L’allarme
Rincari che si aggiungono a quelli di inizio 2023 di almeno 2mila euro l’anno. La causa: la modifica del sistema di finanziamento agli enti
Anziani in casa di riposo
Anziani in casa di riposo
Il 2025 si è aperto con nuovi rincari delle rette delle Rsa. In molte case di riposo veronesi la quota alberghiera è stata ritoccata al rialzo da 1 fino a 3 euro al giorno: ciò significa un aumento dei costi per gli ospiti e per le loro famiglie che arriva a sfiorare i cento euro al mese, circa 1.100 l’anno, che si aggiungono ai 23-26 mila euro annui che già pagavano.
«Bisogna sottolineare che tra fine 2022 e inizio 2023 si erano già registrati aumenti da un minimo di 5 a un massimo di 10-15 euro al giorno, pari ad almeno 2mila euro all’anno in più», precisa lo Spi Cgil di Verona, dando voce a un malessere diffuso tra le Rsa della provincia.
Come spiega Tomas Chiaramonte, segretario generale di Adoa, l’associazione diocesana opere assistenziali della quale fanno parte una quarantina di enti, comprese numerose case di riposo, «alle Rsa proprio sul finire del 2024 sono stati prospettati importanti tagli lineari che stanno creando grandi preoccupazioni sulla tenuta dei bilanci degli enti. Sul finire del 2024 per queste strutture ci sono stati dei segnali allarmanti anche con riferimento ad un repentino cambio di metodo utilizzato dalla Regione per contenere ulteriormente le risorse impiegate per le Rsa territoriali, nuovo tetto alle impegnative e riduzione in percentuale ogni anno, e questa misura rischia di mettere in forte difficoltà più di un ente nei prossimi anni, molti utenti e famiglie, oltre che diversi Comuni di ultima residenza».
Il riferimento è alla sperimentazione del “finanziamento a budget” dei Centri Servizi che, entrato in vigore dal primo gennaio, ha cambiato la metodologia di finanziamento degli enti, che prima si basava sulla rendicontazione e ora sulla budgettizzazione. A ciò si aggiunge la recente sottoscrizione del contratto Uneba, che sicuramente ha risposto a un bisogno economico oltre che normativo, ma ha comportato un ulteriore aggravio per le strutture. «Questo rinnovo, giustissimo, ricadrà soprattutto sul bilancio del 2025: per i nostri 700 dipendenti, distribuiti in sette centri di servizi di cui sei per anziani e uno per adulti disabili, contiamo una spesa aggiuntiva per oltre un milione di euro», sintetizza Stefano Cacciatori, direttore della Fondazione Pia Opera Ciccarelli. Qui gli aumenti sono stati approvati, partiranno a febbraio, le famiglie sono già state avvisate.
A Verona, secondo l’elaborazione dello Spi Cgil, la retta media a carico delle famiglie nelle case di riposo per non autosufficienti si aggira sui 2.200 euro al mese. La cifra varia a seconda della posizione, della sistemazione e dei servizi offerti. La media di ricovero senza impegnativa in una struttura è di 87,83 al giorno (una media che va da 71,00 a 135,20), con una lieve differenza tra strutture private (87,37 euro) e pubbliche (88,35 euro). La media giornaliera con impegnativa regionale è di 63,87 (da 51 a 95,70) e, nel dettaglio, è di 65,55 euro nelle private e di 59,85 nelle strutture pubbliche. Una famiglia può arrivare a pagare in caso di assoluta necessità anche 4mila euro al mese.
«Le rette ricadono sulle spalle dei famigliari, le cui casse, a salari fermi e in presenza di una inflazione ancora capace di pungere soprattutto sui beni energetici e sui beni alimentari, vengono prosciugate», afferma Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona. «E’ pertanto giusto e necessario che in presenza di molti casi gravi per i quali l’assistenza sanitaria è largamente prevalente rispetto all’assistenza socio-sanitaria, a farsi carico delle cure delle persone gravi sia il pubblico». Il sindacalista afferma poi che «un pesante e decisivo intervento di finanza pubblica nella cura degli anziani è dovuto anche nei confronti delle case di riposo che funzionano come piccoli ospedali al costo di 52 euro al giorno per paziente anziché di 600 euro al giorno di un posto letto ospedaliero».
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