Sgominata la baby gang. Aggressioni e rapine, presi cinque minorenni. Infierivano sui coetanei

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Non c’era un vero e proprio disegno criminale; neppure un obiettivo (economico) preciso a quanto pare. O meglio: l’intento era quello di mostrare la propria predominanza sul più debole, il proprio potere. Una questione di forma, più che di sostanza, se pensiamo che il bottino era di pochi euro. Botte e minacce spropositate per racimolare spiccioli. La rapina era un pretesto per sfogare la loro violenza. Grazie ad una celere indagine condotta dagli agenti della squadra mobile, dai carabinieri e dagli agenti di polizia locale, coordinata dalla procura dei Minori di Bologna, è stato sgominato un gruppo – composto da cinque studenti minorenni – che da tempo era divenuto il terrore dei coetanei.

Il tema è tristemente noto in città: parliamo delle rapine consumate e tentate e dei pestaggi ai danni di giovanissimi avvenuti all’esterno degli istituti scolastici – tra cui il Polo Leonardo – oppure alla stazione delle autocorriere e dei treni. Aggressioni continue che avevano destato un certo allarme in città, soprattutto tra i genitori tanto che a dicembre era andata in scena una assemblea piuttosto infuocata. Ma le indagini le forze dell’ordine erano già riuscite a dare risultati a fine novembre, grazie ad un lavoro di squadra che ha portato appunto ad individuare cinque responsabili dei colpi e delle violenze. Si tratta di studenti di diversi istituti modenesi tra i 14 e i 17 anni, tra cui due fratelli. Ragazzi apparentemente ‘normali’ con famiglie normali, due dei quali di origine straniera. Amici che insieme, tutti e cinque, con altri coetanei ignoti o in gruppi di due o tre, appunto, si trovavano e, dopo aver preso di mira le vittime, le picchiavano o le rapinavano. Al termine delle indagini, martedì gli agenti di polizia di Stato e locale e carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale dei minori nei confronti dei cinque ragazzini, accusati a vario titolo di rapina aggravata e lesioni per atti messi a segno tra il 28 ottobre ed il 19 novembre scorso. Gli accertamenti, che si sono avvalsi delle testimonianze delle coraggiose vittime, come delle analisi dei filmati di videosorveglianza, hanno permesso alla Procura di contestare 13 capi d’imputazione in ordine a 9 episodi. “La forza delle vittime di denunciare e collaborare ci ha colpito e tra le stesse forze di polizia c’è stata una condivisione importante per arrivare a questo risultato – ha sottolineato il dirigente della squadra mobile, Mario Paternoster –. Ciò che colpisce è la voglia di affermarsi in maniera violenta, con pretesti banali, da parte di questi ragazzi nei confronti di giovani coetanei indifesi. Il denaro o qualche sigaretta erano solo un pretesto: al rifiuto seguiva l’atto violento”. L’aggressione più brutale e preoccupante lo scorso 14 novembre in zona Pomposa: qui alcuni degli indagati buttano a terra un minore per poi prenderlo a calci e pugni nell’intento di sottrargli il portafogli. La vittima aveva cercato di fuggire ma il branco l’aveva spinta nuovamente a terra e pestata a sangue. Il minore era finito in ospedale, riportando 10 giorni di prognosi.

“Spesso agivano due, tre componenti del gruppo. Dopo aver minacciato i coetanei, si facevano consegnare denaro oppure sigarette e cuffiette – spiega il capitano, comandante della compagnia carabinieri di Modena Marco Zavattaro –. In caso di rifiuto da parte della vittima, la stessa veniva presa a schiaffi e pugni”. Fondamentale nelle indagini è risultata la conoscenza diretta delle vittime da parte dell’Arma, ha spiegato il comandante, così come il rapporto con genitori delle vittime e dirigenti scolastici. “Importantissime anche le denunce presentate dagli studenti vittime di reati al posto di polizia integrato – ha poi rimarcato il commissario della polizia locale, Paolo Piccinini –. Questa vicinanza ha consentito di intervenire direttamente sul luogo delle aggressioni e identificare gli autori dei reati”. Il modus operandi era sempre lo stesso dunque: in branco o in gruppi di due o tre i minori avvicinavano coetanei con scuse banali o in orario notturno in centro o all’uscita delle scuole nei pressi delle stazioni di autobus e treni, a volte armati per poi, immediatamente dopo, accerchiarli ed iniziare a colpirli violentemente con pugni e calci. Il primo caso risale al 28 ottobre, poi il 1 novembre e da lì un’escalation; due episodi il 12 novembre e altri tre, in serie, il 14. E ancora, il 16 e il 19; in quest’ultimo caso due minori minacciati con un coltello per un bottino di 6 euro.

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Uno dei 5 indagati, destinatario della misura del collocamento in comunità, non è stato rintracciato essendosi trasferito all’estero con la famiglia: tre minori sono stati collocati in comunità mentre per uno è stata eseguita la misura dei domiciliari. L’interrogatorio di garanzia si terrà probabilmente domani.



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