L’abbandono precoce degli studi in Italia continua ad essere una delle maggiori preoccupazioni di chi gestisce la scuola in Italia. I dati Istat 2023 sulla dispersione scolastica mostrano infatti una situazione ancora complessa, con forti differenze territoriali: in assoluto, scrive la stampa specialistica, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente il sistema educativo si attesta all’11,5%. Tuttavia, questa media nasconde il divario tra Nord e Sud: nel Mezzogiorno la dispersione raggiunge il 14,6%, con le Isole che registrano valori doppi rispetto al Nord, dove il dato scende all’8,5%. Per ridurre questi numeri è provato che l’attuazione di tutor e psicologi a supporto degli studenti possono arrivare a ridurre la dispersione scolastica del 40%.
“Le rilevazioni dell’Istat – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – confermano che l’attenzione per determinati territori deve prevedere maggiori risorse finanziarie e professionali: 800 mila alunni alloglotti che frequentano la scuola vanno supportati con organici potenziati, giĂ a partire dai primi anni dell’infanzia e primaria. Il 13% di alunni che abbandona precocemente la nostra scuola, senza arrivare a conseguire un titolo di studio superiore, deve necessariamente avere una docenza motivata, adeguatamente stipendiata, e numericamente maggiorata, con posti ulteriori, specialmente nelle zone meridionali”.
“La personalizzazione della didattica in certi contesti non è attuabile senza figure professionali ulteriori. Invece, siamo riusciti a fare sparire gli organici aggiuntivi Ata, anche a supporto del Pnrr, e a non introdurre cattedre ulteriori svincolate dal numero di iscritti. E c’è un’Agenda Sud da rispettare. Senza queste disposizioni, la scuola nei territori difficili rimane invece ostaggio di un’economia negata e spesso preda di organizzazioni criminali”, conclude Pacifico.
UN’ESEMPIO DI SUPPORTO DEGLI STUDENTI IN DIFFICOLTÀ
Un esempio di come il supporto personalizzato possa contrastare l’abbandono viene dall’Università di Bologna con il progetto Passo passo. Avviato inizialmente in fase sperimentale nel dipartimento di Ingegneria, come riporta La Repubblica, il programma ha l’obiettivo di supportare gli studenti in difficoltà , aiutandoli a superare blocchi accademici e a completare il proprio percorso formativo. Da gennaio 2024, l’iniziativa sarà estesa a metà dei dipartimenti, con l’intento di includere tutte le facoltà in futuro. Durante la sperimentazione, sono stati individuati 384 studenti in difficoltà , tra cui una trentina vicini all’abbandono nonostante mancassero solo pochi esami al completamento del corso di laurea. Di questi, circa 150 hanno accettato il supporto offerto, e il 40% è riuscito a riprendere gli studi.
L’esperienza dell’Università di Bologna, scrive Orizzonte Scuola, dimostra come il coinvolgimento diretto e il supporto psicologico possano fare la differenza. Sebbene il contesto scolastico e universitario presenti differenze strutturali, il principio rimane valido: la presenza di figure dedicate, come tutor e psicologi, può contribuire a prevenire l’abbandono, soprattutto tra gli studenti più fragili. Un intervento tempestivo e personalizzato non solo aiuta a superare difficoltà specifiche, ma crea un senso di comunità e appartenenza che riduce il rischio di dispersione.
L’adozione di progetti simili nelle scuole rappresenta un passo avanti nella lotta alla dispersione scolastica, specialmente nelle aree più colpite. Rafforzare il sistema di supporto attraverso tutor e psicologi è una strategia efficace per affrontare il problema in modo strutturato, come dimostra l’esperienza dell’Alma Mater. In questa direzione si muove il finanziamento all’attivazione di presìdi per il sostegno psicologico agli studenti contenuto nella Legge di Bilancio. Infatti, il decreto di attuazione stabilirà anche i criteri di utilizzo del Fondo, garantendo:
assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counseling nelle scuole; supporto per il contrasto alla povertà educativa e all’abbandono scolastico; prevenzione del disagio psicologico e delle difficoltà relazionali; avvio di percorsi di educazione all’affettività  e sviluppo delle competenze trasversali; riconoscimento del lavoro svolto dagli esperti psicologi.
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