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La scelta tra il regime forfettario e il regime ordinario è uno dei passaggi più importanti per i titolari di partita IVA. Mentre il forfettario offre semplicità e agevolazioni fiscali, il regime ordinario garantisce maggiore flessibilità nella deduzione dei costi e nella gestione dell’IVA.

Ogni opzione ha vantaggi e limiti, ma la decisione dipende dalle caratteristiche della propria attività e dai ricavi. Attraverso un confronto dettagliato, analizzeremo differenze, costi e casi pratici per aiutare a comprendere quale regime può essere più vantaggioso.

Partiamo dalle basi: cosa sono il Regime Forfettario e il Regime Ordinario

Il regime forfettario è un’opzione fiscale dedicata alle partite IVA con ricavi contenuti, caratterizzata da una gestione semplice e agevolazioni fiscali significative. Tra i principali vantaggi ci sono l’applicazione di un’imposta sostitutiva pari al 15% (ridotta al 5% per i primi 5 anni per le start-up) e l’esonero dall’applicazione e gestione dell’IVA. Il reddito imponibile viene calcolato applicando un coefficiente di redditività al totale dei ricavi, senza considerare i costi effettivi sostenuti.

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Il regime ordinario, invece, è il sistema fiscale standard, obbligatorio per chi non soddisfa i requisiti del forfettario. In questo regime, il reddito imponibile si calcola sottraendo i costi effettivi ai ricavi. Si applica l’IRPEF progressiva, con aliquote che variano dal 23% al 43% in base agli scaglioni di reddito. Inoltre, è prevista la gestione dell’IVA, che va applicata alle fatture emesse ma che può essere detratta sugli acquisti.

Caratteristiche del regime forfettario in breve

  • Imposta sostitutiva pari al 15% (ridotta al 5% per i primi 5 anni per le start-up).
  • Esonero dall’applicazione e gestione dell’IVA.
  • Calcolo del reddito imponibile tramite un coefficiente di redditività applicato ai ricavi.
  • Costi effettivi non considerati nella determinazione del reddito imponibile.
  • Semplicità amministrativa e ridotti adempimenti fiscali.

Caratteristiche del regime ordinario in breve

  • IRPEF progressiva con aliquote dal 23% al 43%, calcolata sul reddito netto.
  • Possibilità di dedurre integralmente i costi effettivi legati all’attività.
  • Obbligo di gestione dell’IVA, con applicazione sulle fatture emesse e detrazione sugli acquisti.
  • Maggiore complessità amministrativa rispetto al forfettario, con registrazione analitica delle operazioni.
  • Scelta obbligata per chi non rispetta i requisiti di accesso al forfettario.

Quali sono le principali differenze tra regime forfettario ed ordinario

Il regime forfettario e il regime ordinario si distinguono per diversi aspetti fondamentali, che riguardano la tassazione, la gestione dei costi e gli adempimenti fiscali.

Differenze nella tassazione

Nel regime forfettario si applica un’imposta sostitutiva pari al 15% del reddito imponibile, calcolato con un coefficiente di redditività specifico per ogni categoria professionale.
Cosa significa?
Che questo sistema non tiene conto dei costi effettivi che sostenete, ma scarica una cifra per l’appunto “forfettaria”. In pratica l’idea è la seguente: lo Stato presuppone che un professionista della tua categoria solitamente “scarica” un tot di spese ogni anno, quindi calcola una cifra forfettaria e ti consente di scaricare quella percentuale di costi anche se non li sostieni realmente.
Se invece ne sostieni di più, in sostanza ci vai a perdere.

Nel regime ordinario, invece, il reddito imponibile si ottiene sottraendo i costi deducibili ai ricavi, ovvero si “scaricano” i costi dai ricavi e quello che resta è il reddito su cui si calcolano le tasse.

