La sinistra trainata da Giuseppe Conte corre sullo stesso binario di Matteo Salvini, e tutti insieme corrono a ricevere la benedizione di Papa Francesco. Pace, pace, pace. “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, cantava Pierre a Sanremo alla fine degli anni Sessanta. Putin mette granate e proiettili da 125 mm, squadriglie di droni che bombardano la popolazione civile, distruggono le centrali elettriche per lasciare al freddo i civili, ma il Papa parla del genocidio, proprio così, del genocidio compiuto da Israele a Gaza. È un Occidente distopico quello che avanza sulla scena. Comunità confuse, élites politiche e finanziarie che si muovono senza una bussola, procedono alla cieca, gli occhi bendati alla realtà.
In tutto questo si cerca inutilmente una direzione, un punto fermo a cui aggrapparsi per alzare lo sguardo oltre il bailamme quotidiano e scrutare un pezzo di orizzonte. Nella disarticolazione delle relazioni internazionali prosperano pericolosamente le pulsioni dei sistemi autocratici, degli avversari della democrazia sempre più numerosi. Perché avversare la democrazia non significa soltanto dichiararsi contrari a essa, ma anche solo essere stanchi di viverci, fuggirla quando si manifesta un’occasione elettorale. Per rintanarsi dentro le mura domestiche, chiudersi la porta alle spalle e lasciare che siano altri ad occuparsi di prendere decisioni, assumersi responsabilità.
Non è un comportamento che riguarda le singole persone. La fuga dalle responsabilità è un tarlo che sta corrodendo anche il ceto politico, sempre più sospeso nel vuoto delle proprie decisioni. Chi le prende, qualunque esse siano, compie atti temerari che chiamano l’applauso o il rifiuto, la ripulsa quando non la denigrazione.
Accade con la vicenda del sistema di telecomunicazioni crittografate meglio noto come Starlink-SpaceX. È formato da una nutrita brigata di satelliti geostazionari, circa 600, in grado di assicurare la segretezza delle comunicazioni, particolarmente adatto, quindi, per le forze armate. Ha un limite: il suo proprietario è un privato cittadino, Elon Musk. Il quale è a sua volta portatore di un ulteriore limite: ama le forze politiche anti-sistema (non fa gran differenza se di ispirazione neo-nazista); non sopporta (eufemismo) l’idea che l’Europa possa diventare un soggetto politico sovrano; coltiva ottime relazioni con le autocrazie sparse ai quattro angoli.
Sembra, e in effetti è, un azzardo oltre ogni limite l’idea di trattare con un simile soggetto per affidare alla sua società Starlink le comunicazioni crittografate delle nostre forze armate. Carlo Calenda, come sempre tagliente, ha definito tale ipotesi “incompatibile” con la sicurezza nazionale essendo Musk “un pazzo fuori controllo”. Mettendo da parte gli epiteti, non si può certo negare la natura quanto meno stravagante di un simile soggetto. Pensiamo alla circostanza, registrata dall’informazione come notizia minore ma minore non è, per cui a un certo punto dei cruenti bombardamenti quotidiani dell’esercito russo contro i civili ucraini, Musk ha deciso di punto in bianco di togliere la connessione a Starlink delle comunicazioni fra le truppe ucraine.
Motivi per tenersi alla larga da un simile personaggio non mancano certamente. Però, però … chiudere la porta a Musk è risolvere la metà del problema. L’altra metà consiste nel trovare un’alternativa valida, spendibile in tempo utile, e praticabile. Se un appunto può essere mosso alla presidente Meloni, ma non solo a lei bensì a molti leader europei, è aver cercato fuori dall’Unione la risposta a problemi che riguardano tutti e che tutti insieme dovrebbero affrontare per cercare una risposta comune. Se ogni singolo Paese cerca la “propria” soluzione, ciò significa che si avranno 27 risposte diverse allo stesso problema, con il che avviando la disgregazione dell’Unione, già abbastanza lesionata dalla guerra in Ucraina. Può essere questo l’obiettivo di Elon Musk, ma c’è da dubitare che sia anche di Donald Trump. Al prossimo presidente americano si possono imputare scelte più o meno discutibili ma non che manchi di senso politico o della percezione del momento. Troppe cose sono state date per scontate, come il suo sicuro abbandono di Zelenski al proprio destino.
Colpisce, in un quadro internazionale in così rapida evoluzione, con tutte le incognite del caso, l’afasia che ha colpito la sinistra italiana e il Pd che ne è il soggetto principale. Ogni sforzo della Schlein sembra indirizzato a tenere insieme posizioni le più diverse e in più di un caso contrastanti. Il sostegno all’Ucraina, per dire, si è fatto via via più sfumato, o se si vuole più articolato, con l’obiettivo di tenere Conte e i Cinquestelle sulla stessa linea. Per il resto, dal dramma di Gaza e degli ostaggi in mano ad Hamas, come della questione Musk, dal Pd arriva un brusìo, un rumore di fondo da cui affiorano con chiarezza poche parole, “pace” è quella più frequente. Come raggiungerla, come assicurarla attraverso una politica di sicurezza europea che necessariamente passa attraverso un piano comune di riarmo, non si ode neanche una sillaba.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link