Bottega storica
Giovanni, l’attuale titolare, ha 74 anni e va in pensione. Quando il trisavolo iniziò l’attività, il Veneto non era ancora annesso all’Italia. «Siamo stati un riferimento per il paese, ma poi sono arrivati i supermercati…»
Giovanni Veronese al bancone. E una foto storica di Erbè a inizio Novecento: il negozio dei Veronese è la terza porta da destra
Giovanni Veronese al bancone. E una foto storica di Erbè a inizio Novecento: il negozio dei Veronese è la terza porta da destra
Con il nuovo anno se ne va una delle attività storiche di Erbè. Giovanni Veronese, il 74enne titolare della bottega di generi alimentari in via 25 aprile, di fianco alla farmacia, da domenica ha abbassato le serrande del suo negozio dopo ben 170 anni di storia e cinque generazioni dietro il bancone.
A fine dicembre, dopo oltre 40 anni di attività, ha infatti deciso di chiudere. Termina così un’epoca e il paese perde un negozio che è sempre stato un importante punto di riferimento per i numerosi clienti che negli anni hanno varcato quella soglia non solo per i prodotti che si vendevano ma anche per un sorriso, una parola, un’attenzione di chi stava dietro a quel bancone.
La storia
In questi ultimi giorni, entrando nella bottega sale un po’ di malinconia nel vedere gli scaffali quasi tutti vuoti ma il signor Giovanni, erbetano doc cresciuto letteralmente a «pane e cultura» poiché il cugino del padre era l’illustre professor Ettore Bolisani, sa stemperare con la giusta dose di ironia. «Non potendo fare altri progetti futuri la ristrutturazione non vale la pena, si chiude e buonanotte», afferma, «e poi preferisco uscire in piedi con le mie gambe piuttosto che essere ammalato».
Annesso al negozio ci sono il retrobottega (pieno di libri) e la sua abitazione. Entrarvi è come ritornare indietro nel tempo: una piccola stufa in terracotta, la luce fioca di una lampada appoggiata sopra a un antico scrittoio dove ci sono tanti libri riposti in bell’ordine e un taccuino scritto con la stilografica, inaugurato nel 1910, quando i conti delle spese si facevano a mano annotando i pagamenti sospesi degli acquisti. Il titolare della bottega apre quindi il libro dei ricordi e ripercorre le origini del suo negozio. «Il mio trisavolo Giovanni», rivela con documenti alla mano, «acquistò dal Comune nel 1854 quella che all’epoca era chiamata la casa della pistoria – come riportato nell’edizione dei Quaderni della Bassa Veronese – era anche una stazione di posta e vendeva petrolio, sale, corde, zucchero, olio, pane, tutto quello che serviva a un piccolo paese composto per l’80 per cento da braccianti agricoli e piccoli artigiani». Il negozio aprì dunque 12 anni prima che il Veneto – allora austriaco – venisse annesso all’Italia.
«In seguito arrivarono il bisnonno Giacomo, il nonno Giovanni e mio padre Gino», riprende Giovanni Veronese, «all’inizio degli anni Ottanta studiavo all’università e per supportare il papà ammalato subentrai alla sua attività, proseguendo fino ad oggi». Nella bottega si vendeva un po’ di tutto ma era rinomata soprattutto per il banco dei salumi e dei formaggi freschi con i quali si imbottivano anche gustosi panini. «Un tempo era un negozio di vicinato dove si passavano notizie e chiacchiere di paese», prosegue, «fino al ’95-’98 si fecero anche i soldi, poi sono arrivati i supermercati, le generazioni sono cambiate e il negozio ha iniziato a perdere clienti».
Il racconto di Veronese è interrotto dall’arrivo degli ultimi clienti che vanno a saldare il conto o di chi con la scusa di un piccolo acquisto varca la soglia della bottega per un ultimo saluto affettuoso. Ora Giovanni avrà diverso tempo libero ma sa già come impiegarlo, visto che i libri e la lettura sono la sua grande passione. «Il lunedì sera sono in biblioteca come volontario e potrei aggiungere un altro giorno», dice, «poi ho in programma di vedere diverse mostre da Palazzo Grimani a Venezia a Pazzo Pitti e tante altre». Ora in paese rimangono altri due negozi di generi alimentari.
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