Su questo reddito si applica l’IRPEF a scaglioni, con aliquote progressive:

  • 23% fino a 15.000 €,
  • 25% da 15.001 € a 28.000 €,
  • 35% da 28.001 € a 50.000 €,
  • 43% oltre 50.000 €.

Come funziona la gestione IVA

Nel regime forfettario non si applica l’IVA sulle fatture emesse, semplificando la gestione fiscale. Ma attenzione: l’IVA sarà comunque presente sugli acquisti e non sarà possibile detrarla.

Nel regime ordinario, l’IVA va applicata sulle fatture emesse e versata periodicamente, ma è possibile detrarre l’IVA pagata sugli acquisti, riducendo l’importo da versare.

Come funziona la deduzione dei costi

Il regime forfettario utilizza un coefficiente di redditività fisso, che rappresenta una percentuale dei ricavi considerata imponibile (ovvero soggetta a tasse) mentre il resto viene valutato come costo dedotto e quindi non soggetto a tassazione. Per questo motivo non è prevista la deduzione dei costi effettivi perché per l’appunto viene dedotta una quota “forfettaria”.

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Nel regime ordinario, invece, è possibile dedurre integralmente i costi legati all’attività, come forniture, attrezzature, corsi di formazione e spese di viaggio.

Questo significa che il regime ordinario, rispetto al forfettario, diventa più vantaggioso solo se le spese che avete ogni anno superano quelle del coefficiente di redditività della vostra attività.
In caso contrario è sempre conveniente il forfettario, perché andreste a “scaricare” più di quanto effettivamente spendete.

Come funzionano gli adempimenti amministrativi:

Il regime forfettario prevede adempimenti minimi: non c’è obbligo di liquidazioni IVA, né di tenuta della contabilità analitica, il che si traduce in un costo inferiore anche di commercialista.

Nel regime ordinario, è necessaria una gestione contabile più complessa, con l’obbligo di registrare entrate e uscite, effettuare liquidazioni IVA e presentare dichiarazioni fiscali dettagliate.

C’è da dire che dal 2024 è obbligatoria la fatturazione elettronica anche per il forfettario.

Quanto costano i contributi previdenziali nei due regimi

I contributi previdenziali rappresentano un costo importante per chi ha una partita IVA e il loro calcolo varia in base al regime fiscale adottato e alla gestione previdenziale di appartenenza.

  • Regime forfettario: Nel regime forfettario, i contributi si calcolano sul reddito imponibile (ovvero quello tassabile) determinato dal coefficiente di redditività, che applica una percentuale fissa ai ricavi e decide che solo quella percentuale fa reddito, il resto no.
    Per chi è iscritto alla Gestione Separata INPS, l’aliquota contributiva è pari al 25% del reddito imponibile (24% per chi ha altre coperture previdenziali), quindi se fatturate poco pagate pochi contributi.
    Questo significa che i contributi non tengono conto dei costi effettivi sostenuti.
    Se invece non siete a gestione separata allora ci sono i contributi fissi.
  • Regime ordinario: Nel regime ordinario, i contributi si calcolano sul reddito netto, ossia i ricavi meno i costi effettivi deducibili. Anche in questo caso, per chi appartiene alla Gestione Separata INPS, l’aliquota contributiva è pari al 25%, ma la possibilità di dedurre integralmente i costi può ridurre la base imponibile e, di conseguenza, l’importo dei contributi dovuti.
    Anche qui, il vantaggio è da valutarsi in base alla quantità di costi che sostenete. Se avete pochi costi, è sicuramente più vantaggioso il forfettario.
    Se non siete a gestione separata allora anche qui si entra nel caso dei contributi fissi.

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  • Nel regime forfettario, la base di calcolo è spesso più alta, poiché si basa su un reddito “forfettizzato”.
  • Nel regime ordinario, la possibilità di dedurre i costi effettivi può portare a un risparmio sui contributi, ma solo in presenza di spese rilevanti.

Esempi pratici di calcolo dei costi

Per comprendere le differenze tra il regime forfettario e il regime ordinario, è utile analizzare un esempio concreto con gli stessi ricavi, ma ipotizzando costi differenti.

