Caso Sala, Nordio chiede la revoca dell’arresto per Abedini

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“Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano, Abedini Najafabadi Mohammad”. Lo comunica una nota ufficiale del ministero della Giustizia appena diffusa.

La nota del Ministero

“In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana”, si legge nella nota del Ministero, “possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente. La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di associazione a delinquere per violare l’Ieepa non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di “associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte” e di “fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte”, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari“, conclude la nota.

Il commento dell’avvocato di Abedini

“La decisone presa dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha felicemente sorpresi.
Da giurista e da avvocato, sono molto contento delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di revoca delle custodia cautelare, poiché si sposa con quanto sostenuto sin dall’inizio in merito all’assenza dei presupposti per l’estradizione ma soprattutto per l’attenzione data al valore fondamentale della libertà personale alla luce dei principi costituzionali.
Ora il mio cliente è persona libera e potrà riprendere a sorridere e sperare.
Mi ha sempre ripetuto che lui credeva e aveva fiducia nella giustizia.
Oggi questa sua fiducia, questa nostra fiducia ha trovato un riscontro effettivo.
Da ultimo, sento anche a nome del mio cliente di ringraziare tutti coloro che nel silenzio e con grande delicatezza hanno sostenuto questo nostro percorso e hanno accompagnato ogni nostro passo e timore  con la preghiera”.

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Teheran: “Ritornerà in Iran nelle prossime ore”

Le autorità giudiziarie di Teheran hanno reso noto che Abedini Najafabadi Mohammad rientrerà in Irannelle prossime ore”. Lo riferisce l’agenzia Irna, precisando che l’arresto di questo cittadino iraniano d’élite “è stato il risultato di un malinteso”.

“Grazie al seguito dato dal ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran e alle trattative tra l’intelligence della Repubblica Islamica dell’Iran e i servizi segreti italiani, il problema è stato risolto e si è giunti alla liberazione e al rimpatrio nelle prossime ore” di Abedini, ha reso noto l’agenzia ufficiale della magistratura iraniana, Mizan.

La ricostruzione del caso Abedini

Il caso Abedini inizia quasi un mese fa: è il 16 dicembre quando Mohammad Abedini Najafabadi, 38 anni, viene arrestato dall’Fbi in Italia, all’aeroporto di Milano Malpensa, e portato nel carcere di Opera. Le autorità statunitensi ne chiedono l’estradizione con l’accusa di “esportare sofisticati componenti elettronici in Iran”, in violazione delle normative statunitensi e delle sanzioni americane contro l’Iran. I componenti sarebbero stati utilizzati a gennaio durante un attacco di droni in Giordania costato la vita a tre soldati americani, come riferito dal Dipartimento di Giustizia Usa. L’Iran nega a più riprese qualsiasi coinvolgimento e respinge le accuse come “infondate”. Lo stesso Abedini, il 31 dicembre, si proclama innocente: “Non sono un terrorista”.

La vicenda si intreccia inevitabilmente con quella della giornalista italiana, Cecilia Sala, arrestata in Iran appena tre giorni dopo, il 19 dicembre. Per lei, l’accusa è di aver “violato le leggi” della Repubblica islamica dell’Iran. Ma prima che si arrivi alla liberazione di Sala – quattro giorni fa, l’8 gennaio – il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, esclude qualsiasi “dietrologia” e “diplomazia degli ostaggi”, spiegando che “l’Italia non è competente per il procedimento penale di questo iraniano. C’è stato un mandato di cattura e poi si vedrà l’estradizione, sarà la magistratura a decidere. Al momento è trattenuto in carcere ma con tutte le garanzie che spettano a un detenuto non italiano”. Sottolineando poi che l’Italia sta valutando se ci sono i presupposti per l’estradizione di Abedini.

Il 7 gennaio, l’Iran torna a ribadire che l’arresto di Cecilia Sala a Teheran “non è una ritorsione” legata alla detenzione in Italia di Abedini, auspicando che il caso “venga risolto rapidamente”. Il giorno dopo, l’8 gennaio, Cecilia Sala viene liberata.

Il 9 gennaio, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ribadisce che si tratta di “due vicende parallele ma non congiunte”. Spiegando, tra l’altro, che è prematuro per ora parlare di domiciliari e braccialetto elettronico per Abedini dal momento che “è fissata un’udienza” – il 15 gennaio, alla Corte d’Appello di Milano, proprio per discutere se confermare la custodia in carcere o accogliere la richiesta di domiciliari avanzata dal legale – e “le carte dall’America non sono ancora arrivate”.

Oggi, 12 gennaio, il Guardasigilli annuncia di aver “depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano”.

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