L’intervento dal Plus Valore antropologico di Bachisio Bandinu valorizza ulteriormente la mostra dell’arte biennale d’arte e letteratura al Museo del costume

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La mostra dell’Ottava Biennale d’Arte e Letteratura “LUMEN” – curata da Eugenia Cervello e che ha stimolato la creatività di 33 artisti nello sviluppo del tema “Psicogenesi – La Maschera e l’Ombra” – nella giornata conclusiva dell’evento, ospitato nelle sale di esposizione temporanea del Museo del Costume di Nuoro, ha registrato il plus valore di un incontro di studi con la relazione dell’antropologo e scrittore Bachisio Bandinu.
La giornata inaugurale, 8 dicembre 2024, era stata caratterizzata dagli interventi del presidente ISRE Stefano Lavra, dal direttore del polo museale ISREMUSEI Efisio Carbone e della ideatrice-curatrice Eugenia Cervello, in un gremito Auditorium “Giovanni Lilliu” e con la partecipazione degli artisti espositori: Renato Bugiotti, Michela Capra, Elisa Carrone, Nietta Condemi De Felice, Maria Conte, Francesca Cossellu, Pietro Costa, Patrizia Crisponi, Salvo Deiana, Gianni Delogu, Giusi Delogu, Vima Demuro, Maria Antonietta Fois, Mario Fois, Vasyl Lyalyuk, Maria Rita Mainas, Giuseppe Manca, Marzia Masala, Raffaella Murgia, Rosetta Murru, Serafina Olianas, Irene Piccinnu, Virgilio Piras, Pietro Paolo Piredda, Cristoforo Puddu, Mariella Rosu, Maria Carmen Salis, Sabrina Salis, Maria Rita Sanna, Daniele Sitzia, Sabina Vargiu, Antonietta Zizi, Pasqualina Zizi. Il presidente dell’ISRE, nell’evidenziare il successo delle attività dell’Etnografico, ha ringraziato la comunità di artisti che hanno caratterizzato il
periodo delle festività ed impreziosito il percorso museale ed espositivo con la mostra temporanea dell’associazione Lumen.
La dottoressa Eugenia Cervello ha offerto nuovi spunti di lettura della mostra con riflessioni sul linguaggio segnato da luci e ombre, sul binomio espressivo di interiorità ed esteriorità, sull’essenza del subconscio e sulla dimensione umana da leggere ed interpretare “con l’ombra della coscienza”.
L’intervento del dottor Efisio Carbone, contestualizzando la mostra della Biennale e considerando l’arte della contemporaneità come la chiave antropologica di accesso al recupero dei contenuti, ha trovato i collegamenti con l’arte manifestata da esempi illustri, Francesco Ciusa e Maria Lai, che hanno salvaguardato e preservato la ritualità-gestualità della tradizione e il mistero dell’ombra.
Il professor Bachisio Bandinu, dopo aver espresso un plauso per l’ iniziativa di sinergico impegno sviluppato con il progetto artistico-creativo “Psicogenesi – La Maschera e l’Ombra”, ha ridefinito in una sintesi antropologica la valenza significante della maschera (sa caratza) in ambito generale e nella specificità sarda.
Nella relazione “magistrale” ha innanzitutto analizzato la necessità individuale di mascherarsi per perseguire una condizione di libertà e di “assenza nella presenza” o nel bisogno di identificazione come personaggio rappresentativo in una carnevalesca inversione di ruoli col camuffamento. Altra cosa sono i significati riproposti attraverso le maschere tragiche della Sardegna (Mamuthones, Merdules, Tzurpos, etc.), che appartengono ad una religione arcaica ed esprimono un vissuto reale di ripresentazione, sempre nuova ed inedita, della comunicazione con gli dei ed all’interno di una ritualità consacrata e di metamorfosi ( es.: “su boe muliache è un animale-dio”, creatura mutaforma rappresentata graficamente dell’artista Rosetta Murru per le pubblicazioni della Newton Compton). L’ammaliante percorso, roposto dall’antropologo e con frequenti riferimenti alla nota studiosa-ricercatrice olianese Dolores Turchi, ha sviluppato tutte le scansioni di una ritualità a contatto con la natura e nel senso di ferinità; una metamorfosi al di fuori dell’humanitas, che procede verso la feritas e culmina nell’atto finale di ripresentazione e proiezione della divinità come forza libera.
Una comunicazione d’interesse circolare che ha coinvolto ed interessato il pubblico ed ha visto gli interventi di amministratori (Mario Sanna, vicesindaco di Bitti), docenti (prof. Siotto) e artisti (il sardo-molisano Mimmo Bove).
Tante le suggestioni e riflessioni sulla ritualità agraria con il rinnovarsi delle tradizioni, comunitariamente ed intensamente vissute, nel segno di ritualità ancestrali che legano uomo-maschera-ombra. La ripresentazione delle maschere e il “fare festa” custodisce il segno dell’ancestrale sacralità e l’identità del paese-comunità.

Cristoforo Puddu

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