Perché un quarto degli animali d’acqua dolce rischia l’estinzione? Tra le cause inquinamento, dighe e agricoltura

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di
Silvia Morosi

Il 24 per cento delle specie considerate è risultato ad alto rischio di estinzione. I ricercatori: «È urgente affrontare le minacce per prevenire ulteriori declini e perdite di biodiversità»

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Un quarto degli animali che vivono in acqua dolce è ad alto rischio di estinzione e la perdita di questa biodiversità potrebbe avere conseguenze vaste e importanti sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, sul controllo delle inondazioni e sul ciclo dei nutrienti all’interno degli ecosistemi. A denunciarlo l’analisi –  frutto di oltre 20 anni di lavoro da parte di oltre 1.000 esperti da tutto il mondo – condotta su oltre 23mila specie per la Lista rossa delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn), pubblicata su Nature e alla quale ha contribuito anche l’Italia con l’Università di Padova. Le principali minacce a pesci, crostacei e insetti acquatici arrivano da inquinamento, dighe, agricoltura e specie invasive e sottolineano l’urgente necessità di affrontare questi problemi, per evitare ulteriori perdite. In particolare, si legge nella ricerca, «l’inquinamento, dovuto principalmente all’agricoltura e alla silvicoltura, ha un impatto su oltre la metà di tutti gli animali d’acqua dolce minacciati. Gli ecosistemi d’acqua dolce sono ulteriormente degradati dalla conversione dei terreni per uso agricolo, dall’estrazione di acqua e dalla costruzione di dighe, che bloccano anche le rotte di migrazione dei pesci. La pesca eccessiva e l’introduzione di specie aliene invasive hanno avuto un ruolo particolarmente forte nel determinare le estinzioni. Ad esempio, la carpa Squalius palaciosi, avvistata l’ultima volta nel 1999, è stata dichiarata estinta quest’anno a causa della perdita di habitat dovuta alla costruzione di dighe e chiuse e all’introduzione di specie aliene invasive nella Spagna meridionale». Il documento ha scoperto che, sebbene gli animali d’acqua dolce minacciati studiati tendano a vivere nelle stesse aree degli anfibi, degli uccelli, dei mammiferi e dei rettili minacciati, affrontano minacce diverse a causa dei loro habitat specifici.

Le zone umide, che comprendono fiumi, laghi, stagni e paludi, stanno – infatti – perdendo superficie a un tasso tre volte più veloce rispetto alle foreste, un declino che sta passando per lo più inosservato. Ma perché questa notizia è cos importante? Le acque dolci ospitano oltre il 10% di tutte le specie conosciute, eppure valutazioni complete sul loro rischio di
estinzione sono state finora carenti. Per colmare questa lacuna, i ricercatori guidati da Catherine Sayer della Iucn hanno condotto un vasto studio
a livello globale, passando in rassegna 23.496 specie tra pesci, crostacei come granchi e gamberetti e i cosiddetti odonati, cioè insetti d’acqua dolce come le libellule. Circa un quarto degli animali, il 24%, mostra un elevato rischio di scomparire, percentuale che sale ulteriormente in particolare per i crostacei. «Mentre la Lista Rossa Iucn celebra il suo suo 60esimo anniversario ed è un barometro della vita, la mancanza di dati sulla biodiversità delle acque dolci non può più essere usata come scusa per l’inazione». Queste scoperte «epocali» sono un grido di allarme per la sopravvivenza delle specie di acqua dolce e degli habitat in declino che le sostengono: «Storicamente, l’importante ruolo delle acque dolci nella salvaguardia della biodiversità globale è stato trascurato. Invece, è fondamentale che gli attori della conservazione lavorino in modo collaborativo per affrontare le sfide dell’inquinamento, della modifica miope dell’habitat e della diffusione delle specie invasive. Le soluzioni a queste minacce potrebbero essere nuove e innovative e i dati qui presentati possono essere utilizzati come una tabella di marcia per guidare i nostri sforzi collettivi», ha affermato Tim Lyons, direttore della conservazione presso la New Mexico BioPark Society.




















































L’inquinamento colpisce più della metà delle specie studiate (54%), seguito dalla costruzione di dighe e dall’estrazione di acqua, che danneggiano il 39% delle creature, mentre lo sfruttamento del suolo da parte dell’agricoltura e l’arrivo di specie invasive minacciano rispettivamente il 37% e il 28% degli
animali. A spiccare per la particolare concentrazione di specie minacciate sono quattro aree: il Lago Vittoria in Africa orientale, il Lago Titicaca situato tra Bolivia e Perù, le zone umide di Colombo, nello Sri Lanka, e la catena montuosa dei Ghati occidentali, che caratterizza il Sud-Ovest della penisola indiana. «Lo studio è importante non solo perché sono state citate le cause dell’estinzione, come elencate dalla Iucn, ma soprattutto perché si pone un’attenzione particolare alle quattro aree a maggiore criticità. Tra queste c’è il lago Vittoria che è il più grande specchio di acqua dolce equatoriale. Il lago è stato teatro di una massiccia invasione da parte di una specie invasiva devastante, la Perca del Nilo, che ha fatto estinguere o ridurre fortemente oltre 200 specie di pesci», spiega al Corriere della Sera
Giampiero Sammuri, vice-presidente Iucn-Italia. Gli ecosistemi di acqua dolce e le specie che sostengono sono spesso dati per «scontati», ma sono fondamentali per «prevenire la perdita di biodiversità e garantire i mezzi di sostentamento. Man mano che apprendiamo di più sulle specie che vivono negli habitat di acqua dolce in tutto il mondo, è chiaro che dobbiamo aumentare gli sforzi per proteggerle», ha concluso Chouly Ou, coordinatore della conservazione dei pesci di acqua dolce presso Re:wild .

8 gennaio 2025 ( modifica il 8 gennaio 2025 | 17:27)

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