Il Punto Coldiretti – Giornale di informazione per le imprese del sistema agroalimentare

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Un 2025 carico di questioni aperte per l’agricoltura italiana sulle quali andrà trovata la quadra. Ma il primo obiettivo su cui Coldiretti si sta già impegnando da tempo è garantire redditi equi e adeguati ai produttori agricoli. E’ questa una priorità assoluta dalla quale dipende la tenuta del settore. Senza una giusta redditualità gli agricoltori, soprattutto i giovani che in questi ultimi anni hanno mostrato un interesse crescente all’attività agricola, sono costretti ad abbandonare. Reddito dunque come faro. E motore di tutte le azioni che saranno messe in campo quest’anno, anche in ambito internazionale. E’ infatti a Bruxelles che si mettono in cantiere le strategie e  le politiche dell’agroalimentare ed è lì che la principale organizzazione agricola europea è in prima linea per affrontare le questioni più spinose.  Quest’anno sarà determinante per la riforma della Politica agricola comune, una sfida importante in un momento segnato tensioni geopolitiche che  rischiano di mettere in crisi la sicurezza alimentare anche dell’Europa.

Per Coldiretti va rimodulato lo stanziamento per adeguarlo alle nuove esigenze, ma anche tenendo conto che l’inflazione ha eroso più di 80 miliardi del budget totale della Pac. Più soldi dunque, ma anche risorse finalizzate ai veri agricoltori per non disperdere così i fondi. Per Coldiretti dovrà essere affrontato in ambito Ue anche il tema dell’acqua. Il cambiamento climatico sta provocando danni a tutti i Paesi europei. Quest’anno la siccità ha colpito il Sud Italia, in particolare la Sicilia, ma il tema è generale. Sono saliti infatti a 9 miliardi di euro i danni causati nel 2024 dai cambiamenti climatici e dalle epidemie all’agricoltura italiana, con un impatto dirompente sui redditi delle imprese. Coldiretti ha messo in cantiere da 7 anni un progetto per affrontare la grave emergenza ed è ora che sia messo a terra. Strettamente collegata con la questione climatica è quella dell’innovazione e delle nuove tecniche di evoluzione assistita, determinanti per  anticipare i naturali processi delle piante e rendere così le cultivar più resistenti alla grande sete e con minore necessità di agrofarmaci. Su questo fronte serve però una decisa e chiara presa di posizione dell’Unione europea che sancisca una volta per tutte che le Tea nulla hanno a che vedere con gli Ogm. Delle Tea al green il passo è breve. Se non si adottano misure in grado di tutelare le coltivazioni le imposizioni dall’alto finalizzate a favorire la sostenibilità portano solo alla distruzione dell’agricoltura andando così nella direzione diametralmente opposta a quella sostenuta dal Green Deal. Il riferimento è alle norme sui drastici tagli di fitofarmaci senza fornire valide alternative. O alla lotta alle emissioni che nella precedente Commissione aveva portato a puntare il dito sugli allevamenti, senza tener conto dell’indispensabile azione di mantenimento dei territori svolta dalle attività produttive italiane. Ed è ancora in sede comunitaria che andrà affrontato lo spinoso tema dell’etichettatura.

Dall’indicazione trasparente dell’origine della materia prima dei prodotti alimentari passano infatti la difesa dell’agroalimentare sicuro e di qualità e la salute dei consumatori. Molti sono i prodotti con l’etichetta super trasparente, l’ultima in ordine di tempo è quella della frutta secca sgusciata obbligatoria dal primo gennaio, ma ancora lunga è la lista dei cibi anonimi in Europa. Per questo il 2025 sarà ancora un anno nel segno dell’etichetta e proseguirà la raccolta di firme  per una proposta di legge portata avanti da Coldiretti in Europa e che ha già raggiunto quota un milione per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine su tutti i prodotti e sull’intero territorio europeo. Così come va riscritto il codice doganale che non deve più consentire a prodotti esteri, provenienti da Paesi dove non vigono le stesse regole europee, di acquisire, per esempio, il passaporto italiano. Etichette dunque in primo piano, ma lontane dalle derive del Nutriscore che fornisce informazioni ingannevoli e fuorvianti e colpisce ingiustamente prodotti simbolo del Made in Italy e promuovendo invece prodotti e bevande ultra processati.

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Sempre in tema di indicazioni sono necessari dei distinguo. Il vino bevanda naturale presente da millenni sulle tavole e parte integrante della Dieta Mediterranea riconosciuta nel mondo come la migliore in assoluto non può essere paragonato a un “veleno”. La recente decisione negli Stati Uniti di scrivere sull’etichetta del vino che può provocare il cancro riporta in prima linea una questione esplosa lo scorso anno con il via libera della Commissione Ue all’Irlanda alle avvertenze terroristiche sulle bottiglie degli alcolici. Già in quell’occasione Coldiretti ribadì la necessità  di porre fine alle scelte ideologiche che portano a un unico risultato: minacciare il futuro dell’agroalimentare europeo e italiano. E’ questa anche la motivazione alla base dell’opposizione all’accordo Ue-Mercosur. La Coldiretti è favorevole agli scambi commerciali, ma pone una condizione basilare: il rispetto del principio di reciprocità. Le regole devono essere le stesse per tutti, in termini di fitofarmaci e contratti di lavoro.

Altrimenti si crea una concorrenza sleale che penalizza gli agricoltori italiani e comunitari. E all’orizzonte si staglia anche l’ombra dei dazi annunciati dal neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Anche se gli ottimi rapporti con il Governo Meloni potrebbero favorire il nostro Paese, il rischio comunque resta. Il fronte estero è dunque caldo. Ma anche in Italia i problemi non sono del tutto risolti. Ai flagelli del clima si aggiungono gli effetti delle epidemie che hanno colpito le stalle italiane, dalla peste suina africana alla lingua blu, fino all’aviaria, con centinaia di migliaia di animali abbattuti. Grazie alla mobilitazione della Coldiretti sono stati compiuti importanti passi in avanti sul delicato capitolo degli animali selvatici che devastano campi, uccidono gli animali e provocano gravi incidenti, ma ancora in alcune Regioni resta molto da fare. Così come in molte filiere resta il nodo del prezzo che non riconosce il valore dell’attività agricola penalizzata a causa degli squilibri nei rapporti di filiera sui quali occorre intervenire con decisione.



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