Costituzionale, che dovrà decidere sul quesito entro il 10 febbraio 2025.

Famiglie arcobaleno: i figli di due madri orfani per decreto

Il 2024 è stato l’anno nero per i diritti dei figli delle coppie omosessuali e lesbiche. Il governo ha imposto ai sindaci di tutta Italia, lo stop ai riconoscimenti alla nascita dei bambini con due madri e due padri arrivando al processo simbolo di Padova con il quale sono stati impugnati i certificati di nascita di oltre 70 bambini, dalla cui vita verrà cancellata per decreto la madre non biologica. Un salto all’indietro. Molti Comuni infatti, anche tra i più grandi, come Milano, negli ultimi anni hanno registrato all’anagrafe, con il doppio cognome, i figli di due madri (non di due padri), la madre biologica e la madre intenzionale. Poi, nel giugno scorso, lo stop deciso da una circolare del Viminale. Con la conseguenza, drammatica per la vita di molti bambini già grandicelli, di veder scomparire in un futuro prossimo dalle loro esistenze la figura della madre che non li ha partoriti. Le coppie di Padova hanno impugnato il provvedimento che adesso è all’esame della Consulta. La discussione non è stata però calendarizzata.

Pma per donne single: l’unica strada è andare all’estero

Il 2025 segnerà un passaggio cruciale sul tema della Procreazione medicalmente assistita, le cui terapie sono state appena dichiarate a carico del servizio sanitario nazionale. La Corte costituzionale è chiamata infatti a a pronunciarsi sull’articolo 5 della legge 40 del 2004 che vieta l’accesso alla procreazione assistita alle donne single. La Corte si pronuncerà l’11 marzo prossimo in un caso sollecitato dal tribunale di Firenze e sostenuto dall’Associazione Luca Coscioni. Il caso riguarda una donna single, Evita, che ha contestato il divieto come una violazione dei suoi diritti fondamentali. Una decisione positiva della Consulta aprirebbe la strada al riconoscimento della fecondazione assistita come diritto accessibile a tutte le donne, indipendentemente dallo stato civile. Il divieto di accesso alle banche del seme per le single è uno dei pochi articoli in vigore dopo lo smantellamento della legge 40 da parte della Consulta. Così per le donne sole e le coppie lesbiche l’unica strada per avere un figlio è ricorrere alle cliniche estere.

Gestazione per altri: è reato universale ricorsi in tribunale

Il 16 ottobre del 2024 la gestazione per altri è diventata per l’Italia “reato universale”. Con la legge Varchi la maggioranza di Destra ha deciso che le coppie eterosessuali e omosessuali che diventeranno genitori all’estero grazie alla maternità surrogata, ossia con l’ausilio dell’utero di una donatrice, saranno perseguiti in Italia. La pena prevista è la reclusione da tre mesi a due anni, più una multa da 600mila a un milione di euro. E il rischio che il bambino così concepito possa essere tolto alla coppia e dato in adozione. Una legge che pone seri problemi di costituzionalità, come hanno sottolineato molti giuristi, definendola un “mostro giuridico”. Così il 2025 sarà l’anno delle battaglie in Tribunale contro la legge sulla Gpa reato universale, già pronti i ricorsi di oltre 50 coppie. Come si può vietare in Italia qualcosa che Paesi come gli Usa o la Grecia ritengono del tutto legittimo? I viaggi delle coppie verso i Paesi dove la Gpa è legale non si sono mai fermati. La parola passa a tribunali e Consulta.

Salute mentale: rischio ritorno dei manicomi

Le persone con disagio mentale sono persone da curare o da “contenere”? Sono da integrare o da “separare”? E di salute mentale si deve occupare il ministero della Sanità o il ministero della Giustizia? Concluso il centenario della nascita di Franco Basaglia, a 47 anni dal varo della legge 180, il nostro Paese, secondo le associazioni che difendono la legge 180, potrebbe decidere di virare verso una riesumazione dei manicomi. Al centro della polemiche c’è la discussione in commissione Affari Sociali del Senato del disegno di legge firmato da Francesco Zaffini e da altri 22 senatori di Fratelli d’Italia. Negli undici articoli si afferma l’esigenza di un reale accesso all’assistenza, insieme però al garantire “l’incolumità dei professionisti presso i servizi per la salute mentale”. Si prevedono misure coercitive, con il raddoppio della durata dei Tso, da 7 a 15 giorni prolungabili. Si parla di aumento di letti nei servizi di diagnosi e cura, ma non di risorse per i centri di salute mentale sul territorio e di personale. E in carcere la nascita di sezioni speciali per detenuti “matti” piuttosto che percorsi di cura.

Doppio cognome: la madre che ancora non c’è

La Consulta ha dichiarato incostituzionale che alla nascita ai figli venga dato in automatico il cognome del padre, quindi, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale oggi le coppie possono scegliere quale cognome dare ai neonati, se uno soltanto o entrambi e con quale priorità. Una vera rivoluzione sul fronte della parità, eppure anche in questo caso, come ad esempio per il suicidio assistito, la legge sul cognome non è mai stata riscritta. Così si va avanti applicando la sentenza, nonostante i bambini con doppio cognome continuano a moltiplicarsi, ma con una serie di ostacoli potrebbero essere sciolti soltanto con una norma. Nel 2023 erano il 6,2 per cento sul totale dei nuovi nati. Non un numero enorme, la tradizione cambia con lentezza, eppure dal 2020 il numero dei bebè non più soggetti al “patronimico” ha avuto un’impennata. Sono state 46mila le coppie che hanno scelto la parità nei confronti del nome dei figli. La legge però non c’è, arenata al Senato dal 2022.

I caregiver: quei quasi nove milioni senza sostegno

In Italia ci sono quasi 8 milioni di persone disabili (7 milioni e 658mila) e 8 milioni e 500mila caregiver familiari che li assistono giorno e notte. I caregiver, anzi le caregiver, perché il lavoro di cura ricade al 95% sulle spalle delle donne, assistono in casa familiari gravemente disabili, figli, fratelli, genitori oggi sempre più affetti da Alzheimer e demenze senili, in supplenza totale dello Stato. Per accudire persone con disabilità così gravi le caregiver abbandonano spesso il proprio lavoro e si dedicano integralmente alla cura, anche perché altrimenti un enorme numero di disabili nel nostro Paese non riceverebbe alcuna assistenza. Ma tranne che in alcune regioni per le caregiver non sono previsti né indennizzi né pensione, con il risultato che molte si ammalano e diventano povere, perdendo autonomia e libertà. Annunciata da anni la legge sul riconoscimento legale dei caregiver non è mai approdata in aula. Ad oggi in Parlamento sono in discussione sei proposte di legge, dovrebbero prevedere pensioni e sostegni economici. Il Parlamento deciderà davvero di occuparsene?

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