L’incontro Trump-Meloni e l’ottimismo degli analisti: il viaggio apre alla partnership senza allontanare la premier dall’Europa
Un incontro strano, fulmineo (colloqui, una proiezione, una cena veloce, neanche il tempo per il dessert), delicatissimo per il caso di Cecilia Sala, ma anche per il momento in cui cade: ormai tutti guardano all’era trumpiana che inizierà tra due settimane, ma, alla Casa Bianca c’è ancora Joe Biden. Che sarà a Roma tra 4 giorni. Quindi massimo riserbo sul contenuto dei colloqui, ed enfasi concentrata sul valore della visita per il rafforzamento dei rapporti personali tra Giorgia Meloni e il futuro presidente.
Donald Trump ha fatto del suo meglio per mostrare grande sintonia presentando la premier italiana ai suoi ospiti a Mar-a-Lago con toni enfatici: «È molto emozionante essere qui con lei, una grande alleata, una leader forte». E poi, ancora, «donna fantastica» e quell’espressione militaresca che puoi tradurre con «ha conquistato l’Europa» o «ha preso d’assalto l’Europa». Spesso l’eloquio di Trump è straripante. E gli elogi possono diventare facilmente freddezza o addirittura disprezzo se cambiano i suoi umori nei confronti di un interlocutore. Ma questa visita improvvisa, uno dei primi incontri di Trump con un leader straniero dopo la sua elezione (in questo caso addirittura un secondo incontro dopo il recente bilaterale di Parigi), viene interpretata negli Stati Uniti, e non solo negli ambienti conservatori, come la conferma che per la nuova amministrazione Usa Meloni sarà l’interlocutore privilegiato nella Ue: una sorta di ruolo-cerniera.
«Ci sono pochi dossier della presidenza Trump sui quali sono più ottimista rispetto alle prospettive della partnership tra Stati Uniti e Italia» dice James Carafano, responsabile dei rapporti internazionali della Heritage Foundation, il principale think tank della destra americana. «Non si tratta solo della sintonia tra i due leader: gli interessi dei due Paesi sono perfettamente allineati in Europa, in Medio Oriente, in Africa e anche in Asia. L’incontro di Mar-a-Lago dimostra la volontà dei due leader di dare un impulso forte e immediato a questa partnership». Anche Americans for Tax Reform, altra importante organizzazione del mondo conservatore, dà grande peso alla missione della Meloni: «È qualcosa di unico e sui generis non solo perché inaugura un nuovo paradigma politico-ideologico nei rapporti transatlantici, ma perché evidenzia il riconoscimento dell’importanza e della centralità del governo Meloni in Italia e in Europa» dice Lorenzo Montanari, vicepresidente e responsabile estero del centro guidato da Grover Norquist.
Non sono punti di vista diffusi solo a destra: «Trump e Meloni lavoreranno insieme costruendo un rapporto molto forte, ma credo che questo non allontanerà la leader italiana dai suoi colleghi europei e dalle politiche comuni dell’Ue» dice il politologo Ian Bremmer, fondatore e capo di Eurasia, principale centro Usa di analisi dei rischi internazionali. Anche per il New York Times Meloni sta diventando «l’alleato di riferimento di Trump in Europa». Secondo il quotidiano progressista durante la visita lampo a Mar-a-Lago si è parlato, oltre che della vicenda Sala, anche di energia, dazi, Ucraina, economia e difesa europea. Nulla di tutto questo ha trovato conferme ufficiali. Da parte italiana per rispetto dei tempi della successione, con Biden ancora pienamente in carica e in arrivo a Roma. Ma anche da parte americana si sottolinea la volontà di rispettare, al di là di tutte le polemiche politiche, un principio sacro per tutti: «Un solo presidente alla volta». Ma da parte americana ci si prepara comunque a proporre con più forza la questione dell’acquisto di gas americano dall’Europa, soprattutto ora che sono cessate anche le residue forniture russe attraverso l’Ucraina. E una pressione potrebbe essere esercitata sul fronte tecnologico e militare. Non solo aumento della partecipazione europea alle spese per la Nato: viene richiesto un maggior impegno per un decoupling europeo dalle tecnologie cinesi, soprattutto quelle rilevanti sul piano militare. E si comincia a parlare anche di una possibile maggior cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico in campo spaziale, civile e militare.Â
Non si tratta solo della possibile adozione del sistema satellitare Starlink della SpaceX di Elon Musk, «regista occulto» dell’incontro di Mar-a-Lago. E qui c’è da registrare che, secondo l’agenzia Bloomberg News, sono in una fase avanzata i negoziati tra Stato italiano e SpaceX per la fornitura di servizi avanzati di sicurezza nelle telecomunicazioni per un valore di 1,5 miliardi di euro (in particolare sistemi di criptaggio delle comunicazioni governative).
Fin dal suo primo mandato Trump ha affiancato a esercito, marina e aviazione la Space Force come arma autonoma proprio per contrastare l’impegno di Cina e Russia. I grandi passi avanti fatti da queste due potenze nella militarizzazione dello spazio hanno spinto, due mesi fa, il generale che comanda la Space Force a chiedere un impegno diretto dell’Europa. All’Italia e a Leonardo (capofila in Europa per il caccia F-35) potrebbe essere chiesto di svolgere un ruolo di traino anche in questo campo.
La newsletter Diario Politico
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di politica iscriviti alla newsletter “Diario Politico”. E’ dedicata agli abbonati al Corriere della Sera e arriva due volte alla settimana alle 12. Basta cliccare qui.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità *****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link