Ipotizziamo un professionista che in un anno ha ricavi per 30.000€ e che ha 10.000€ di spese.

Regime forfettario

  • Ricavi: 30.000 €
  • Coefficiente di redditività: 67% (categoria professionisti senza dipendenti)
  • Reddito imponibile: 30.000 € × 67% = 20.100 €
  • Imposta sostitutiva (15%): 20.100 € × 15% = 3.015 €
  • Contributi INPS (25%): 20.100 € × 25% = 5.025 €
  • Totale tasse e contributi: 8.040 €

Regime ordinario

  • Ricavi: 30.000 € (al netto dell’IVA emessa per il cliente, che non rappresenta un costo per il professionista).
  • IVA incassata: 30.000 € × 22% = 6.600 € (a debito per il cliente).
  • Spese deducibili: 10.000 € (comprese di IVA).
    • IVA detraibile sugli acquisti: 10.000 € × 22% = 1.800 €.
    • IVA da versare allo Stato: 6.600 € (incassata) − 1.800 € (a credito) = 4.800 €.

Calcolo del reddito netto e tasse:

  • Reddito netto: 30.000 € − 10.000 € (spese deducibili al netto dell’IVA) = 20.000 €.
  • IRPEF:
    • 15.000 € al 23% = 3.450 €.
    • 5.000 € al 25% = 1.250 €.
    • Totale IRPEF: 4.700 €.
  • Contributi INPS (25%): 20.000 € × 25% = 5.000 €.

Totale tasse e contributi:

  • Tasse: 4.700 €
  • Contributi INPS: 5.000 €
  • IVA da versare allo Stato: 4.800 € (che non rappresenta un costo per il professionista, ma solo un flusso).
  • Totale effettivo per il professionista: 9.700 € (senza includere l’IVA).

Confronto finale

Voce Regime forfettario Regime ordinario
Tasse 3.015 € 4.700 €
Contributi INPS 5.025 € 5.000 €
Totale effettivo 8.040 € 9.700 €

In questo esempio, il regime forfettario risulta più conveniente dal punto di vista fiscale, ma il regime ordinario offre il vantaggio di dedurre i costi effettivi e di gestire l’IVA.

In conclusione: quando conviene scegliere il Regime Ordinario e quando quello Forfettario?

Il regime ordinario può essere una scelta vantaggiosa in alcune situazioni specifiche, soprattutto per chi ha una struttura di costi significativa e la necessità di gestire l’IVA.

Quando il regime ordinario è più conveniente

  1. Deduzione di elevati costi effettivi:
    A differenza del forfettario, dove i costi non sono considerati direttamente, nel regime ordinario è possibile dedurre integralmente le spese legate all’attività, come:
    • Acquisti di beni strumentali (es. attrezzature);
    • Spese per forniture e consulenze;
    • Costi di formazione e aggiornamento professionale.
  2. Gestione dell’IVA:
    Per attività che prevedono numerosi acquisti, la possibilità di detrarre l’IVA sugli acquisti riduce l’ammontare da versare allo Stato, rappresentando un beneficio importante.
  3. Alti ricavi:
    Il regime forfettario è riservato a chi non supera 85.000 € di ricavi annui. Superato questo limite, si è obbligati a passare al regime ordinario.
  4. Necessità di collaborare con altre imprese:
    Per alcune attività, emettere fatture con IVA è essenziale per collaborare con clienti o fornitori che richiedono questa gestione fiscale.

Quando il forfettario è più conveniente

Il regime forfettario è invece più indicato per chi:

  • Ha pochi costi deducibili;
  • Gestisce ricavi limitati (inferiori a 40.000-50.000 €, oltre i quali il vantaggio fiscale si riduce notevolmente);
  • Apprezza la semplicità amministrativa e vuole evitare gli adempimenti come quelli legati all’IVA.

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