La nuova era della rendicontazione aziendale in Europa è segnata dall’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che promette di rivoluzionare il modo in cui le aziende rendicontano le loro pratiche di sostenibilità. Tassello chiave del Green Deal europeo, questa direttiva impone alle aziende di fornire informazioni dettagliate sull’impatto delle loro operazioni su ambiente, governance e società: un modo, nelle intenzioni dei regolatori, per dare allo scenario una svolta virtuosa in termini di trasparenza e responsabilità.
Stiamo parlando di un semplice nuovo requisito normativo o di qualcosa in più? Secondo Martina Romano, Sustainability Senior Consultant di Ayming, player di riferimento nel Business Performance Consulting, “per le PMI la sostenibilità non rappresenta solo un obbligo legislativo futuro, ma già oggi una chiave di accesso a mercati più ampi e a nuove opportunità di crescita”. Così, dunque, andrebbe vista la sfida. Attuare questo cambio di paradigma, tuttavia, non sempre si rivela un passaggio di facile portata: nei contesti meno maturi, soprattutto quelli solo indirettamente coinvolti dalle prescrizioni normative, fare di questi temi una leva competitiva, al pari degli asset tradizionali, può essere complicato. Ma agire in modo vincente si può.
Requisiti più stringenti per una platea in crescita
La CSRD aggiorna e amplia il campo di applicazione della precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD), introducendo obblighi più stringenti e dettagliati per una vasta gamma di imprese. Ne consegue che, con questa nuova regolamentazione, circa 49.000 aziende in Europa saranno coinvolte nella rendicontazione sulla sostenibilità, dato che segna un aumento significativo rispetto alle 11.700 precedenti. Nella sola Italia, sono più di 4.000 le nuove realtà coinvolte.
Sul piano più concreto, la Direttiva richiede che le imprese, incluse le PMI quotate e le grandi aziende non quotate che superano determinati criteri dimensionali, pubblichino report dettagliati sulle loro pratiche di sostenibilità. Questi rapporti devono includere informazioni sull’impatto delle attività aziendali e sull’integrazione dei rischi ESG all’interno del più ampio quadro della gestione aziendale (Enterprise Risk Management). L’obiettivo è garantire che le informazioni di sostenibilità siano trattate con la stessa rilevanza delle informazioni finanziarie tradizionali.
Sfide e opportunità delle PMI con la CSRD
Le sfide che le PMI devono affrontare nell’applicazione della CSRD sono molteplici. Le piccole e medie imprese, in particolare quelle quotate, dovranno iniziare a conformarsi alle nuove normative a partire dal 2026, con uno strascico di significativi cambiamenti organizzativi e strategici.
Farsi trovare preparati, dunque, diventa essenziale. Paolo Intini, Director of Operations di Ayming, puntualizza a tal proposito che “le PMI sono chiamate ad adottare una roadmap chiara, identificando obiettivi a breve, medio e lungo termine”: ciò implica non solo l’adozione di pratiche sostenibili, ma anche l’implementazione di strategie di raccolta e analisi dei dati per monitorare e rendicontare i progressi ESG. La necessità di dotarsi di questi strumenti è cruciale per il successo delle PMI nel nuovo contesto normativo, poiché consente di individuare indicatori chiave di prestazione che riflettano l’impatto delle operazioni sull’ambiente e sulla società. Ma anche l’importanza di dotarsi di certificazioni e valutazione delle performance di sostenibilità rilasciati da enti terzi, come EcoVadis o ISO, diventa evidente: “in futuro, queste certificazioni non saranno solo una formalità, ma un vero e proprio criterio di qualificazione per entrare nelle catene di fornitura delle grandi aziende”.
La sfida per le aziende, però, va ben oltre. E di fatto, come fa notare Martina Romano, “l’essere parte di un tessuto economico più ampio finisce per spingere le PMI ad adottare pratiche sostenibili anche se non ancora obbligate per legge“. Ne consegue che “la pressione per agire su questo fronte deriva non solo dai requisiti normativi, ma anche dalla necessità di rimanere competitivi nel mercato globale”. Un gioco che comunque vale la pena intraprendere: le PMI che si adattano efficacemente – pur in assenza di obblighi formali – possono infatti beneficiare “di un accesso facilitato a nuovi mercati, una reputazione di brand migliorata e una maggiore fiducia da parte dei clienti”. In altre parole, hanno solo da guadagnarci.
