In Puglia non ci sono i soldi per riparare i danni della Xylella

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Negli ultimi anni migliaia di aziende agricole in Puglia hanno detto di aver perso una buona parte della loro produzione a causa della Xylella, un batterio che dal 2013 ha causato la morte e l’abbattimento di milioni di ulivi, soprattutto nella zona meridionale del Salento. Secondo l’assessorato regionale all’Agricoltura, si stimano danni nel complesso per oltre 1,5 miliardi di euro. I soldi stanziati in passato dal governo per risarcire le imprese agricole, però, sono finiti, nonostante manchino le risorse per finanziare la rimozione di piante potenzialmente attaccabili dalla Xylella, sostituendole con altre più resistenti. L’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia ha calcolato che servirebbero 222 milioni di euro: al momento ce ne sono soltanto 80.

L’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, la definisce una «tragedia». Spiega di aver chiesto nuove risorse al governo la scorsa estate ma di non avere ancora ricevuto una risposta. Nel frattempo il contagio continua a espandersi e le associazioni di categoria degli agricoltori temono il fallimento di centinaia di imprese.

Il batterio della Xylella arrivò in Salento, nel sud della Puglia, nel 2008, trasportato da una pianta di caffè proveniente dalla Costa Rica. È la causa del “disseccamento rapido”, una malattia che se colpisce gli ulivi li porta a non produrre più olive e a morire in poco tempo. Si trasmette da un albero all’altro grazie ad alcuni insetti vettori, e principalmente attraverso il Philaenus spumarius, noto con il nome comune di “sputacchina”. La sua presenza venne notata però solo nel 2013, quando in Salento molti ulivi cominciarono a morire per il disseccamento rapido, per cui non esiste una cura. Da allora il batterio ha continuato a diffondersi verso nord ed è arrivato anche in provincia di Bari.

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Salvatore Infantino, dirigente dell’Osservatorio fitosanitario della regione, dice che la «la Xylella è un disastro che va affrontato come se fosse un terremoto, quindi su più piani, da quello ambientale a quello sociale». Secondo Infantino «il fabbisogno del territorio e i danni sono molto superiori alle risorse stanziate finora». Infantino ha un punto di vista privilegiato per dirlo: tra le altre cose si occupa del monitoraggio che l’Osservatorio conduce sull’andamento della Xylella nella regione, che varia in base alla zona e alle sottospecie del batterio.

Tecnici dell’Agenzia Regionale Attività Irrigue e Forestali (ARIF) al lavoro in un uliveto per la Xylella a Ostuni, in Puglia, 2020 (Donato Fasano/Ansa)

Le principali sono tre: la Xylella fastidiosa pauca, che è diffusa dal 2013 ed è la più dannosa; la Xylella fastidiosa fastidiosa, che attacca più la vite dell’ulivo ed è stata trovata per la prima volta lo scorso febbraio in provincia di Bari; la Xylella multiplex, che attacca soprattutto ulivo e mandorlo. Secondo i numeri forniti dall’Osservatorio fitosanitario, nel 2024 sono state trovate 215 piante infettate da Xylella fastidiosa pauca su 60mila esaminate, 339 su 40mila infettate da Xylella fastidiosa fastidiosa, 619 su 37mila infettate da Xylella multiplex.

Da anni la Regione Puglia contrasta la diffusione del batterio facendo ripetuti controlli su ampie aree di territorio agricolo. Il “Piano d’azione per contrastare la diffusione di Xylella fastidiosa in Puglia 2024-2026” prevede zone dette «cuscinetto» e altre «di contenimento» a nord delle zone infette in cui vengono fatte analisi a campione sugli insetti vettori e, se è confermata la presenza della Xylella, su piante della zona. Per ogni sottospecie sono previste misure di contrasto diverse: nella maggior parte dei casi viene rimossa la pianta positiva al batterio e vengono abbattute tutte quelle a meno di 50 metri da quella infettata.

