“Musk? È ricco, non pericoloso”. E allontana lo spettro del rimpasto

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Uno spettro si aggira per l’Auletta dei gruppi di Montecitorio: è lo spettro di Musk. Ben sei domande su 41 (l’ultima fuori sacco) nella conferenza stampa di circa tre ore di inizio anno della presidente del Consiglio riguardano il miliardario sudafricano. Solo di fronte a quella che considera una vera e propria battuta di caccia contro l’amico Elon, Giorgia Meloni sfodera gli artigli, accantonando la versione 2.0 poco graffiante che ha adottato per l’occasione. Salvo che si tratti di sbranare giornalisti: nell’introduzione il presidente dell’Ordine, Carlo Bartoli, suona critico, e la premier ribatte a muso duro di non sentirsi “un limite per la libertà di stampa”, lamenta “virgolettati fake” a sue spese e di essersi sottoposta “a una domanda al giorno”.

LO DIPINGONO COSÌ

Musk “non è un pericolo per la democrazia”, avverte. Lo sono invece i ricchi “che usano risorse per finanziare in mezzo mondo partiti e associazioni per condizionare la politica, cosa che non mi risulta faccia Musk, al contrario di Soros”. Di lui, però, “si dice che lo fa per filantropia”, ergo chiosa: il problema “è che Elon è ricco e influente, o che non è di sinistra?”.

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LA LETTERA SCARLATTA

Guai dunque a mettere alla gogna l’imprenditore di Space X: “Non faccio favori ad amici, da Elon non ho mai ricevuto soldi, ma non accetto che si attacchi la lettera scarlatta” su di lui. Purtroppo l’Europa non si è ancora dotata di un sistema pubblico di comunicazioni sicure. Ragion per cui ad oggi non ci sono tecnologie avanzate come quelle messe a punto dalle aziende di Musk di cui dotarsi. Ma non ci sono accordi firmati, c’è “solo un’istruttoria in corso”. Con gli occhi sempre puntati sull’Europa e sull’Italia in particolare il tycoon non manca di intervenire di persona duettando con l’amica Giorgia. “E Soros viene sconfitto”, cinguetta su X.

VADE RETRO RIMPASTO

Vuole battere il record di longevità dei governi nella storia repubblicana, dunque la premier ripete che “non è favorevole al rimpasto”. Certo, Salvini “sarebbe un ottimo ministro dell’Interno, ma anche Piantedosi è un ottimo ministro”. A chi le chiede se la titolare del Turismo, Daniela Santanchè, se rinviata a giudizio, si deve dimettere, replica: “Vediamo cosa deciderà la magistratura, poi ne parlerò con la diretta interessata”.

TERZO MANDATO? NO GRAZIE

Ribadisce urbi et orbi che è contraria al terzo mandato per i governatori: il Consiglio dei ministri in serata infatti impugna la legge regionale campana che rendeva possibile la ri-ricandidatura a governatore di Vincenzo De Luca. Strada sbarrata anche a un nuovo giro in Veneto per Luca Zaia, malgrado nella riunione il leghista Roberto Calderoli abbia caldeggiato un allentamento delle maglie della legge nazionale che prevede due mandati. Del resto, Meloni prenota il Veneto: “La candidatura di un esponente di FdI è un’opzione da tenere in considerazione”. Ironizza sul caso Sardegna: “Non gioisco per quanto succede all’attuale presidente, Alessandra Todde: l’atto della magistratura non è definitivo, ma la sinistra usa i soliti due pesi e due misure”.

RIFORME, O CARE

Vorrebbe arrivare al voto con il premierato varato, celebrando “il referendum in questa legislatura”, ma lascia intendere che slitterà. Sull’Autonomia spiega che la sentenza della Corte costituzionale è “auto-applicativa”, ci sarà una legge sui Lep, quanto al referendum lascia l’ultima parola al consiglio dei ministri il quale decide che il governo – tramite l’Avvocatura di Stato – non si costituirà davanti alla Corte né per l’Autonomia né per le altre leggi di cui viene chiesta l’abrogazione. Per ora, dunque, è certa solo l’approvazione della separazione delle carriere dei magistrati, che scalfisce appena i guasti della giustizia: è possibile un passo in più sulla responsabilità dei giudici? “Credo sia un tema da discutere dentro la maggioranza e non ne stiamo discutendo”.

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ALBANIA, ITALIA

Per lei, le sentenze della Cassazione danno ragione al governo: “I centri in Albania sono pronti, fortunatamente gli sbarchi negli ultimi giorni sono quasi azzerati”. Boccia qualsiasi modifica della legge sulla cittadinanza: “È buona e non va cambiata”.

MENO TASSE PIÙ CARCERI

Assicura che il 2025 sarà l’anno “di un segnale al ceto medio sul fronte del taglio delle tasse”. Risponde picche al Papa e al suo invito all’amnistia: il problema del sovraffollamento carcerario si risolve “aumentando la capienza” degli istituti di pena.

FATTORE R

Tranchant quando parla di Renzi e della norma che impedisce a lui come ad altri parlamentari di avere lavori retribuiti da stati Esteri. “È un’iniziativa parlamentare che condivido. Mi pare un divieto normale: è folle doverlo specificare per legge”.

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La fondazione Alleanza nazionale, che vede molti esponenti di FdI nel CdA, ha concesso 30mila euro all’Associazione Acca Larentia, presieduta da un esponente di Casapound: Meloni assicura di non averci messo becco, ma di essere “contenta che la storica sede del Msi non sia diventata un fast food”.

DISCESE E RISALITE

Spiega che “non è abbarbicata alla poltrona” e deciderà nel 2027 se ricandidarsi. “Vedrò al momento opportuno”. Per quanto la conferenza sia tra le più sonnolente non manca la frecciata sul papabile futuro federatore del centro, Ernesto Maria Ruffini: “Che scelga di dimettersi dall’Agenzia delle entrate per andare a fare un’associazione con Prodi dicendo che la colpa è mia che non voglio combattere l’evasione, mi sembra ingeneroso. Poi, Ruffini è una persona autorevole: si sa che gli esattori delle tasse in Italia sono tra quelli che riscuotono maggiore consenso”. Molto più paludata quando si arriva ai fatti di casa propria: se scendesse in campo Pier Silvio Berlusconi? “Con lui e Marina ho buoni rapporti: ma chiedete a loro. Comunque, sarei aperta e disponibile”.

IL COLLE ROMITO

Usa parole di miele nei confronti di Sergio Mattarella che è intervenuto contro Elon Musk in qualità di capo del Csm quando l’imprenditore più potente del mondo aveva attaccato i giudici italiani. Il capo dello Stato “non fa opposizione”, sottolinea precisando di non avere condiviso le parole di una sua parlamentare (Ylenja Lucaselli): “Gliel’ho anche detto”.

SORELLANZA

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Tanta cautela viene meno quando si tira in ballo la sorella Arianna e un’eventuale inchiesta sul traffico di influenze: “Mi incuriosisce che le vengono addebitate cose che non ci sono. Una cosa falsa può essere una svista, ma quattro cose false sono una strategia”. Un complotto? Giammai: “Mai usato quel termine. Ma questo è spalare fango”. Tanti saluti, ci vediamo nel 2026.



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