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Il Commissario per il clima Hoekstra: «La revisione delle sanzioni lederebbe la concorrenza». La revisione del bando al 2035 per benzina e diesel non sarà anticipata
La Commissione Ue non intende cancellare le multe previste per le case automobilistiche le cui flotte non rispetteranno i nuovi limiti di emissione scattati nel 2025. Lo ha confermato il neo-commissario al Clima, Wopke Hoekstra, rispondendo a un’interrogazione presentata da diversi parlamentari europei, preoccupati che le eventuali sanzioni miliardarie aggravino la crisi dell’industria dell’auto europea.
I nuovi limiti
A partire dal 2025 le flotte dei costruttori in Europa dovranno raggiungere emissioni medie di 93,6 g CO2/km. Questo significa che le case potranno continuare a vendere vetture benzina e diesel ma per restare nei limiti dovranno aumentare la quota di veicoli ibridi ed elettrici. Ciò ha sollevato le critiche dei gruppi riuniti nell’Acea, secondo cui il mercato non è pronto alla svolta perché le immatricolazioni di auto a batteria stentano a decollare in molti Paesi. Di conseguenza, sostiene la lobby dei costruttori europei, le case si troveranno dinanzi a due alternative, entrambe poco desiderabili: pagare le multe e ridurre gli investimenti oppure tagliare la produzione dei veicoli endotermici con inevitabili ricadute sull’occupazione.
La posizione di Bruxelles
Pur consapevole di questi timori, Hoekstra difende la misura e ne fa una questione di concorrenza. La Commissione Ue «è consapevole che alcuni costruttori di auto sono preoccupati di non raggiungere il proprio obiettivo per le emissioni per il 2025» ma «diversi altri importanti costruttori sono fiduciosi e si oppongono alla modifica del quadro: la modifica delle norme» sulle multe «causerebbe una distorsione delle condizioni di parità e porrebbe tali produttori in posizione di svantaggio competitivo». In altri termini, la revisione di obiettivi fissati dalla Ue finirebbe per danneggiare i costruttori che hanno investito tanto e per tempo per prepararsi all’appuntamento del 2025.
Il no di Tavares
Le parole di Hoekstra – che ha anche respinto la richiesta dell’Italia di anticipare al 2025 l’eventuale revisione del bando a benzina e diesel previsto nel 2035 – riecheggiano quanto sostenuto dall’ormai ex ceo di Stellantis, Carlos Tavares. «Sarebbe surreale cambiare ora le regole europee» sulle emissioni di CO2 ha detto lo scorso ottobre il manager portoghese, rispondendo indirettamente alle rimostranze dell’Acea (di cui fino a pochi giorni fa Stellantis non era membro). «Tutti conoscono le regole da molto tempo, tutti hanno avuto il tempo di prepararsi e quindi adesso si corre».
La mossa di Stellantis
Non è chiaro se sia frutto del cambio di strategia deciso dal numero uno ad interim di Stellantis, John Elkann, ma la corsa porterà probabilmente Stellantis nelle braccia di Tesla. Stellantis e altri costruttori come Toyota, Mazda e Ford hanno infatti comunicato alla Commissione Ue l’intenzione di formare un «fondo comune di emissioni» con Tesla. In altri termini, i membri del gruppo potranno bilanciare le loro emissioni in eccesso con quelle di Tesla che, vendendo solo veicoli elettrici, sono pari a zero.
I guadagni di Tesla
Ovviamente, Tesla non svolgerà questo ruolo di pulizia gratuitamente. Gli altri gruppi dovranno infatti pagarle i cosiddetti certificati di emissione. Quanto ogni casa sborserà si potrà sapere solo nel 2026, con la pubblicazione dei bilanci del 2025. Quel che è certo è che le normative sulle emissioni europee hanno sinora reso bene al costruttore texano: dal 2009 al 2024 Tesla ha guadagnato oltre 11 miliardi di dollari vendendo crediti verdi ai suoi concorrenti.
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