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A un mese e mezzo dal lancio dell’OPS totalitaria da parte di UniCredit UCG il mercato continua a non credere che il prezzo sia giusto per Banco BPM BAMI. E, soprattutto, continua a premiare i titoli del Monte dei Paschi di Siena BMPS, che in 45 giorni hanno guadagnato quasi il 21%, ovvero il doppio degli istituti di Piazza Meda e Gae Aulenti.
Ieri, JPMorgan ha stimato in EUR4 miliardi il rilancio necessario perché Andrea Orcel vinca la partita, ovvero offrire EUR9,3 ad azione per il Banco. Oggi, in Piazza Affari, i titoli della banca guidata da Giuseppe Castagna salgono di un altro 0,9% a EUR7,9. Dal 25 novembre, giorno in cui è partito ufficialmente l’assalto, le Banco BPM sono salite del 12% e le azioni di UniCredit hanno messo a segno un altro bel rialzo quasi simile.
L’OPS totalitaria aveva un valore iniziale di EUR10,1 miliardi e Il concambio previsto è di 0,175 azioni di nuova emissione di UniCredit per ogni azione di Banco BPM sul mercato.
Ma il dato più interessante riguarda MPS, che un mese e mezzo fa, alla vigilia della nascita di un terzo polo bancario proprio con Banco BPM e Anima, affiancato da finanzieri del calibro di Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio, passava di mano a EUR5,8 per azione. Oggi, nonostante UniCredit abbia di fatto tagliato la strada al progetto ben visto anche dal governo, MPS vale EUR7 – su dell’1,0% su ieri – e, dal lancio dell’OPS su Piazza Meda, ha guadagnato il 21%.
“Immaginare un’OPA su MPS non è facilissimo, in questo contesto, perché le regole legano un po’ le mani al Banco – osserva un banchiere milanese – però Siena resta cruciale anche se non interessa UniCredit e magari andrà a nozze con altre banche”.
Insomma, l’istituto risanato dal Tesoro resta uno snodo importante, visto che sullo sfondo ci sono sempre soggetti come Unipol e BPER che al momento hanno scelto di non schierarsi. Lo Stato ha ancora in mano l’11,7% delle azioni di Rocca Salimbeni e non ha particolare fretta di scendere.
Sul fronte politico, Banco BPM sa che il governo di centrodestra tifa per Piazza Meda, ma che ha le mani legate e che difficilmente userà il Golden power per bloccare UniCredit, temendo soprattutto la reazione dei grandi investitori esteri di fronte a un atto che potrebbe essere interpretato come ostile al mercato. Tuttavia le varie azioni legali del Banco godono sicuramente del favore di Lega e Fratelli d’Italia, che avrebbero preferito la nascita del terzo polo attorno a Banco e MPS, mentre Forza Italia è allineata con il Pd sulla posizione del non intervento.
L’Antitrust dovrà pronunciarsi su un esposto di Banco BPM che ritiene l’OPS di UniCredit, specie per i tempi, la classica “killer acquisition” che mirerebbe a eliminare un temibile concorrente anziché a espandere e rafforzare il mercato del credito nei confronti di cittadini e aziende.
C’è anche in ballo una denuncia alla Consob nella quale il Banco accusa UniCredit di voler sfruttare in modo capzioso la “passivity rule” per bloccarlo in un momento cruciale, caratterizzato dall’OPA su Anima Holding e dalla salita al 5% in Montepaschi. L’operazione è stata criticata da Piazza Meda anche per l’impatto negativo che potrebbe avere sulla concorrenza nel Nord Italia, dove Banco BPM è il principale rivale di Intesa Sanpaolo. Un matrimonio tra MPS e Banco sarebbe invece più gestibile sotto il profilo delle sovrapposizioni geografiche.
Il cda del Banco è intanto convocato per il 21 gennaio e sarà l’occasione per un aggiornamento della battaglia per “smontare” l’OPS di UniCredit. I titoli di MPS continuano a correre, anche se un’eventuale OPA di Banco BPM avrebbe bisogno di un’assemblea straordinaria e di una chiara presa di posizione anche dell’Agricole, che ha il 12% dell’istituto. L’Agricole è anche il principale candidato a rilevare agenzie “in esubero” nel caso l’Antitrust stabilisse particolari condizioni al via libera a fusioni.
Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist
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