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Terremoto al Pollini, e non è un caso politico. È ben altro. Sotto accusa il contratto di locazione di palazzo Foscarini tra l’istituzione musicale e Banca Intesa Sanpaolo. Nei mesi scorsi era rimasta inevasa la richiesta rivolta dai revisori dei conti al Consiglio di amministrazione del conservatorio di trasmettere all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza tutti gli atti del protocollo d’intesa siglato dall’ente con l’istituto bancario, Fondazione Cariparo e Comune di Padova.
Il motivo? La necessità di far verificare se esistessero (o meno) le condizioni per l’agevolazione fiscale Art Bonus (uno sgravio fiscale del 65% riconosciuto alle erogazioni liberali a sostegno della cultura) di cui avrebbe beneficiato la banca proprietaria e restauratrice di palazzo Foscarini in via Eremitani. Palazzo rispetto al quale il conservatorio ha sottoscritto un contratto di locazione per una somma di 89 mila euro annui.
Insomma le dimissioni del presidente del Pollini Flavio Zanonato, ex sindaco ed ex ministro (dimissioni ancora sul tavolo del Ministro dell’Università Annamaria Bernini che l’aveva nominato nell’ottobre 2023) non sono state determinate da una semplice mancanza di feeling con il direttore Elio Orio. Al di là delle reciproche dichiarazioni in politichese, ci sono questioni di sostanza.
Il verbale
La diarchia Zanonato-Orio comincia a naufragare (e la frattura appare insanabile) quando viene trasmesso al consiglio di amministrazione del Pollini il verbale numero 5 redatto il 19 novembre e pubblicato il 25 novembre 2024 firmato dai revisori dei conti Giovanni Abbatangelo e Carla Ricci (il primo nominato dal Miur-Ministero dell’Università, la seconda dal Mef-Ministero delle Finanze).
I due esperti sollecitano (per la seconda volta) la trasmissione di una serie di atti alle autorità competenti: «Si rende ormai improrogabile… la trasmissione all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza degli atti riguardanti il protocollo d’intesa intervenuto con Banca Intesa Sanpaolo» rilevano, «in quanto, a parere dei sottoscritti, dagli atti relativi ai contributi offerti (in particolare dalle convenzioni sottoscritte dal Conservatorio unitamente al Comune di Padova, alla banca e alla Fondazione) non emerge la natura di mera liberalità richiesta ai fini dell’agevolazione fiscale Art Bonus, risultandosi il conservatorio impegnato alla stipula del contratto di locazione dell’adiacente immobile (palazzo Foscarini) di proprietà della banca».
La richiesta, già formulata in precedenza, era caduta nel vuoto. E così Abbatangelo e Ricci precisano che provvederanno loro stessi alla segnalazione «considerato che l’invito alla trasmissione degli atti formulato nel precedente verbale è rimasto inevaso». Da qui la scelta: «I revisori trasmetteranno autonomamente alla Guardia di finanza e all’Agenzia delle Entrate il carteggio riguardante i protocolli d’intesa, unitamente al contratto di locazione stipulato l’1 ottobre 2024, in modo che l’Agenzia possa esprimersi sulla legittimità dei contributi offerti “con spirito di liberalità” alla quale è concesso, proprio in attuazione della normativa in materia di Art Bonus, un credito d’imposta al 65%».
Il contratto di locazione
In un altro punto dello stesso verbale i revisori dedicano spazio al contratto, facendo capire che avrebbe imposto al conservatorio di affrontare una serie di spese e, di conseguenza, di rimodulare le voci del bilancio di previsione 2024 (il verbale è relativo alle variazioni del documento contabile).
«Si evidenzia che la questione della stipula del contratto è stata sottoposta alla Corte dei conti ai fini di accertare la non sussistenza di danno erariale» osservano, «tenuto conto dell’onerosità del contratto e della mancanza di risorse specifiche che garantiscano il sostentamento della relativa spesa corrente».
I revisori rammentano che, dal 2021, il Pollini si era impegnato a sottoscrivere atti e convenzioni (con Comune, l’istituto di credito e la Fondazione) «aventi a oggetto l’erogazione di un contributo a titolo di Art Bonus per la ristrutturazione dell’immobile in via Eremitani sede del conservatorio… agevolazione che dovrebbe essere già stata fruita». Un contratto che prevede la locazione del palazzo per sei anni (dall’1 ottobre 2024 al 30 settembre 2030) a un canone annuo di 89 mila euro, aggiornato annualmente, mentre i costi di utenze e oneri accessori oltre alla manutenzione ordinaria, risultano a carico del conservatorio.
Molti insegnanti avevano già annusato l’aria che tirava. E qualcuno spiega: «Quel palazzo è stato ristrutturato come se dovessero essere ospitati uffici, senza attuare alcun isolamento acustico tra un locale e l’altro, indispensabile per un conservatorio dove si insegna musica. Nessuno si è preoccupato di questo e nemmeno è stato consultato il nostro docente di acustica. Il risultato? Alcuni preferiscono far lezione ancora nella vecchia sede».
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