«Così le destre estremiste mettono in pericolo la sopravvivenza dell’Ue»

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La “doppia morsa” del boom di AfD in Germania e della crisi politica in Austria apre scenari allarmanti: «Il voto tedesco sarà un banco di prova sul futuro della democrazia in Europa. E la manipolazione dei social media nelle urne è un pericolo globale»

«La democrazia liberale è sotto pressione, lo è in tutto il mondo». Parlare con Ferdinand Karlhofer, fino a poco tempo fa presidente dell’Istituto di Scienze politiche di Innsbruck, non induce a grandi ottimismi di fronte alla doppia morsa delle elezioni anticipate tedesche, il 23 febbraio, precedute da un’AfD che nei sondaggi vola al 21% dei consensi, e della grave crisi politica austriaca, che sembra spalancare la via ad un governo a guida Fpö, il partito dell’estrema destra.

Una costellazione di fattori, dice Karlhofer, che porta con sé un pericolo grave per la stessa sopravvivenza dell’Ue. A cominciare dal voto tedesco. “Per l’Unione europea le elezioni in Germania, il paese economicamente più forte del continente, rappresenteranno un banco di prova sul futuro della democrazia”.

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Professore, in Austria potremmo presto vedere il leader dell’Fpö, Herbert Kickl, diventare cancelliere, oppure si andrà ad elezioni anticipate, dalle quali l’estrema destra uscirebbe ancor più rafforzata. Cosa significherebbe un tale risultato per l’Europa?

Il presidente Alexander van der Bellen non aveva altra scelta che dare l’incarico a Kickl, il quale ha già avviato i negoziati con l’Övp, il partito popolare. Al più tardi a metà febbraio avremo un nuovo governo e Kickl non nasconde che inizierà a mettere subito in atto il suo programma: uno dei suoi obiettivi espliciti è l’indebolimento dell’Unione europea, cavallo di battaglia che ha permesso all’Fpö a diventare il partito austriaco più forte alle scorse europee, al pari di Fidesz, il partito di Viktor Orban, in Ungheria. Ebbene, Orban e Kickl sono uniti da “Manifesto patriottico” varato nel giugno 2024: stiamo parlando del documento fondativo del gruppo parlamentare di ultradestra dei “Patrioti”, i cui membri sono tra gli altri le formazioni di Le Pen, Weidel e Wilders. E tutti loro hanno un obiettivo comune: l’indebolimento se non la distruzione dell’Ue. E tutti loro sono a favore di un rapporto stretto con la Russia di Putin. Non solo. Un cancelliere Kickl diventerebbe dopo Orban il secondo capo di governo ostile all’Ue dentro l’Ue. Loro due ed altri capi di Stato destabilizzano l’Unione europea mettendo in pericolo non in tempi lunghi, ma addirittura in tempi medi, la sua sopravvivenza. Visto che importanti decisioni cadono a causa del principio dell’unanimità, Orban ha già provveduto a fare da blocco in molti casi. In Kickl il premier ungherese ha trovato uno stretto alleato.

Molti ora temono l’effetto virus, ossia che un governo a guida Fpö indurrebbe ad aprire, in Germania, una breccia nei rapporti con l’AfD, finora isolata dalle altre forze politiche…

Che l’AfD alle urne possa godere di una sorta di effetto trascinamento crea grande preoccupazione tra le forze democratiche, il che è comprensibile. Tuttavia l’insediamento del nuovo governo austriaco e le elezioni tedesche avverranno quasi contemporaneamente, e nella fase calda della campagna elettorale l’attenzione si sposta innanzitutto ai problemi interni di ciascun paese. Peraltro in Austria il cosiddetto “muro di fuoco” nei confronti dell’ultradestra è caduto da molto tempo: l’Fpö è in coalizione in cinque Länder austriaci, in Germania non siamo ancora a questo punto.

La sua previsione sul voto tedesco?

Come scienziato politico si dovrebbe sempre essere prudenti con le previsioni. Ma è un fatto che siano cresciuti esponenzialmente i consensi dell’AfD, che ha ancora i suoi punti di forza soprattutto nei Laender dell’est, mentre rimane più debole in Germania Ovest. Il che segna una netta differenza rispetto all’Austria, dove il populismo di destra sta ottenendo consensi più o meno ovunque.

Ma come potrà l’Europa far valere la sua voce nei confronti di Trump e Musk se in ampie parti dell’Ue risulta determinante l’estrema destra? Il tema si pone già in questi giorni, con lo sfrontato tifo del tecnomiliardario Elon Musk per l’AfD.

Che uomini di potere distruttivi come Trump, Musk e anche Putin si immischino sempre più spesso nelle dinamiche elettorali di altri paesi, specie in Europa, trova ovviamente il sostegno dei partiti da loro sponsorizzati, ma spesso non quello degli elettori: l’ingerenza non è mai un gesto benvenuto. Il vero grande pericolo è il ricorso manipolatorio dei social media nelle urne. E sto parlando di un pericolo globale.

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In tutto questo fa impressione la debolezza dei partiti tradizionali. Com’è stato possibile che sia venuto meno quel tanto di coesione necessario per tener testa alle ultradestre, in Austria e in Germania?

Herbert Kickl in tutti i sondaggi aveva sempre i valori più bassi in quanto a popolarità, nonostante ciò l’Fpö è uscita vittoriosa dalle urne, con Kickl alla sua guida. È chiaro: quel partito non vince perché offre politiche credibili, bensì più che altro a causa dei fallimenti dei tradizionali partiti popolari. Dai quali molti prendono le distanze dando il proprio voto a formazioni delle quali in fondo sanno che non hanno granché da offrire. Quello che attualmente vediamo in tanti paesi è quanto sia diventato instabile il fondamento democratico. Oltre a ciò, per quel che riguarda i grandi gruppi industriali, è venuta meno la condivisione dell’economia di mercato sociale: se le imprese cercano un partito che promette di disfarsi delle limitazioni al mercato trovano tra i populisti di destra gli indirizzi giusti, ed il fatto che questi incarnano dei valori incompatibili con la democrazia diventa sempre più accessorio. Lo abbiamo visto in Austria, dove l’industria ha aiutato a far fallire la coalizione a tre con i popolari e i liberali e ha spinto l’Övp ad aprire al partito di Kickl.

Si dice sempre che la crisi economica e le migrazioni siano tra i motivi che spingono maggiormente i partiti dell’ultradestra. Ma basta questo per spiegare il fenomeno? Quanto stanno cambiando, in profondità, le società europee?

Tutte le analisi elettorali mostrano che quello dei migranti è per gli elettori uno dei temi centrali. Ed è qui che i partiti tradizionali hanno fallito, cosicché trova ascolto soprattutto chi grida a “soluzioni” come la “remigrazione” degli stranieri o propone l’apertura di campi fuori dai propri confini: il mestiere della semplificazione di dinamiche complesse i partiti delle destre populiste lo sanno fare alla perfezione, ed infatti sono premiati nelle urne. Ma una volta che si prende la strada dell’emarginazione di determinati gruppi sociali, gli strappi interni alla società si fanno sempre più grandi. E si mette fine alla comprensione verso i fondamentali bisogni umani.

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