Aubameyang e il trauma della violenta rapina di Barcellona: ‘Non ho dormito per mesi’

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Pierre Emerick Aubameyang, centravanti gabonese classe 1989, si è raccontato in una lunga intervista a The Athletic. Ha parlato della sua scelta di trasferirsi in Arabia Saudita, del suo ultimo anno a Marsiglia, delle motivazioni che lo hanno portato a lasciare l’Arsenal e soprattutto del trauma che ha coinvolto tutta la sua famiglia a causa di una rapina subita in casa a Barcellona: “Non ho dormito per mesi, i miei figli non vogliono più tornare in Spagna”

Aubameyang ha rilasciato una lunga e toccante intervista a The Athletic, che lo ha raggiunto nella sua nuova avventura in Arabia Saudita con l’Al Qadsiah, neopromossa terza in classica in Saudi Pro League alle spalle dell’Al Hilal e dell’Al Ittihad, ma davanti all’Al Nassr di Cristiano Ronaldo: “Ho scelto di venire in Arabia pensando solo al calcio. Rispetto le opinioni e le visioni di tutti, ma quando sei un calciatore ti focalizzi solo sulle questioni sportive”. L’intervista, che ha ripercorso tutti gli ultimi anni di carriera dell’attaccante, è iniziata e si è focalizzata a lungo su un episodio avvenuto verso la fine della sua avventura a Barcellona, poco prima che si chiudesse il calciomercato estivo e approdasse al Chelsea, una rapina subita in casa con la sua famiglia: “Ero con mia moglie, i miei due figli piccoli, mia cognata, mia cugina e il suo fidanzato. All’improvviso mio figlio mi viene a dire che c’erano degli uomini in casa, mia moglie inizia a urlare dicendo che avevano una pistola. Ho preso una grossa bottiglia per affrontarli”. L’eroismo però ha lasciato presto spazio alla ragione: “Mi hanno detto di sedermi, ma non l’ho fatto. Un uomo con dei guanti di metallo ha iniziato a colpirmi in faccia e mi ha rotto la mascella. I miei genitori mi hanno insegnato a farmi trovare sempre pronto, ma quando c’è la tua famiglia cambia tutto. Ho mostrato loro quello che potevano prendere, gioielli, orologi e altri oggetti di valore”. Le conseguenze materiali sono però state nulle rispetto a quelle psicologiche: “Mio figlio più piccolo per un anno non ha voluto dormire da solo. Io anche ho avuto degli incubi, restavo sempre sveglio molte notti per la paura e non riuscendo a dormire non ero in grado nemmeno di dare il meglio sul campo”. Infine, l’ammissione: “Se avessi parlato subito di questo episodio con uno psicologo, forse lo avrei superato prima. Invece mi sono tenuto tutto dentro, ero semplicemente perso. Ho ancora quella casa a Barcellona, ma non abbiamo mai il coraggio di tornarci. Addirittura i miei figli potevano andare lì in gita scolastica, ma si sono subito rifiutati”.

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“Non chiederò mai scusa ad Arteta”

Aubameyang è tornato anche sul suo travagliato addio all’Arsenal nel gennaio 2022, complici i pessimi rapporti con Arteta: “Mi aveva convinto pochi mesi prima a rinnovare il contratto, io volevo andarmene e successivamente ho capito di aver commesso un errore nel lasciarmi convincere”. Una serie di ritardi creò una frattura tra i due: “Mi escluse da un derby contro il Tottenham. Volevo piangere, ma chiesi scusa alla squadra il giorno dopo e ogni cosa sembrava essersi sistemata, invece…”. In un’altra situazione Aubameyang ha rifiutato di chiedere scusa: “Mia madre ebbe un ictus nel 2020, una situazione che mi ha angoscato molto. Decisi di portarla dalla Francia a Londra per delle visite mediche e invece di tornare una sera, tornai la mattina successiva, ma in tempo per la riunione di squadra. Dopo di quella, Arteta mi prese da parte, iniziò a urlare e a dirmi che gli avevo dato una coltellata nella schiena. Non posso perdonarlo e chiedergli scusa, sapeva il motivo del mio viaggio altrimenti non mi avrebbe mai dato il permesso”. Il trasferimento al Barcellona fu una conseguenza logica: “Pensavo che non mi sarei più mosso, invece la sera mio padre disse che dovevamo andare a svolgere le visite mediche e pensai che finalmente potevo evadere da quella prigione“.

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“In De Zerbi vedo qualcosa di diverso, può avere successo”

Aubameyang, che ha regalato gli ultimi successi all’Arsenal con la conquista della FA Cup e del Community Shield nel 2020 (con Arteta in panchina), è ancora molto legato ai Gunners: “Voglio bene ancora all’Arsenal e ai tifosi, anche se poi sono andato al Chelsea“. Il grande tradimento è avvenuto nell’estate 2022: “Al Barcellona ho trascorso i momenti migliori della mia carriera, rapina a parte, ma volevo di nuovo sentirmi indispensabile e amato”. Ai Blues lo voleva Tuchel, suo ex allenatore ai tempi del Borussia Dortmund: “Giocai malissimo al debutto, avevo al volto una maschera protettiva per le conseguenze della rapina. Al termine di quella partita venne esonerato Tuchel, ma già prima lo avevo visto diverso da come lo ricordavo”. Dopo il tedesco il rapporto non decollò con Tuchel e Lampard: “La scelta di non farmi giocare veniva dai piani alti. Da una parte meglio così, avevo bisogno di una pausa e il non giocare quasi mi aiutò“. A Marsiglia si è rigenerato e, prima dell’Arabia, ha incrociato la sua traiettoria con quella di De Zerbi: “Con lui ho svolto solo pochi allenamenti, ma mi ha colpito molto. Vede il calcio in maniera diversa e vive per quello, mi ricorda molto sia Arteta che Tuchel”.



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