non solo aviaria. A rischio il futuro di tutti.

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Il fallimento del sistema alimentare attuale e la tragedia per gli animali

Sessanta persone sono state infettate con il virus dell’influenza aviaria negli ultimi mesi in Stati Uniti e Canada. Una di loro, dopo aver contratto una forma grave di influenza aviaria H5N1, è finita sotto stretta osservazione da parte delle autorità sanitarie per osservare la mutazione del virus, ma è deceduta dopo un mese a seguito dello sviluppo di gravi sintomi respiratori.
Si tratta del primo decesso in USA.

L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce principalmente gli uccelli, sia selvatici che domestici, ma può infettare anche altri animali, tra i quali l’essere umano.

È possibile distinguere forme di influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI), che causano sintomi lievi negli uccelli e ad alta patogenicità (HPAI), in grado di provocare gravi epidemie con alta mortalità. Dopo la decisione di esecuzione (UE) 2024/2681, sulle misure di emergenza in relazione a focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità in alcuni Stati membri, l’Italia ha segnalato alla Commissione focolai di HPAI (Highly Pathogenic Avian Influenza) in alcuni allevamenti di polli in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. [QUI un nostro approfondimento sull’influenza aviaria.]

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NON SOLO AVIARIA
Ecco breve panoramica della situazione attuale in termini di malattie virali tra gli animali allevati in Italia, precisiamo che la blue tongue e la peste suina africana non sono zoonosi, non si trasmettono dunque all’essere umano, che è però un vettore del virus.

La blue tongue è un virus che colpisce tutte le specie di ruminanti, ma prevalentemente gli ovini, e presenta con una sintomatologia molto grave che può portare alla morte degli animali.
In Italia sono presenti oltre 4000 focolai, di cui la maggior parte in Sardegna. Negli ultimi dieci anni il nostro Pese è stata interessato dai sierotipi 2, 16, 1, 4. Più recentemente sono comparsi il sierotipo 3, presente in Sardegna e l’8, soprattutto in Piemonte, Lombardia, Calabria, Emilia-Romagna, Toscana, Sicilia, Liguria e Valle d’Aosta.
Questi ultimi due sierotipi sono molto più aggressivi dei precedenti, ma nonostante questo, dal 1° novembre 2024, le Regioni del Nord Italia condividono un protocollo che autorizza la movimentazione libera degli animali sensibili alla blue tongue sierotipo BTV-8, al fine di facilitare i flussi commerciali e supportare le attività zootecniche. Ancora una volta, quindi, la tutela degli animali passa in secondo piano rispetto agli interessi economici del comparto zootecnico.

La peste suina africana è, invece, un virus trasmissibile tra suidi che, nonostante le misure estreme e cruente attuate dallo Stato, e il dispiego di forze e soldi pubblici, continua a diffondersi. Ricordiamo che non è una zoonosi e non si trasmette all’uomo che ne è però un vettore. Questo ultimo aspetto impone un rigido rispetto delle misure di biosicurezza che spesso, però, non vengono seguite, in primis dagli addetti ai lavori all’interno degli allevamenti.

Nonostante ciò, i ristori che vengono dati dallo Stato mirano a coprire le perdite degli allevatori per danni derivanti dall’uccisione di maiali, dal mancato export e per implementare le misure di biosicurezza. I soldi pubblici compensano anche le ditte cui vengono appaltate le operazioni di uccisioni dei maiali, disposte in serie e sulla base del dubbio che gli animali possano avere la PSA, ma non sono mai destinati al finanziamento di alternative al modello alimentare attualmente insostenibile.

La mala gestio della peste suina africana in Italia è ormai evidente tanto che il commissario straordinario alla PSA Caputo si è dimesso nel mezzo della crisi di quest’estate, contestualmente dall’audit europea che rilevava fortissime criticità nella gestione italiana della malattia.

L’attuale commissario straordinario Filippini ha pubblicamente riconosciuto il ruolo del “fattore umano” nel contagio all’interno degli allevamenti, senza però mostrare lungimiranza, proseguendo con le misure drastiche e di uccisione degli animali.

Finora sono oltre 115 mila i maiali uccisi, anche se sani, perché potenzialmente esposti al virus della PSA che ha colpito gli allevamenti di maiali in Italia a partire dall’estate 2023, in particolare la Lombardia e la provincia di Pavia.

GLI ANIMALI: LE VERE VITTIME DI QUESTE MALATTIE VIRALI
Tra aviaria, blue tongue e peste suina africana, sono tantissimi gli ovicaprini, gli avicoli e i suini vittime delle misure “di eradicazione” ancor prima che delle malattie.

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Esseri senzienti uccisi in serie e in via preventiva, per tutelare gli interessi economici di un comparto, quello zootecnico, che sta collassando su sé stesso.

L’impatto del bollettino epidemiologico è stato definito “devastante” (non in termini di animali morti, ma in termini economici) da Coldiretti, che è subito tornata a chiedere finanziamenti ed indennizzi per gli allevatori colpiti. Tuttavia, la strada dei ristori è una risposta fortemente insostenibile anche per le tasche dei cittadini, e non è affatto risolutiva. I ristori elargiti dallo Stato coprono le perdite degli allevatori per danni diretti e indiretti e per eventuali misure di biosicurezza, ma sono volti a tutelare gli interessi di pochi, piuttosto che a migliorare la situazione.

Gli animali, prima di essere le vere vittime di queste malattie virali, per le quali dovrebbero essere curati e non sterminati, sono vittime anche del modello allevatoriale.

UN SISTEMA ALIMENTARE RISCHIOSISSIMO E FALLIMENTARE
ll sistema alimentare attuale è basato sullo sfruttamento costante ed estremo di animali, stipati in strutture sovraffollate, vere e proprie bombe ad orologeria per le condizioni igienico sanitarie inevitabilmente critiche e irrimediabilmente compromettenti per animali, persone e ambiente.

Tutto ciò conferma la perpetrata incoscienza dei protagonisti di un sistema alimentare che – pur sul punto di collassare su sé stesso e al contempo attivo nel devastare animali, ambiente e persone – continua ad essere orientato sulla mera logica del profitto.

In una situazione emergenziale come quella attuale è fondamentale comprendere l’importanza di concepire la salute come unica e globale, che lega strettamente essere umani, animali e ambiente in cui viviamo.

L’unica risposta di senso e responsabilità che il Governo e le Regioni dovrebbero dare è la presa d’atto che il sistema zootecnico nel suo complesso è fallimentare e l’alimentazione plant-based è l’unica direzione possibile verso il futuro.

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