La copertina del numero di Charlie Hebdo uscito dopo l’attentato. Foto Getty.
Il 7 gennaio 2025 segna il decimo anniversario dell’attentato terroristico alla sede di Charlie Hebdo. Un evento che ha sconvolto il mondo e scosso profondamente i valori di libertà d’espressione e democrazia.
La storia di Charlie Hebdo e le vignette satiriche su Maometto
Charlie Hebdo nasce nel 1970 come rivista satirica, figlia dello spirito contestatario del maggio ‘68. Fondata da un gruppo di vignettisti e scrittori, tra cui Georges Wolinski, François Cavanna e Henri Roussel, la rivista si pone come una voce irriverente, pronta a sfidare autorità politiche, religiose e culturali senza timori. Dopo una pausa negli anni ‘80, la pubblicazione riprende nel 1992 con un rinnovato spirito polemico. Simbolo di un giornalismo libero, Charlie Hebdo ha spesso sollevato polemiche per il suo stile provocatorio, in particolare per le vignette satiriche su figure religiose, tra cui Maometto. Già nel 2011 la sede era stata distrutta dal lancio di bombe Molotov. In quel caso (notte tra l’1 e il 2 novembre) a far scattare l’attacco era stato la copertina del giornale che sarebbe uscito proprio quel giorno. Con lo strillo 100 frustate se non muori dalle risate e il titolo Charia Hebdo. Il riferimento era alla vittoria dei fondamentalisti islamici in Tunisia.
Cosa successe il 7 gennaio 2025: l’attentato
La mattina del 7 gennaio 2015, alle 11,30 circa, due uomini armati, i fratelli Chérif e Saïd Kouachi, entrarono nella redazione di Charlie Hebdo, nel XI arrondissement di Parigi. Armati di fucili d’assalto, uccisero 12 persone e ne ferirono 11. L’attacco era una ritorsione per le vignette su Maometto pubblicate dalla rivista. L’attentato, conclusosi con la fuga dei due assalitori, scatenò un’ondata di indignazione globale.
Le immagini di persone in lutto con cartelli “Je suis Charlie” divennero il simbolo di solidarietà verso le vittime e di difesa della libertà d’espressione. L’8 gennaio 2015, a Montrouge, Amedy Coulibaly uccise una poliziotta e ferì un agente, rivelandosi poi legato ai fratelli Kouachi, responsabili della strage a Charlie Hebdo. Il 9 gennaio si barricò nel supermercato kosher Hypercacher a Parigi, uccidendo quattro ostaggi in un attacco antisemita. Nello stesso giorno, le forze speciali uccisero Coulibaly e i fratelli Kouachi in due irruzioni simultanee. Ponendo fine a una drammatica ondata di violenza terroristica in Francia.
Una delle manifestazioni organizzate in tutta la Francia nei giorni successivi all’attentato. Foto Getty.
Chi furono le vittime dell’attentato a Charlie Hebdo
In tutto le vittime furono 12. Tra di loro, spiccano grandi nomi della satira francese: il direttore di Charlie Hebdo Stéphane Charbonnier, noto come Charb. Ivignettisti Cabu, Wolinski, Tignous e Honoré; l’economista Bernard Maris. E la psichiatra Elsa Cayat, unica donna uccisa nell’attacco.
Oltre ai membri della redazione, tra i morti ci furono un addetto alla manutenzione, un ospite della redazione e due poliziotti, uno dei quali, Ahmed Merabet, è stato ucciso mentre cercava di difendere l’edificio.
L’attentato a Charlie Hebdo ha portato a una discussione globale sulla sicurezza, sul terrorismo e sui limiti della libertà di espressione. In Francia, ha innescato una serie di riforme per combattere la radicalizzazione e proteggere i giornalisti, ma ha anche alimentato tensioni sociali e dibattiti sull’islamofobia. L’evento ha ricordato al mondo l’importanza di difendere i valori democratici, ma ha anche posto interrogativi su come bilanciare sicurezza e diritti civili in un contesto sempre più polarizzato.
La “profezia” di Michel Houellebecq
Un elemento singolare legato a quel periodo è il ruolo dello scrittore Michel Houellebecq. Il suo romanzo Sottomissione, pubblicato il giorno dell’attentato, immagina una Francia futura governata da un partito islamico. Il libro, pur non legato direttamente agli eventi, è stato oggetto di dibattiti per la sua capacità di intercettare le paure e i cambiamenti della società. Dopo l’attacco, il livello di allerta terroristica nell’area fu innalzato, e lo scrittore Houellebecq venne posto sotto protezione della polizia. Per precauzione, i locali della casa editrice Flammarion, responsabile della pubblicazione del suo romanzo Sottomissione, furono evacuati. Il romanzo era stato protagonista dell’ultima copertina di Charlie Hebdo, accompagnato da una recensione favorevole.
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