CSRD e PMI: come fare della sostenibilità un vantaggio competitivo
Il crescente impegno verso la sostenibilità può letteralmente trasformare il volto dell’impresa, non solo migliorandone la performance finanziaria, ma aumentandone anche la competitività e l’attrattività sul mercato del lavoro. La sostenibilità aziendale apporta infatti una serie di benefici tangibili, come l’efficientamento delle risorse e la riduzione dei costi operativi attraverso pratiche di economia circolare.
La sfida si gioca, semmai, sul modo in cui le buone pratiche ESG possano amalgamarsi al substrato legacy dell’azienda: per le piccole e medie imprese (PMI), che, come detto, saranno obbligate a conformarsi alla CSRD a partire dal 2026, la sfida principale sarà quella di integrare questi nuovi requisiti senza compromettere la loro competitività. Le PMI spesso operano con risorse limitate e devono affrontare costi aggiuntivi per adattarsi ai nuovi standard di sostenibilità: queste aziende devono quindi adottare un approccio strategico per integrare la sostenibilità nella loro strategia di business, sfruttando le opportunità che ne derivano per migliorare la propria posizione competitiva. Adottare un solido impegno nell’ambito ESG consente di accedere a condizioni di credito più favorevoli, con tassi agevolati e importi finanziabili più elevati. Inoltre, tale impegno garantisce importanti premialità nell’ambito di bandi e gare pubbliche.
Implementazione strategica e il supporto di Ayming
Su questo fronte Ayming gioca un ruolo di primo piano. L’azienda si propone infatti come un partner strategico per le PMI, offrendo un supporto completo per affrontare le complessità della CSRD: “Lavoriamo con aziende che partono da esigenze diverse, alcune spinte da obblighi esterni, altre dalla volontà di innovare”, specifica Intini.
Il percorso consulenziale inizia analizzando il grado di maturità delle aziende rispetto ai pilastri ESG e prosegue sviluppando azioni concrete per migliorare la sostenibilità: un processo che include la valutazione delle emissioni, la trasparenza della catena di approvvigionamento e l’adozione di standard di sostenibilità, come gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). In tutto questo, il risvolto personalizzato della consulenza diventa un valore aggiunto decisivo: “Ogni azienda – fa notare la Sustainability Senior Consultant Martina Romano – ha esigenze uniche e deve sviluppare una strategia che si allinei con i suoi obiettivi e valori”.
I risultati? Martina Romano racconta di PMI che, grazie al supporto di Ayming, hanno trasformato le sfide della sostenibilità in vantaggi competitivi, integrando queste politiche nel proprio core business in modo da allinearle con gli obiettivi aziendali a lungo termine. “Queste aziende – chiarisce – hanno rivisitato i loro processi produttivi, implementando azioni di economia circolare e migliorando il benessere dei dipendenti attraverso codici etici e pratiche diparità di genere”. Tutti target che l’assenza di una consulenza esperta, tuttavia, renderebbe molto difficile centrare: “In un settore dove i dati sono cruciali – fa notare infatti Intini – un partner qualificato è fondamentale per tradurre numeri in strategie efficaci”.
CSRD e i vantaggi per le PMI
E allora, tirando le somme, come muoversi nel concreto? Per affrontare con successo le sfide poste dalla CSRD, le PMI – chiarisce la vision di Ayming – devono considerare la sostenibilità non solo come un costo, ma come un investimento per il futuro. Questa prospettiva è essenziale per trasformare la sostenibilità in un motore di crescita.
“La CSRD rappresenta una sfida significativa ma anche un’opportunità per le PMI di posizionarsi come leader sostenibili nel loro settore – conclude Martina Romano-: Con il giusto supporto le PMI possono non solo conformarsi ai nuovi standard normativi, ma anche trarre vantaggio dai benefici di una gestione aziendale sostenibile”. La sostenibilità non è dunque più solo un’opzione, ma una necessità per le aziende che vogliono prosperare in un mondo sempre più orientato alla responsabilità sociale e ambientale. Secondo Intini, in conclusione, “investire in pratiche ESG oggi significa prepararsi a un futuro più competitivo e sostenibile. A vantaggio non solo del proprio business, ma anche, e qui sta la grande novità, del pianeta e della società intera”.
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