Guerra, ambiente e incertezza pesano sul sentiment degli italiani

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Il 2025 all’insegna dell’insicurezza secondo le rilevazioni dell’Ufficio studi Coop. Incidono soprattutto i conflitti in corso ma non tutto è buio

Ucraina, Gaza e le altre guerre, la rielezione di Donald Trump in Usa, il rallentamento della crescita europea. Ecco ciò che preoccupa gli italiani all’alba del 2025. Per il 40% di loro la parola dell’anno è “preoccupazione”, “insicurezza” per il 25% e “inquietudine” per il 21%. Queste sono le rilevazioni dell’Ufficio studi Coop, frutto di due indagini condotte nel dicembre 2024, la prima su un campione di popolazione, grazie alla collaborazione con Nomisma, e la seconda su una community di esperti sul portale italiani.coop.

Guerre, ambiente, tensioni geopolitiche in cima alle preoccupazioni

Come si diceva preoccupano più di 8 italiani su 10 le guerre, le tensioni geopolitiche (dice il 76%) e i cambiamenti climatici (71%). Il tutto avviene in un momento in cui l’Unione europea, sostiene il 60% dei manager intervistati, è destinata a indebolirsi, mentre 8 manager su 10 (il 77%) credono che potrebbe essere necessari dei dazi per proteggersi dalle politiche statunitensi e cinesi. Pessimiste sul 2025 in prevalenza le donne, i baby boomers e i ceti meno abbienti. Elementi che delineano un clima sociale a tinte più fosche rispetto al 2024, quando “serenità” e “accettazione” erano le parole d’ordine.

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Manager alle prese con il rallentamento nella crescita

La frenata dell’Ue (Italia compresa) è un dato di fatto con cui i manager intervistati fanno i conti. Inoltre, i responsabili aziendali ipotizzando nei prossimi 12 mesi un ulteriore rallentamento, indicando una crescita del Pil appena di solo lo 0,5% (meno del +0,8% ipotizzato dall’Istat).

2025 in chiaro/scuro

2025 nero? Non proprio. Infatti la parola dell’anno sarà “curiosità” secondo il 28% degli intervistati, “fiducia” per il 23% e ottimismo per il 22%. Esprimono aspettative in qualche modo positive la maggior parte, il 52%, superando di misura chi guarda con pessimismo ai prossimi 12 mesi. Gli italiani che credono che i consumi cresceranno sono il 6% più di quelli che prevedono un loro calo e le famiglie che immaginano di fare meno rinunce sono il 10% in meno rispetto al 2024. I manager vedono opportunità, legate all’efficienza operativa, all’innovazione tecnologica con il ricorso all’Ai e a una rinnovata attenzione al capitale umano (crede quasi un manager su due).

Italiani formichine, prima le spese essenziali

In un quadro incerto i connazionali concentreranno le spese su bollette e utenze (per le quali quanti pensano di spendere di più superano del 26% quanti credono che pagheranno meno). Rinviati (forse al 2026) i grandi acquisti. Solo il 9% pensa di comprar casa nei 12 mesi, mentre è il 14% la percentuale di ristrutturerà. Calano le intenzioni di acquisto di smartphone, superato da piccoli elettrodomestici per la casa. Per i manager la previsione di crescita di spesa delle famiglie italiane nel 2025 si ferma a un +0,7% (a fronte di una previsione Istat di +1,2%).

Buoni propositi

Nel 2025 gli italiani dichiarano di voler stare di più con la famiglia nel 75% dei casi (sono il 25% in più rispetto a un anno fa), che è una priorità per il 69%, senza però dimenticare il successo e la realizzazione di sé scelti dal 16%. D’altronde sposarsi e fare figli sono nei programmi di solo il 6% degli intervistati (il 4% tra i 18-29enni).

Mens sana in corpore sano (ma occhio al portafoglio)

Gli italiani che pensano di pagare di più per la salute fisica sono il 24% più di chi crede nell’opposto: è una priorità per il 59% del campione. Coloro che consumeranno cibo in casa sono il 21% più di chi prevede di uscire a cena e pranzo. Oltre allo sport, svetta tra le tendenze in crescita quella di fare escursioni nella natura e leggere più libri e riviste, che aiutano a curare il benessere psichico, elemento centrale per il 56% del campione. In cucina, il 71% privilegerà piatti dalle lunghe preparazioni a discapito dell’acquisto di piatti pronti, mentre il cibo preferito sarà salutare (per il 66%), semplice (53%) e tradizionale (51%). Nel 2025 preferiremo diete con un più verdure (31%), frutta (28%) e pesce (23%). Appaiono in calo le intenzioni di consumo di salumi (33%), dolci (29%), carni rosse (29%) e bevande alcoliche (24%). Avanguardia di queste tendenze sono i giovani tra i 18 e i 25 anni. Dichiarano di voler acquistare nel 2025 cibo vegano o comunque di origine vegetale nell’85% dei casi contro il 70% degli over 26. Anche sulla tavola domestica pesano le differenze sociali ed economiche che si acuiscono in tutto il Paese, dove sono in crescita le previsioni di spesa delle classi più abbienti, mentre quelli con redditi più contenuti credono sacrificheranno frutta, verdura e pesce.

Andare a far la spesa nel 2025 tra discount e mdd

Quelle sopra elencate sono strategie che si traducono in intenzioni di acquisto, tema a cui prestano grande attenzione i manager della gdo. Nelle strategie di risparmio persiste il ricorso alla mdd, della quale il 29% aumenterà gli acquisti, e le pl cresceranno secondo la grande maggioranza (85%) dei manager. Le famiglie andranno di più al discount: sono il 24% in più coloro che ne faranno ricorso. A proposito di discount, l’84% dei manager prevede una ulteriore crescita del discount, dell’eCommerce (in miglioramento secondo il 57%) e dei drugstore (per il 35%). Sempre rimanendo in tema di store, l’88% del campione farà ricorso alle promozioni, mentre il 77% rinuncerà al superfluo. Per il 75% la convenienza sarà il vero driver della scelta. In gdo i manager food & beverage sanno che affronteranno un anno complesso, con una crescita prevista delle vendite a valore nel largo consumo confezionato di solo l’1,3% a/a. Sulle imprese potrebbe pesare il rischio di un aumento dei costi, oltre a dover sicuramente fare fronte al cambiamento dei modelli di consumo. Il tutto nell’incognita di cosa la nuova presidenza statunitense significherà per il commercio italiano ed europeo.





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