Infantino spiega che il monitoraggio mostra una forte diffusione della Xylella multiplex, di cui sono stati trovati molti casi positivi al confine con la Basilicata per i quali è stato previsto un monitoraggio rafforzato, e una diffusione limitata della Xylella fastidiosa fastidiosa nell’area di Triggiano, in provincia di Bari. Per quanto riguarda la Xylella fastidiosa pauca, nell’ultimo anno l’Osservatorio ha rilevato un rallentamento della propagazione del batterio: «La malattia, come noto, non si può curare né fermare. Cerchiamo di limitarla, sacrificando però le piante», dice Infantino.

– Ascolta anche: La Xylella spiegata bene e dall’inizio

Nel 2020 il governo approvò un piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia. Prevedeva diverse misure sia per contenere la Xylella sia per aiutare economicamente le aziende agricole danneggiate a rilanciare il settore. Nel complesso furono stanziati 300 milioni di euro. L’assessore Pentassuglia dice che le risorse date in gestione direttamente alla Puglia, 220 milioni di euro, arrivarono tra il 2021 e il 2022.

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Una delle misure più importanti, prevista dall’articolo 9 del decreto interministeriale, era dedicata al sostegno economico per le imprese agricole che avevano perso più del 30 per cento della loro produzione a causa della Xylella. In tutto per questa misura furono stanziati 120 milioni di euro: ogni azienda poteva richiedere il contributo partecipando a un avviso pubblicato dall’Agenzia regionale attività irrigue e forestali (ARIF) e la regione doveva quantificare i danni subiti da ciascuna. Pentassuglia dice che i 120 milioni sono stati tutti dati entro lo scorso giugno.

Nel frattempo la regione aveva aperto una nuova procedura, priva di copertura finanziaria, per capire quante altre fossero le aziende con i requisiti per accedere potenzialmente a nuovi contributi. «Con i fondi dello Stato abbiamo erogato contributi per i danni subiti e verificati fino al 2019. Dall’istruttoria aperta successivamente è emerso che servirebbero altri 75 milioni di euro per il 2020 e il 2021», dice Pentassuglia. Più nel dettaglio, oltre seimila aziende hanno risposto all’avviso della Regione, che aveva così calcolato che servissero 52 milioni di euro per il 2020 e 23 milioni di euro per il 2021. «Noi però non abbiamo questi soldi», prosegue Pentassuglia, che racconta di averne parlato con rappresentanti del governo in più occasioni la scorsa estate. Finora però l’assessorato regionale non ha avuto risposta.

Nelle ultime settimane si è scritto di questi 75 milioni di euro sulla stampa locale dopo che diverse associazioni di categoria avevano parlato di «disastro» per moltissime aziende agricole pugliesi nel caso in cui non fossero stati stanziati. Il segretario di Alpaa Puglia (Associazione sindacale di rappresentanza dei lavoratori e produttori agroalimentari), Antonio Macchia, dice che questi ristori sono urgenti ma sarebbero comunque solo una «boccata d’ossigeno». «Ci sono intere zone desertificate dalla Xylella, molte aziende specie medio-piccole hanno smesso di produrre del tutto con ricadute pesanti sulle comunità. Il rischio è che ne chiudano altre, in mancanza di liquidità», dice.

C’è un’altra misura per cui le risorse non bastano, secondo l’assessorato regionale. Complessivamente erano stati stanziati dal governo 40 milioni di euro, che erano poi stati raddoppiati dalla Regione (quindi in totale 80 milioni), da distribuire ai proprietari terrieri che avessero piantato nelle zone dove era diffusa la Xylella varianti di ulivi resistenti al batterio. Secondo numeri forniti dall’Osservatorio fitosanitario, per questa misura oltre 9.186 soggetti tra privati e aziende hanno chiesto contributi: per coprirle tutti sarebbero serviti circa 222 milioni di euro. Tra fine gennaio e inizio febbraio la regione presenterà un nuovo bando per la rigenerazione, che metterà a disposizione circa 60-70 milioni di euro.



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