“Non sia un capro espiatorio della politica”

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Respinge tutte le accuse, definite “false e ingenuamente fantasiose”, e ammette che “la sanità è in grande difficoltà, ma scoprire che un sistema complesso è colpa di un singolo gestore è un pensiero incredibilmente infantile e primitivo”. Sono le parole dell’ormai ex direttore sanitario dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello, Aroldo Gabriele Rizzo, che ieri – a meno di 24 ore dall’incontro a Palazzo d’Orléans con il direttore amministrativo Luigi Guadagnino e il presidente della Regione Renato Schifani che li aveva convocati – ha rassegnato le dimissioni dopo le polemiche nate per le carenze negli ospedali della città e alcuni episodi che avevano scatenato reazioni politiche e alcune dichiarazioni dello stesso governatore siciliano. Dimissioni che oltre una sessantina di medici dei due poli ospedalieri, in una lettera sottoscritta da tutti e indirizzata proprio a Schifani e agli altri vertici dell’assessorato alla Salute, hanno chiesto di respingere ritenendo inaccettabile che il dirigente debba diventare il capro espiatorio della politica e di “una situazione difficile e stratificata”.

Le dimissioni: “Esiste un principio di dignità che non può essere superato”

“Ritengo conclusa la mia esperienza di direttore sanitario, incarico che ho svolto con passione, disciplina ed onore”, inizia Rizzo nella lettera indirizzata al direttore generale Roberto Colletti e al dirigente generale del Dipartimento per la pianificazione strategica, Salvatore Iacolino. “Il clima di serenità lavorativa e propositiva – continua – è venuto meno. Voci, video e testi accusatori di ogni genere d’incapacità e inadeguatezza professionale si rincorrono sui media. È una lenta discesa agli inferi della disonestà intellettuale alla quale non voglio partecipare. La sanità è in grave difficoltà, ma scoprire che un sistema complesso è colpa di un singolo gestore è un pensiero incredibilmente infantile e primitivo. È come se un pensiero tribale si fosse impadronito della società. Un pensiero magico che non appartiene alla ragione. Rigetto le accuse come inaccettabili attacchi strumentali, false e ingenuamente fantasiose”.

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Poi continua: “Esiste un principio di dignità che non può essere superato, pertanto, per il rispetto che devo a me stesso, mi dimetto dall’incarico dal 27 gennaio in ossequio al canonico preavviso di 15 giorni, resto, come sempre, a sua disposizione per qualsiasi utile attività. Auguro a lei e al dottore Guadagnino, una buona prosecuzione delle vostre attività, con lo stesso straordinario impegno e correttezza che vi ha contraddistinto ad oggi. Infine ringrazio il dottore Iacolino per la sua ineguagliabile cortesia e capacità nella gestione dei conflitti. Grazie a tutti coloro, tanti, che mi hanno coadiuvato, riconoscente a chi mi ha onestamente criticato”.

La lettera dei medici: “Siamo con lui, la colpa è della politica”

La decisione di dimettersi è stata appresa con “rammarico e preoccupazione” da molti dei sanitari degli ospedali Villa Sofia e Cervello che vedevano nel dimissionario direttore sanitario un “punto di riferimento per competenza e umanità” sotto la cui guida “sono stati adottati protocolli e misure che hanno contribuito a salvare vite umane e a contenere gli effetti devastanti della pandemia e ciò è avvenuto a dispetto delle inveterate carenze strutturali alle quali la politica ha spesso stentato a dare risposte. Le criticità attuali affondano le radici in scelte e omissioni di una classe dirigente politica che, nel tempo, non sempre ha saputo o voluto affrontare le priorità del settore con la necessaria lungimiranza e competenza. Ci sembra doveroso sottolineare – scrivono ancora medici e funzionari – come sia convinzione comune a tutti noi che l’attuale governo dell’azienda ospedaliera stia operando nella direzione giusta e stia realizzando azioni amministrative e strutturali che attendevano da troppo tempo. Le dimissioni del nostro direttore sanitario rischiano di interrompere il percorso virtuoso intrapreso dalla direzione strategica aziendale”.

Cimo: “Se qualcuno vuole sgretolare il sistema pubblico ci sta riuscendo”

“Nei giorni a cavallo di Capodanno – dice il segretario regionale del sindacato dei medici Cimo Sicilia, Giuseppe Bonsignore – i riflettori dei mezzi di informazione sono stati accesi sull’Ortopedia di Villa Sofia grazie al blitz del presidente Schifani, chiamato in causa da una telefonata di un suo conoscente in attesa di intervento chirurgico, e precipitatosi a verificare lo stato delle cose, rimarcando poi che c’erano ben quattordici pazienti in attesa di essere operati in Ortopedia ma omettendo di evidenziare come nell’intero mese di dicembre i posti letto complessivi di ortopedia di Palermo e provincia si sono più che dimezzati per la improvvisa indisponibilità di quelli delle cliniche private accreditate che a fine anno, come sempre accade, esauriscono il budget e chiudono i battenti senza che le istituzioni sanitarie abbiano mai fatto nulla per scongiurarlo. Poi il decesso per polmonite del paziente in attesa di intervento chirurgico per una frattura alla spalla e che proprio per la patologia concomitante non era più stato operato. Immediatamente Schifani ha tuonato di essere in cerca dei responsabili, anche se allo stato non è stata acclarata nessuna colpa medica. Però intanto si cercano i colpevoli. La notizia ha fatto il giro dei canali di informazione anche fuori Regione scatenando una vera e propria gogna mediatica e, quando il popolo è assetato di sangue, il potere deve accontentarlo, deve dargli il capro espiatorio che a quanto pare oggi è stato identificato nel direttore sanitario”.

Poi aggiunge: “Quello stesso direttore sanitario 2 anni fa era stato nominato Cavaliere della Repubblica dal presidente Mattarella e oggi viene additato come il re degli incompetenti e unico responsabile di uno sfascio organizzativo e strutturale non di una sola azienda ma dell’intero sistema sanitario regionale. C’è qualcosa che stride, i conti non tornano. Forse, dietro, c’è dell’altro. Non possiamo che dissentire profondamente da come questa vicenda sia stata gestita dalla politica regionale che oltretutto sta finendo per determinare un ulteriore incrinatura della già scarsa fiducia dei cittadini nei confronti della sanità pubblica siciliana e una crescente demotivazione di un’intera categoria che già prima di questi episodi era poco attratta dal lavoro nelle Aree di emergenza e nelle discipline chirurgiche e che da domani lo sarà ancora meno. Se qualcuno ha in mente di finire di sgretolare il sistema sanitario pubblico – conclude Bonsignore – ci stiamo avvicinando a grandi passi all’obiettivo finale”.



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