È libero Mohammad Abedini Najafabadi, 38enne ingegnere e imprenditore svizzero-iraniano detenuto nel penitenziario milanese di Opera dopo essere stato arrestato a Malpensa il 16 dicembre scorso. Domenica mattina il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha depositato alla Corte d’Appello di Milano la richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere: poco dopo le 9, non appena arrivata l’istanza, un collegio di giudici si è riunito d’urgenza per deliberare la scarcerazione. Abedini si è subito imbarcato su un volo per Teheran ed è già arrivato a destinazione: le autorità della Repubblica islamica affermano che è stato arrestato per un “malinteso“ , ma “il problema è stato risolto” grazie “ai negoziati tra i servizi di intelligence.
La svolta dopo la liberazione di Cecilia Sala – Su Abedini pende una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti, che lo accusano di aver fornito ai Pasdaran iraniani componenti elettronici usati per realizzare un attentato contro militari in Giordania. La sua vicenda è strettamente legata a quella di Cecilia Sala, giornalista italiana arrestata a Teheran il 19 dicembre come ritorsione per la detenzione di Abedini e liberata mercoledì scorso dopo venti giorni di reclusione nel famigerato carcere di Evin. Dopo il rientro della reporter in Italia, una svolta nel caso giudiziario dell’ingegnere era attesa da un momento all’altro: il giorno stesso, Nordio aveva partecipato a un vertice a palazzo Chigi con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, in cui, secondo i retroscena, si era parlato proprio della scarcerazione. Il Guardasigilli però aveva negato, dicendo che l’incontro non aveva “niente a che vedere” con la vicenda (video). La richiesta di convertire la custodia in carcere negli arresti domiciliari era già stata depositata a fine anno dal difensore dell’iraniano: la Corte d’Appello avrebbe dovuto decidere mercoledì 15 gennaio, ma la Procura generale aveva dato parere negativo.
“Reato non trova corrispondenza in Italia” – Chiedendo la liberazione di Abedini, Nordio ha fatto uso di una precisa prerogativa attribuita dal codice di procedura penale: nel procedimento di estradizione, infatti, il ministro della Giustizia può in ogni momento ottenere l’applicazione o la revoca di una misura cautelare. In un comunicato, il ministero di via Arenula afferma che la decisione di liberare Abedini è basata su motivazioni squisitamente giuridiche, e in particolare sul cosiddetto obbligo di doppia incriminazione: “In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana, possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente”, si legge. Infatti, sostiene il ministero, “non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano” la prima accusa delle tre rivolte al’ingegnere, quella di “associazione a delinquere per violare l’Ieepa”, International Emergency Economic Powers Act, una legge che consente al presidente Usa di confiscare beni e vietare transazioni commerciali al di fuori dei confini nazionali, nel caso rapprentino una “minaccia straordinaria” alla sicurezza del Paese.
Sul terrorismo “nessun elemento” prodotto dagli Usa – “Quanto alla seconda e terza condotta”, prosegue la nota, cioè “rispettivamente di “associazione a delinquere per fornire supporto materiale a una organizzazione terroristica con conseguente morte” e di “fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte”, nessun elemento risulta a oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte, emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici aventi potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”. Argomentazioni, queste, che Nordio avrebbe potuto usare fin dall’inizio per negare l’arresto di Abedini, mentre invece fu proprio lui, il 20 dicembre, a dare l’ok – come prevede la legge – al mantenimento della sua custodia a Opera. In quel momento, come ha raccontato il Fatto, il ministro non sapeva che il giorno prima Sala era stata incarcerata in Iran per ritorsione: la Farnesina non l’aveva ancora informato.
L’avvocato: “Decisione ci ha sorpresi, contento delle motivazioni” – “La decisone presa dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha felicemente sorpresi. Ora il mio cliente è persona libera e potrà riprendere a sorridere e sperare. Mi ha sempre ripetuto che lui credeva e aveva fiducia nella giustizia, oggi questa sua fiducia, questa nostra fiducia ha trovato un riscontro effettivo.”, commenta il legale del 38enne iraniano, Alfredo De Francesco. “Da giurista e da avvocato, sono molto contento delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di revoca delle custodia cautelare, poiché si sposano con quanto sostenuto sin dall’inizio in merito all’assenza dei presupposti per l’estradizione ma soprattutto per l’attenzione data al valore fondamentale della libertà personale alla luce dei principi costituzionali. Da ultimo, sento anche a nome del mio cliente di ringraziare tutti coloro che nel silenzio e con grande delicatezza hanno sostenuto questo nostro percorso e hanno accompagnato ogni nostro passo e timore con la preghiera“, scrive in una nota.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link