Un anno di proteste contro l’eolico. Ecco i ‘fronti’ aperti in Calabria per il 2025- ilVizzarro –

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(Fonte: Gazzetta del Sud) Al culmine di un anno piuttosto movimentato sul fronte delle energie rinnovabili, negli ultimi mesi del 2024 il livello dello scontro rispetto alla paventata realizzazione di nuovi impianti nella regione si è ulteriormente alzato. Il 2025, dunque, si prospetta altrettanto animato da dispute, in particolare sull’eolico, che viaggiano costantemente su un doppio binario: quello politico, che vede ormai coinvolti molti rappresentanti istituzionali, per lo più sindaci, a sostegno delle crescenti manifestazioni di insofferenza da parte dei territori alla proliferazione di investimenti privati nello sfruttamento di risorse naturali; quello burocratico e legale, su cui viaggiano i provvedimenti degli enti implicati negli iter autorizzativi e, di conseguenza, i sempre più frequenti ricorsi e controricorsi che si rimbalzano tra gli organi della giustizia amministrativa.

La lunga contesa su San Vito


Tra i “focolai” al momento attivi in Calabria emblematico è il caso del progetto di installare 14 pale eoliche alte oltre 100 metri nel territorio di San Vito sullo Ionio, nell’entroterra catanzarese. L’iter va avanti, tra contorsioni burocratiche e proteste dei territori, da circa 15 anni. Lo scorso 3 ottobre la Regione Calabria ha decretato la decadenza dell’Autorizzazione unica inerente, appunto, la costruzione dell’impianto avente potenza di concessione pari a 50 mw. La questione però non si è affatto chiusa: la società proponente ha impugnato il provvedimento al Tar, i giudici amministrativi lo scorso 11 dicembre hanno respinto l’istanza cautelare avanzata e, ora, l’azienda ha proposto appello contro tale ordinanza.

Il mega parco nello Jonio

Un altro fronte caldissimo è quello delle pale eoliche nel mare del Golfo di Squillace, un mega parco off shore – denominato Enotria – da 37 aerogeneratori alti circa trecento metri davanti alla costa calabrese. Proprio nei giorni scorsi la Gazzetta del Sud ha dato notizia del nuovo stop arrivato, stavolta, dal Ministero dell’Ambiente e in particolare dalla Commissione tecnica del Pnrr. Dopo le integrazioni chieste dalla Sovrintendenza speciale per il Pnrr per verificare, attraverso ulteriori fotosimulazioni, l’eventuale impatto visivo da siti paesaggistici ed architettonici di rilievo del versante collinare e costiero, ora viene posto l’accento su tre questioni ritenute dirimenti: la prima relativa proprio alla possibile realizzazione del progetto, visto che secondo il Ministero «non esistono prototipi similari, né in ambito di ricerca internazionale sembrano presenti pubblicazioni che trattino dell’argomento con batimetrie maggiori di 300 metri»; poi si sollevano interrogativi sulla «presenza di numerosi elementi di pericolosità geologica e geomorfologica» nell’area di realizzazione dell’impianto; infine, e soprattutto, il dicastero all’Ambiente segnala che la porzione individuata risulterebbe essere al di fuori delle acque territoriali dello Stato alla luce del fatto che l’Italia non ha ancora compiutamente definito la propria Zee (Zona economica esclusiva).

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Le pale nella Sila Greca

Fa molto discutere anche il progetto di Acri – 23 aerogeneratori alti oltre 200 metri per una potenza complessiva di 103,5 mw – con opere di connessione che interessano pure i territori di San Demetrio Corone, Terranova Da Sibari, Corigliano Rossano e Casali Del Manco, nel Cosentino. Anche in questo caso non mancano né le proteste dei territori né gli intoppi giuridico-amministrativi: le novità più recenti riguardano una richiesta di integrazioni presentata dalla Soprintendenza speciale per il Pnrr che riguarda sia gli aspetti paesaggistici che la valutazione degli effetti cumulativi. La Soprintendenza Abap per la provincia di Cosenza ha infatti a sua volta segnalato che il contesto territoriale e paesaggistico interessato dall’intervento, ovvero la Sila Greca, «risulta descritto solo parzialmente», che «i diversi interventi infrastrutturali previsti per la realizzazione dell’impianto (cabine di raccolta, piazzole e viabilità utile) interferiscono con diversi alberi, tra gli altri, ulivi, castagni, noci, abeti e pini, fortemente identificativi dell’ambito d’intervento», e che nell’area «sono già presenti numerosi aerogeneratori, ed altri in fase di valutazione».

Tutti i progetti in itinere

L’ultimo aggiornamento consultabile della mappa “Econnextion” realizzata da Terna fa registrare, al 30 novembre 2024, 197 pratiche in itinere in Calabria per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Di queste, 67 riguardano impianti da energia solare (2,58 gigawatt), 8 sono per eolico off-shore (4,37 gw) e 122 per eolico on-shore (6,60 gw). Le province della regione più interessate sono quelle di Catanzaro (67 pratiche) e Crotone (59), seguite da quella di Cosenza (49). Rispettivamente 12 e 10 pratiche sono registrate, invece, per il Reggino e il Vibonese.

I dubbi sull’hub energetico

Nel Rapporto Svimez 2024 si legge che «il Mezzogiorno non deve essere visto unicamente come hub di produzione di energia rinnovabile da esportare verso le industrie del Nord o del Centro Europa, o come luogo di transito di quella prodotta nei paesi del Nord Africa». Svimez, in proposito, segnala: «Se non si crea un tessuto industriale e occupazionale diffuso e robusto nei territori, è a rischio la tenuta del patto sociale, e i primi sintomi si intravedono già in alcune regioni. Le innovazioni tendono a creare vincitori e vinti, a livello sociale e territoriale. Il grado di coesione dipenderà dal peso e dalle caratteristiche delle politiche pubbliche di accompagnamento a questi processi e la sfida è tenere insieme competitività e coesione nei processi di transizione».





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