SOS aggressioni a medici e infermieri. Violenze cresciute del 40% in 5 anni

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Le violenze contro il personale sanitario rappresentano una piaga che sembra non volersi rimarginare. Bilanci di fine anno confermano che aggressioni fisiche e insulti verbali continuano a funestare soprattutto i Pronto soccorso, ma nessuna area dell’assistenza è priva di rischi. Diciottomila le aggressioni a danno degli operatori sanitari in un anno (dati Enpam-Eurispes) con un aumento del 38% negli ultimi 5 anni, segnala Foad Aodi, presidente di Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), Umem (Unione Medica Euromediterranea) e Movimento Internazionale Uniti per Unire. Il 42% dei professionisti sanitari – sono ancora dati Amsi– denuncia (in maggioranza donne) di essere stato almeno una volta nella propria attività vittima di aggressioni fisiche o psicologiche. «Nel 2024 le violenze fisiche e psicologiche, in Italia, contro medici e infermieri e altri professionisti sanitari, sono aumentate del 33%. In Europa l’aumento è stato del 32%, nel mondo il picco è stato del 39%» conclude Aodi.

E il 2025 non è iniziato in modo diverso. D’altra parte, osserva Alessandro Riccardi, presidente della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza (Simeu), «durante le feste la situazione è sempre critica. Non si riescono a trovare i posti nei reparti, ed è evidente che chi ha bisogno di assistenza si trova in difficoltà, con un’assistenza non adeguata».

A Capodanno, all’ospedale Villa San Pietro, sulla via Cassia a Roma, i carabinieri hanno arrestato una donna di 54 anni, che aveva colpito con uno schiaffo una dottoressa perché riteneva che la figlia 15enne non fosse stata adeguatamente assistita. Lo stesso giorno all’ospedale di Cisanello, a Pisa, un 40enne – apparentemente in preda ai fumi dell’alcol – ha aggredito due infermieri ed è stato arrestato dai carabinieri per lesioni personali aggravate.

Il 2 gennaio a Roma una donna di 42 anni, senza dimora, è stata arrestata al Pronto soccorso dell’ospedale Pertini per avere aggredito a calci e pugni un’infermiera e un’operatrice socio-sanitaria, lamentando il mancato ricovero. Alla donna, in apparente stato di agitazione, è stata contestata l’interruzione di pubblico servizio e le lesioni al personale sanitario.

La sera di venerdì 3, secondo quanto segnalato su Facebook dal gruppo “Nessuno tocchi Ippocrate”, all’ospedale Maresca di Torre del Greco (Napoli) il personale del Pronto soccorso «è stato aggredito dai parenti di un paziente, solo verbalmente con offese e minacce». Le forze dell’ordine hanno identificato i responsabili.

Molta impressione ha destato l’aggressione subita da due pediatri a Catania il 3 gennaio. Un uomo che accompagnava un bambino si è finto medico, forse per cercare di accelerare il ricovero. Quando un pediatra si è accorto dell’inganno e ha chiesto spiegazioni al finto collega, al genitore del bambino e a una terza persona presente, è stato colpito con un pugno, e poi con calci. Aggredito anche un collega che era intervenuto in sua difesa. Il gruppo degli aggressori si è poi dileguato

Domenica 5 al Pronto soccorso dell’ospedale di Pescia (Pistoia) una donna è stata arrestata dopo aver colpito un medico con un violento calcio. E ancora lunedì 6 una donna di 67 anni, dopo essersi rifiutata di abbandonare l’ospedale di Tortona (Alessandria) dove era stata curata, ritenendo di dover essere sottoposta a ulteriori accertamenti non opportuni secondo i medici, ha aggredito e insultato il personale sanitario. La donna, in evidente stato di alterazione, è stata denunciata dai carabinieri.

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Eppure è improprio parlare di emergenza, quasi fosse una novità. Sin dal 2020 la situazione era parsa allarmante, visto che fu approvata la legge 113 per inasprire le pene nei confronti di chi si rende responsabile di violenze e aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari. Era seguita l’istituzione, nel febbraio 2022, dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps). Sono state poi avviate campagne di comunicazione con lo slogan: “la violenza non ti farà stare meglio, loro sì”. Infine lo scorso anno è stata approvata la legge 171/2024, che prevede la possibilità di arresto in flagranza differita per aggressioni a danno di operatori sanitari e servizi di sicurezza complementare, nonché arresto e multe in caso di danneggiamenti. Una legge salutata con generale favore dal mondo dell’assistenza medica e infermieristica, che però chiede anche ulteriori misure di sicurezza, come un numero maggiore sia di presidi di polizia nelle strutture sanitarie, sia di impianti di videosorveglianza.

Osserva ancora Foad Aodi: «Urgono interventi immediati per salvaguardare la sicurezza dei professionisti sanitari, non bastano solo la solidarietà e le dichiarazioni sterili, ognuno deve fare bene il suo ruolo fino in . Serve un piano straordinario per ripristinare la fiducia tra cittadini e operatori sanitari, garantendo la sicurezza di chi è in prima linea per la salute pubblica». E aggiunge: «La carenza di personale, le lunghe attese e la pressione sugli ospedali creano un terreno fertile per la tensione e la violenza. Ma è anche una questione di percezione: il rapporto di fiducia tra i cittadini e il sistema sanitario si è indebolito».

Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione nazionale dei medici di medicina generale (Fimmg), osserva che «nel momento in cui i medici sono sempre meno, il cittadino percepisce una minore risposta ai propri bisogni in momenti in cui l’emotività può essere particolarmente intensa. Questo ovviamente non giustifica in nessun modo un’aggressione ma non si può non tenerne conto quando si valutano le cause del problema».





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