Due interviste a confronto, prima e dopo la bufera. Ecco perché la presidente della Regione Sardegna rischia la poltrona per le violazioni sul finanziamento alla politica. La replica: ecco cosa intendevo dire in quell’intervista
«Ho pagato la campagna elettorale anche di tasca mia». Ma poi: «Io personalmente non ho sostenuto alcuna spesa». Nelle stanze della Regione Sardegna c’è un video che rimbalza senza sosta, da una chat all’altra, ed è arrivato fino al Parlamento. Un montaggio di 36 secondi in cui Alessandra Todde si contraddice (palesemente) in due interviste in tv, confermando la contestazione chiave del Collegio regionale di garanzia elettorale, organo della Corte d’Appello che verifica il rispetto della legge da parte dei candidati. Una contraddizione, quella dello scandalo sulle spese elettorali, che ora rischia seriamente di far saltare la poltrona della governatrice, ex viceministra ed esponente di punta del M5S.
Il 10 marzo 2024, intervistata a Piazza Pulita su La7 e fresca di trionfo alle Regionali in Sardegna come simbolo del «campo largo vincente», Todde la mette così: «Potrei vivere di altro. Ho comunque la mia professione. Mi piace lavorare, mi piace l’impresa. Mi sono pagata anche gran parte di questa campagna elettorale, per esempio, e questa è egualmente una grande libertà». È questa, sull’onda della politica «anticasta» del Movimento, l’ammissione che potrebbe costarle il posto da governatrice della sua terra. Perché la legge prevede procedure rigide per normare candidature e raccolta fondi per finanziare la campagna elettorale. In primis, obbligatoriamente, deve essere nominato un mandatario elettorale, cioè «l’unico soggetto deputato alla raccolta fondi per la campagna elettorale». Figura che Todde non ha mai nominato. Ma soprattutto: un candidato, anche nel caso di un semplice consigliere regionale, non può pagare di tasca propria la campagna, come invece spiegò la medesima Todde a «Piazza Pulita». Tanto che nelle 10 pagine del provvedimento del Collegio di garanzia elettorale vengono contestate fatture intestate direttamente a Todde, come l’affitto di un cinema per un evento in vista delle elezioni del 25 febbraio 2024.
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La contraddizione, nel video, si palesa così. «Ci sono strafalcioni sulle spese elettorali, cosa è successo?», le chiede una giornalista del Tg1 lo scorso 4 gennaio. E Todde risponde l’opposto del marzo 2024: «Su questo non entro nel merito, lo faranno gli avvocati. Vedremo quello che è stato contestato. Io posso dire personalmente che siccome le mie spese sono state gestite da un comitato elettorale e io personalmente non ho sostenuto alcuna spesa, sono forte di questo».
Todde, in merito a quanto affermato a Piazza pulita, vuole però fare delle precisazioni. Cosa intendeva quando affermò che «ho pagato la campagna anche di tasca mia?». «Significa che ho accettato contributi dal mio partito e dalla mia coalizione e piccole donazioni da privati cittadini. Quindi non avevo prima e non ho oggi alcun favore da restituire – dice la governatrice al Corriere -. E che ho costruito il mio percorso politico, nel tempo, usando risorse personali. La credibilità con i cittadini non si costruisce soltanto negli ultimi due mesi di campagna elettorale, periodo in cui bisogna rendicontare. Un esempio? La sede che è stata usata per la coalizione era il mio ufficio da parlamentare da gennaio 2023, quando non si parlava neanche della candidatura a presidente della Regione. La utilizzavo per fare incontri e verificare gli effetti della mia azione sul territorio. Un percorso di questo genere si programma nel tempo, si costruisce nei mesi e non si improvvisa. Questo intendevo dire durante l’intervista».
Intanto in Sardegna, così come nelle sedi di M5S e Pd, la tensione è altissima. Ognuno valuta attentamente ogni mossa, perché la portata politica di questa bufera è nazionale. E il rischio di tornare alle urne è molto più di un’ipotesi. Ma si respira anche forte imbarazzo, tanto che la data della prossima seduta del Consiglio regionale non è stata minimamente ipotizzata. La patata bollente della procedura per la decadenza di Todde è ora in mano a Piero Comandini, politico navigato che si trova però in una posizione delicatissima: è infatti presidente del Consiglio sardo, ma anche segretario regionale del Pd in Sardegna. E nella gestione di questa bufera dovrà mantenere il suo ruolo super partes.
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